EVA
Sono ferma fuori al cancello di casa dei miei genitori, è circa mezz'ora che cerco di trovare la forza per entrare e affrontarli. Il mio telefono continua a squillare e mi sorprende sapere che Elia è l'unica persona che non mi ha chiamata. Lui sa, sa che ho bisogno di tempo per razionalizzare, che ho bisogno di stare da sola con il mio dolore. Prendo un grande respiro a pieni polmoni e col telecomando apro il cancello. Mentre attraverso l'entrata e parcheggio l'auto il mio cuore palpita velocemente, in preda all'ansia. Non so come reagirò, so che Elia li ha già chiamati, lo conosco abbastanza bene da sapere che li ha avvisati appena sono uscita di casa. Mi faccio coraggio e scendo dall'auto. Mi prendo tutto il tempo per girare la chiave nella serratura e organizzare i miei pensieri; cosa dovrò dire, come dovrò comportarmi e soprattutto, non dovrò piangere. No, basta lacrime, almeno davanti a loro. Varco la soglia di casa e l'odore familiare dell'incenso che mia madre ama far bruciare, mi entra nelle radici, arrivando fino ai ricordi più nascosti dei cassetti nella mia mente. Chiudo la porta dietro di me e la mia famiglia si precipita all'ingresso. Mia madre è in lacrime e anche mia sorella, ma cerca di nasconderlo. Mio padre mi guarda e abbassa lo sguardo, sa di non poter sottostare alla mia rabbia. Sa che sono delusa e in questo preciso momento, vorrei essere ovunque tranne che qui.
<<Eva...>> Comincia mi madre, ma la zittisco alzando un dito in aria.
<<Meglio sederci.>> Loro annuiscono e ci avviamo in cucina. Tutti e quattro siamo seduti attorno al tavolo, l'uno distante circa un metro dall'altro. La tensione nell'aria è talmente tanto spessa che potrebbe tagliarsi con un coltello.
<<Non avete nulla da dirmi?>> Comincio io, incrociando le braccia al petto. Mostrati forte Eva, mostrati forte.
<<Noi volevamo dirtelo, ma...>> E' mio padre a parlare. Io sposto lo sguardo su mia sorella che non ha il coraggio di guardarmi in faccia.
<<Tu lo sapevi?>> Le domando, sento che il mio sguardo potrebbe mandarla a fuoco. Non mi guarda, semplicemente annuisce e tira su col naso. Piangono tutti ma l'unica che dovrebbe piangere e disperarsi qui sono io. Poi guardo mio padre e lo incito a continuare.
<<Ma non abbiamo trovato il momento giusto, non avresti dovuto scoprirlo in questo modo.>> Lui e solo lui osa guardarmi negli occhi e cerca di scrutare il mio dolore, di capire se dentro di me c'è un mare in tempesta o al contrario se è tutto calmo. Ma io alzo un muro e gli oscuro la vista.
<<Non ne avete avuto occasione? In vent'anni non ne avete avuto occasione? Vi prego non rifilatemi nessuna scusa insensata, che peggiorate la situazione.>> Mia madre singhiozza ed io la guardo.
<<E tu? Che mi hai sempre fatto quei discorsi filosofici sulla famiglia, sulla fiducia e sulla sincerità verso il prossimo? Non hai nulla da dire?>> La guardo e aspetto che lei ricambi, ma esattamente come mia sorella, non alza lo sguardo, guarda le sue mani in grembo che torturano l'orlo del maglione che le ho regalato a Natale.
<<Non posso giustificarmi, ma io volevo che tu vivessi una vita felice, all'oscuro del passato buio dei tuoi genitori biologici. Speravo di poterti proteggere dal marcio del mondo, ma alla fine non l'ho fatto, anzi, ti ci ho portato dentro.>> Adesso mi guarda ed io sono costretta a chiudere gli occhi per ricacciare le lacrime che combattono contro la mia volontà per uscire.
<<Non siamo stati dei buoni genitori per te?>> Interviene mio padre e un brivido percorre la mia schiena, probabilmente dato dal freddo che emanano i miei vestiti umidi sulla mia pelle o probabilmente dato dai sensi di colpo. Non voglio che si sentano così, loro sono stati i genitori migliori che potessi desiderare, ma odio le bugie e ancora di più odio che mi mentano su cose importanti. Scuoto la testa e accenno ad un sorriso beffardo.
<<Mi avete forse sentita dire questo? Ma mi avete mentito, sarebbe stato tutto più facile se mi aveste spifferato tutta la verità dall'inizio. Non sarei andata a cercare i miei genitori biologici perché mi bastate voi, che mi amate tantissimo ed io amo voi tantissimo. Ma come posso fidarmi ancora? Non posso, non ci riesco e poi non riuscite nemmeno a guardarmi in faccia.>> Quasi grido, tutto d'un fiato e sento le mie spalle alleggerirsi leggermente, come se mi fossi liberata di un peso.
<<Noi ti amiamo.>> E' sempre mia madre a parlare, io però guardo mia sorella e da parte sua il nulla assoluto. Nessun contatto visivo, né una parola di conforto. Solo lacrime.
<<Anche io, ma mi avete ferita.>> Con questo concludo il mio dialogo e mi alzo.
<<Dove vai ora?>> Domanda mio padre preoccupato ed io scuoto la testa.
<<Non lo so, ho bisogno di stare da sola.>> Ammetto e mi avvio verso l'ingresso.
<<Non andartene.>> Mi supplica mia madre prendendomi le mani. Tutti che mi chiedono di restare ma nessuno che si sforza di darmi un motivo per farlo.
<<Mamma, devo stare un po' da sola.>> La guardo negli occhi e lei mi abbraccia. Mi lascio cullare da quelle braccia calde che mi hanno consolata quando ne avevo bisogno e mi hanno rassicurata quando ero impaurita.
<<Però aspetta, devo darti una cosa.>> Io annuisco e mio padre si fionda su di me. La mia testa poggiata sul suo petto e le sue forti braccia a stringermi, come a volermi incatenare per farmi restare.
<<Perdonaci, lo abbiamo fatto per il tuo bene. E se la cosa può farti stare meglio, Elia e Tommaso volevano dirtelo, la colpa è solo nostra se alla fine non lo hanno fatto.>> Mi lascia un bacio sulla nuca e poi si stacca. Cerco mia sorella con lo sguardo e noto che non c'è.
<<Ecco, qui ci sono tutte le risposte alle tue domande. I tuoi documenti, il certificato di nascita, le informazioni in merito ai tuoi genitori, tutto qui dentro. Ti voglio bene, non dimenticarlo mai.>> La ringrazio sottovoce e poso le chiavi dell'auto nello svuota tasche appoggiato sul tavolino alla mia sinistra.
<<Prendile.>> Mi incoraggia mio padre ma io scuoto la testa. Quando apro il portone scopro che ancora piove, quindi infilo i documenti nella borsa, per evitare che si rovinino.
<<Eva.>> Finalmente sento la voce di mia sorella e la vedo corrermi in contro, mi abbraccia ed il borsone cade dalle mie mani.
<<Io sarò sempre qua, non dimenticarlo mai, sei e sempre sarai mia sorella.>> Mi prende il viso tra le mani e asciuga le mie guance bagnate dalla pioggia.
<<Promesso?>> Sussurro.
<<Promesso.>> Mi lascia un bacio sulla fronte e si allontana. Non so dove andrò, probabilmente da Gioia. Ho bisogno di parlare con lei e ho bisogno di riscaldarmi. Sono zuppa, ho freddo e ad ogni passo che mi allontana da casa dei miei genitori, un pezzo della mia anima si sgretola.
Mentre attraverso Napoli sotto la pioggia, non posso fare a meno di pensare a come sarebbe stata la mia vita se mi avessero raccontato tutto fin dall'inizio. Sarei andata a cercare i miei genitori biologici come ha fatto Tommaso o avrei vissuto normalmente facendo finta di niente? Tommaso, il solo pensiero di lui che ancora mi aspetta sugli scogli mi fa sprofondare. Spero sia tornato a casa, che si sia cambiato e che abbia controllato la bombola dell'ossigeno di Elia. Elia. Come sta lui? Sta male? Sta piangendo? Riesce a respirare. Scuoto la testa per scacciare via questi pensieri. Nonostante io sia in questo stato, distrutta, fatta a pezzi, mi preoccupo ugualmente di come stanno gli altri e mi distrugge ancora di più pensare di non poter condividere il mio dolore con loro, dato che hanno contribuito alla nascita di quest'ultimo.
Senza accorgermene arrivo a casa di Gioia e suono il campanello. Tremo dal freddo e spero vivamente che sia in casa. Apre la porta sorridendo e con un calice di vino in mano, il suo sorriso scompare appena vede nello stato pietoso in cui sono.
<<Eva!>>Esclama preoccupata e mi prende per un braccio, invitandomi ad entrare.Valentina corre verso di me e mi abbraccia ed io finalmente crollo tra le suebraccia. Mi lascio andare ancora una volta, urlo, singhiozzo e batto i pugnisul suo petto, finché non ho più voce. Grido fino a farmi bruciare la gola,fino ad offuscarmi i pensieri, fino a rimanere senza forze, inginocchiata sulpavimento con le uniche due persone estranee alla faccenda. Chiudo gli occhi elascio che mi consolino, mentre in preda alla rabbia supplico loro distrapparmi il cuore dal petto e metterlo in congelatore.
![](https://img.wattpad.com/cover/262558704-288-k965895.jpg)
STAI LEGGENDO
17 Metri sopra il livello del mare
ChickLitEva è una ragazza pronta a varcare la soglia del "mondo dei grandi". Il suo sogno è fare la psicologa ed è pronta a tutto pur di realizzarlo. E' sostenuta dal suo migliore amico, Elia e dalla sua famiglia. Eva scoprirà che la vita però, è imprevedib...