54

10 2 0
                                    

TOMMASO

Sento Eva gridare e mi precipito in camera di Elia. La trovo mentre trema e piange e fissa il vuoto con un foglio tra le mani. Corro verso di lei e la prendo tra le braccia, si accascia a terra e con la mano libera prendo il foglio leggendo le prime righe. Cazzo. La lettera che Elia le ha scritto. <<Eva.>> La scuoto perché sembra sotto shock e le tremano le mani. Non so cosa fare. Urla un ultima volta e poi sviene, tra le mie braccia. Cazzo. Cerco di farla svegliare, scuotendola e chiamandola, ma nulla. La faccio sdraiare sul letto e corro in cucina a prendere dell'acqua: bagnandole i polsi dovrebbe riprendere conoscenza.

<<Dai piccola, apri gli occhi. Ti prego.>> Le bagno i polsi e dopo alcuni secondi spalanca gli occhi, tossendo e ansimando. La abbraccio, d'istinto e la stringo forte. Mi sono spaventato e anche tanto, menomale che si è svegliata. <<Va tutto bene. Tutto bene.>> La cullo e vorrei fare in modo che lei non soffrisse più, vorrei accollarmi il suo dolore e alleggerirle la mente, anche solo per poco.

<<Tu lo sapevi?>> Mi domanda balbettando. No, ti prego. Non di nuovo. Non voglio mentirle.

<<Stai bene?>> Cambio argomento e le prendo il viso tra le mani. La guardo negli occhi e leggo delusione e speranza che combattono tra loro.

<<Rispondimi.>> Insiste. Chiudo gli occhi e faccio un bel respiro prima di riaprirli ed annuire. Lei si stacca da me, indietreggia sul letto. Si allontana di nuovo da me, come se l'avessi accoltellata, si porta una mano sul petto. Le sue ferite non fanno in tempo a rimarginarsi che eccone un'altra formarsi.

<<Perdonami.>> La supplico e cerco di avvicinarmi a lei, ma scuote la testa.

<<Lo hai fatto ancora. Mi hai mentito ancora. Che senso ha continuare se scopro una nuova bugia ogni due per tre?>> Adesso mi sta urlando contro e si è alzata in piedi.

<<Non toccava a me dirtelo, lui mi ha detto che avresti dovuto scoprirlo quando se ne sarebbe andato.>> Mi giustifico e so che niente può farlo, le ho mentito ancora nonostante lei mi avesse dato un'altra possibilità.

<<Non toccava a te dirmelo? Smettila di giustificarti sempre, mi hai mentito, questa è la verità. E non dare la colpa ad Elia, se lui non fosse mai morto io non sarei mai venuta a saperlo?>> Prende un cuscino e me lo lancia contro. Non l'ho mai vista così arrabbiata. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare quel vaso troppo pieno che già da tempo voleva svuotarsi.

<<Non lo so.>> Io sussurro, sospirando e sperando che lei non decida di abbandonarmi. Anche lei no.

<<Non lo sai.>> Ripete e la sua voce è più calma. Le guardo il viso e non la vedo piangere. Non piange più per me, si è stancata delle mie cazzate. Io mi comporto sempre allo stesso modo, so di ferirla ma continuo a farlo e non so perché lo faccio.

<<Non te ne andare.>>

<<E perché dovrei rimanere?>> Un dolore al petto, come se una vipera mi avesse morso proprio sul cuore. Sento il veleno scorrere nelle vene, misto alla paura che lei possa abbandonarmi.

<<Perché ti amo.>> Cerco i suoi occhi e finalmente li trovo. Scuote leggermente la testa e a grandi passi attraversa la stanza posizionandosi di fronte a me. Il suo viso è a pochi centimetri dal mio e sento il suo fiato ricco di rancore sulla pelle.

<<Mi ami? >>

<<Sì, ti amo.>>

<<Non mi basta più Tommaso. E' finita. Questa è l'ultima volta che mi pugnali, te lo giuro. Dopo il funerale vado via e non mi vedrai mai più. E' finita.>> Sputa veleno e alza uno scudo attorno a lei.

<<Ti prego, non lo fare. Non farmi questo.>> Le prendo la mano e la porto sul mio petto, per farle sentire che solo lei è in grado di tenere in vita il mio cuore. <<Ti prego.>> Ripeto. Tira via la mano, con una tale velocità che non riesco ad accorgermene. Il vuoto si impossessa di me. Una stretta allo stomaco mi fa piegare in due e mi manca l'aria.

<<Non fare la vittima. Ti ho dato infinite possibilità e tu che hai fatto? Le hai sprecate tutte. E' finita.>> Se ne va. La scia del suo profumo risale nelle mie narici ed io mi costringo a correrle dietro perché non voglio perderla. La prendo per il polso e la faccio girare verso di me poi la attiro al mio corpo, incatenandola con le mie braccia. Cerca di liberarsi ma io la stringo talmente tanto forte che non riesce a farlo.

<<Non voglio lasciarti sola in questo momento. Ti prego.>> Mi armo di tutta la forza che ho in corpo per trattenere le lacrime, per essere il più forte tra i due e per farle capire che non è sola. In un attimo di debolezza mi spinge via e prende la lettera che le era caduta quando l'ho tirata verso di me. Si infila la giacca e mi volta le spalle <<<Non ho bisogno di te.>> Sputa e se ne va, sbattendo la porta. Se n'è andata di nuovo. Lasciandomi a raccogliere i pezzi marci che rimangono di me, da solo. Completamente da solo. Mi inginocchio e libero i miei polmoni. E' colpa mia, sarei dovuto essere chiaro sin da subito. Adesso ho perso tutto: il mio migliore amico, Eva e la mia sanità mentale. Mi costringo a prendere il mio cuore e a dargli un ultima pugnalata per evitare che soffra ancora. Lei ha portato via con se la mia anima ed io non sono altro che un povero cretino che ha fatto a pezzi l'unica cosa bella della sua vita. 

17 Metri sopra il livello del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora