XXIX) Confusione nella famiglia Sousa

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Tony's pov
La chiamata fatta con 'Tasha continua a rimbombarmi in testa, come una cantilena ipnotizzante che piano piano vuole controllarmi, portandomi a fare strani pensieri e riflettere su alcuni dettagli a cui non avevo fatto caso.

Ricordo del mio primo incontro con la Maximoff, di ciò che sappiamo su di lei e suoi suoi poteri, mentre il mio sguardo cade quasi accidentalmente su Bruce, che si trova proprio seduto affianco me su questo quinjet.

"Il moro colpisce e la rossa stordisce" ha detto prima di chiudere la chiamata, consapevole del fatto che io so benissimo che lei non dice nessuna frase a caso.
Lei pesa ogni parola, calcola ogni singola azione e prevedere ogni futura azione, quindi non avrebbe mai detto una frase simile se non volesse che io facessi qualcosa.

"Il moro colpisce"

Socchiudo le labbra, rivolgendomi verso Banner ma non sapendo bene cosa dire, non sapendo se l'idea che sto avendo sia davvero buona o solo una pazzia.

"La rossa stordisce"

«Bruce,» lo chiamo, obbligandolo a togliersi per un istante le cuffie e ascoltarmi «Per questa volta non usiamo il "codice verde", va bene? Non importa quello che accadrà, vediamo di non metterlo in atto e basta, okay?»

«Ne sei sicuro? Perch-»

«No, in verità non ne sono totalmente sicuro, ma è meglio se facciamo così. Ho una... chiamiamo "brutta sensazione", e preferirei non correre rischi, Senza offesa, ma-»

«Va bene, ho capito» mi blocca lui, prima che io possa dire qualcosa di sbagliato «Immagino tu ti riferisca a quanto ha detto 'Tasha prima, quindi... Okay, non uscirò da questo posto neppure se mi chiamerete»

«Grazie. Nel frattempo puoi fare altre ricerche riguardo ad Ultron, pensare un modo per batterlo e cose del genere, insomma. Metti in pratica i tuoi dottorati, Banner! Oggi abbiamo bisogno di Bruce, non di Hulk»

Lui fa un piccolo sorriso in risposta, tornando ad indossare le cuffie e cercando di rilassarsi, mentre Natasha interrompe la sua conversazione con Steve e mi comunica che siamo arrivati.

«Sicuro riguardo a Banner?» mi chiede Steve in un sussurro, prendendo il suo scudo e avvicinandosi a me «Potrebbe esserci d'aiuto, e con Natasha a calmarlo non dovremmo correre rischi»

«Beh, Steve, non sono affatto sicuro. Ma mi fido della mia piccola Rogers, ecco tutto. Ora andiamo, e vediamo di risolvere questa questione in fretta»

Sharon's pov
Vedo mia cugina sparire davanti ai miei occhi, per poi ricomparire all'improvviso affianco a me, facendomi lanciare un grido e fare un salto all'indietro dallo spavento.

«Cosa diavolo...» mormoro, portandomi una mano al petto e cercando di calmarmi, mentre lei sale in macchina come se niente fosse «Che è successo? Dove sei stata?»

«Ti racconto strada facendo. Riesci a darmi un passaggio fino a casa Sousa?»

«Fino a dove?» chiedo, rimettendomi comunque alla guida ed eseguendo gli ordini «Sousa non era il collega di zia Peggy? Quello che tu non sapevi se odiare o amare?»

«Esatto, è da lui che dobbiamo andare. Allora, mi ci accompagni o no? Ho già impostato il coso del telefono che ti aiuta a trovare la strada»

«Si chiama "Google Maps"»

«"Coso del telefono che ti aiuta a trovare la strada" è più diretto. Suona meglio»

Sbuffo leggermente, ascoltando le indicazioni e fungendo da autista alla Carter, mentre lei continua a messaggiare con qualcuno per telefono, incurante della mia attesa riguardo alle spiegazioni che mi aveva promesso e lasciando che alcune ciocche di capelli le sfiorano il volto e mettano in risalto alcuni particolari a cui prima non avevo fatto caso, come alcune piccole cicatrici che le rigano le guance e il collo, o piccoli nei che ha in alcuni punti del volto, tali e quali a quelli di Steve.

IO L'HO SEMPRE CHIAMATO PAPÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora