XIV) Il soldato d'inverno

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'Tasha's pov
Le settimane seguenti le passai cercando più scuse possibili per incontrare il mio nuovo-vecchio vicino, bussando alla sua porta per chiedergli il sale per la pasta, la farina per un dolce o il lievito di birra per fare la pizza, andando poi a portargli una fetta di "qualsiasi cosa ho preparato" per ringraziare la sua gentilezza e raddoppiando così le visite.
Ho sempre cercato scuse abbastanza credibili, in modo da non essere invasiva e non farmi sgamare, ma dopo un po' sembrava gradire le mie "intrusioni" e più di una volta mi sono fermata a mangiare da lui, dato che mi cugina "era di turno all'ospedale" e io sarei rimasta sola.
Molte altre volte invece lo incontravo alla StarkTower, ma solo quando lui ed il resto della squadra dovevano discutere di questioni importanti per quando riguarda la ricerca di un certo "scettro di Loki", e in quel luogo più di una notte mi sono fermata a dormire, visto che Tony sembra voler recuperare il tempo che abbiamo perso.

Ho iniziato anche a compilare un taccuino con tutti gli eventi culturali importanti che mi sono persa, ovvero tutti i film, libri e canzoni bellissime che hanno fatto durante la mia "prigionia"... Ma solo qualche settimana fa ho scoperto che pure papà ne aveva uno!
Un giorno ce li siamo anche confrontati, però mi è salito un groppo allo stomaco non appena ho visto che un'intera pagina era completamente bianca e con solo una scritta: "Una vita con Peggy".
Sapevo che aveva sofferto per questo, ma non avevo mai immaginato fino a che punto. Io l'ho sempre visto felice, allegro e con molta voglia di scherzare, quindi questa versione depressa del capitano mi è alquanto nuova!

Con le settimane comunque passarono anche i mesi, e a poco a poco ho iniziato ad ambientarmi e ristabilirmi... Più o meno. Per quanto riguarda la mia missione il tempo sembra essersi fermato: non è successo assolutamente nulla!
Dovrei esserne felice, immagino, perché vuol dire che la linea temporale è ancora integra, ma mi sento completamente inutile così. Un peso per tutti, un fantasma del passato, una lama nel fianco, ecco cosa sono!
Certo, se tormento Sharon allora tanto di guadagnato!

Proprio come dice il detto "Parli del diavolo e spuntano le corna", neanche il tempo di pensare di lei che già sento i suoi passi avvicinarsi e la sua voce avvisarmi che è tornata da lavoro.
Al momento è appena qui fuori dalla porta, che parla con pap-... Con Steve e lui ci sta provando in un modo terribilmente imbarazzante.
Cerca di offrile un caffè, ma lei rifiuta in modo patetico, cercando anche di rimediare inutilmente.

Oh per favore, potrei vomitare!
Che schifo! Lui potrebbe essere suo zio (o meglio, lo è)!

«Hey» mi saluta la bionda non appena rientra in casa

Io non rispondo, limitandomi ad alzare le coperta che ho sulle gambe e coprirmi fino alle spalle, prendendo poi il libro che ho nel tavolino vicino a me e perdermi nella lettura, anche se la sua presenza non mi aiuta affatto

«Possibile che ogni giorno te ne stai sul divano a leggere? Dovresti provare a rintegrati nel mondo!»

«Ehm... Ricordami chi in questa stanza ha libero accesso a qualsiasi struttura degli Stark e se la cava benissimo con qualsiasi arma...?»

«Un tempo eri la migliore, ma ora sono io che faccio parte dello Shield. Sono l'agente 13, ricordi? L'agente Carter»

«Non meriti quel cognome, e poi potrei batteri anche con una mano legata dietro la schiena e gli occhi bendati. Oh, aspetta... L'ho già fatto! Avevamo sedici anni se non sbaglio»

«Non vantarti troppo, signorina! Se sono dentro un'organizzazione del genere una motivazione c'è! Sono migliorata molto dall'ultima volta che ci siamo viste»

«Oh ci credo, ci credo... Fammi indovinare, sei entrata in camera mia, hai rubato i miei bozzetti per alcune armi per l'S.S.R. e le hai spacciati per tuoi? Oppure hai imparato a memoria le mie tecniche di combattimento e hai steso qualche agente?»

IO L'HO SEMPRE CHIAMATO PAPÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora