TOMMASO
<<Sono a casa.>> Grido, varcando l'ingresso dell'appartamento. Mi affaccio in salone e vedo Eva stesa a terra con la mano insanguinata e lo sguardo perso nel vuoto. Lancio le buste della spesa e mi precipito verso di lei.
<<Eva, oh, che è successo?>> Grido e cerco di metterla a sedere. Gli poggia la mano dietro la testa, ma la ritraggo appena la sento bagnata. Le escono fiumi di sangue. <<Rimani sveglia.>> Le do dei piccoli schiaffetti sul viso per farla rimanere sveglia, ma i suoi occhi faticano a rimanere aperti.
<<Elia!>> Grido e lui si precipita verso di noi.
<<Eva. No.>> Dice e la prende tra le braccia.
<<Andiamo in ospedale.>> Affannosamente la prendo in braccio e la copro con un plaid.
<<Non sarà meglio non muoverla di qui? Chiamo l'ambulanza?>> Dice Elia, ed effettivamente penso lui abbia ragione.
<<Va bene, io la porto in camera mia.>> Lui annuisce ed io corro in camera, appoggiando Eva sul letto. Le posiziono una mia maglietta sotto la testa, per cercare di fermare la fuoriuscita del sangue.
<<Eva, svegliati. Stanno arrivando i soccorsi.>> La schiaffeggio ancora, delicatamente, ma i suoi occhi sono già chiusi. Le bagno i polsi con una bottiglina d'acqua presente sul mio comodino. <<Resisti.>> Le tengo la mano e cerco di pulirle il viso sporco di sangue con un'altra maglietta. Nel mentre Elia entra in camera, affannato, si siede dall'altra parte del letto.
<<Che cazzo è successo?>> Domando, cercando di rimanere il più calmo possibile.
<<Le ho risposto male e l'ho spinta, ma non pensavo si fosse fatta male.>> Ammette e vedo i suoi occhi inumidirsi.
<<Sei per caso impazzito? Lei si trasferisce qui, ti fa la servitù, rinuncia alla sua vita per te e tu la tratti così?>> Gli urlo contro e lo vedo alzarsi dal letto e avvicinarsi alla finestra.
<<Non volevo farle del male. La amo.>> E' una battaglia a chi grida più forte.
<<Forse non la ami abbastanza.>> Sentiamo il campanello suonare. <<Va ad aprire.>> Lui mi guarda scosso per un attimo e poi esce dalla stanza.
****
Dopo più di mezz'ora i medici escono dalla stanza ed io corro verso uno di loro.
<<Come sta?>> Domando preoccupato.
<<Sta bene, ha bisogno di riposo. Avete fatto bene a non portarla in ospedale e chiamare noi, ha perso molto sangue. Si riprenderà tra qualche ora.>> Ringrazio ed escono di casa.
Con un panno bagnato e dello sgrassatore cerco di lavare via le tracce di sangue dal pavimento.
<<Pensi che io non la ami abbastanza?>> Sento sussurrare dal corridoio. Chiudo gli occhi, cercando di mantenere la calma.
<<Sì, lo penso. Se tu la amassi abbastanza, le avresti detto del cancro dal primo momento. Se tu la amassi abbastanza le avresti detto che è stata adottata e che da qualche parte nel mondo ci sono i suoi genitori biologici.>> Sbotto, lanciando la bottiglia di sgrassatore per aria. Quest'ultima cade sul pavimento spaccandosi e riversando il suo contenuto.
<<Non urlare, potrebbe sentirti e non spetta a me dirglielo.>> Ribatte.
<<E a chi spetterebbe? Sei l'unica persona che ama davvero, pensa, non amerebbe nemmeno me come ama te. Sai che fatica sapere di doverla dividere con te? Che dolore pensare che se dovesse capitare qualcosa sceglierebbe sempre e solo te? Quindi no, non la ami abbastanza e non meriti il suo umore.>> Lo supero a passo svelto, precipitandomi in cucina.
<<Che cazzo dici? Lei muore per te.>> Risponde ed io non posso fare a meno di ridere.
<<Non dire cazzate Elia, sai benissimo che quando verrà a conoscenza delle cose che le nascondete tutti, se la prenderà con me perché anche io ho tenuto il segreto. E indovina, perdonerà te e non me.>> Do un calcio ad una sedia e questa cade sul pavimento emettendo un frastuono enorme. Lui non risponde, si limita ad alzare la sedia, rimetterla al suo posto e andarsene.
Ed è vero, è orribile pensare che Eva ama ed amerà sempre e solo Elia. Sono anime gemelle ed io penso di dovermi fare da parte, di dover dare loro il tempo di vivere la loro storia d'amore. Mi fa male anche solo il pensiero che Elia la ami, adesso molto più di qualche mese fa. Questo mi fa capire che i sentimenti nei confronti di Eva crescono giorno dopo giorno e non posso fare a meno di pensare che, forse, mi sto effettivamente innamorando di lei.
Vado in camera mia e mi fermo sull'uscio della porta a guardarla. E' stato orribile vederla in quello stato e penso che il mio cuore non reggerà quando la vedrò piangere sulla tomba di Elia, nel caso dovesse morire.
Le regalerei la luna se solo me lo chiedesse. Mi inchinerei ai suoi piedi e bacerei il terreno su cui cammina perché è la cosa più bella che mi sia mai capitata in ventidue anni di vita; e il fatto che io e lei fossimo nello stesso orfanotrofio, mi fa capire che forse questo nostro incontro, era scritto nel destino e, chissà, forse lei sarà la donna che porterò all'altare e la madre dei miei figli.Mi inginocchio accanto al letto, scostandole i capelli dalla fronte nitida di sudore. Le bacio le mani e prego che lei non smetta mai di provare dei sentimenti per me.
Se la perdessi, io mi perderei con lei.
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17 Metri sopra il livello del mare
ChickLitEva è una ragazza pronta a varcare la soglia del "mondo dei grandi". Il suo sogno è fare la psicologa ed è pronta a tutto pur di realizzarlo. E' sostenuta dal suo migliore amico, Elia e dalla sua famiglia. Eva scoprirà che la vita però, è imprevedib...