XXVIII) Cambio di programma

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'Tasha's pov
Mentre mi avvio verso la base dello SHIELD provo più e più volte a chiamare Tony, armeggiando col nuovo telefono che lui stesso mi ha regalato qualche giorno fa, solo che continua a non rispondermi, come se stesse facendo di tutto per evitarmi.
È una cosa molto logica, in effetti, soprattutto visto il modo in cui me ne sono andata e la confessione che mi ha fatto riguardo ai suoi sensi di colpa, ma facendo così non riusciremo mai a risolvere nulla, e ora ho bisogno di parlargli più che mai.

«Ancora nulla?» mi chiede Sharon, obbligandomi ad alzare lo sguardo dallo schermo del cellulare e posarlo su di lei.

L'ho incontrata uscendo dall'ospedale e, per qualche strana ragione, si è offerta di aiutarmi dandomi un passaggio con la sua auto fino al posto di lavoro.
Non so perché lo stia facendo, né perché tutt'un tratto è così gentile con me, ma data la situazione non ho tempo per indagare. A volte l'unica soluzione è fidarsi della persone e lasciare che la storia faccia il suo corso, tanto alla fine ogni cosà andrà esattamente come deve andare, che ci piaccia o meno.

«No, ancora nulla» rispondo, stringendomi nel capotto e poggiando la testa al finestrino «È chiaro che mi sta evitando, mostrando un comportamento alquanto infantile, se permetti»

«Però non puoi neanche biasimarlo, se ci pensi. Si vede tantissimo quanto ci tenga a te, quindi non vuole metterti in pericolo»

«E limitare in questo modo la mia libertà? No, non ci sto. Non glielo posso permettere»

«Probabilmente lo fa perché è ancora innamorato di te, che ne sai? Ricordo quando stavate insieme. Lo ricordo bene, e devo confessare che eravate l'invidia di tutti gli adolescenti, ma allo stesso tempo anche un esempio, una speranza, un modello e un simbolo. La coppia del secolo, ecco. Talmente opposti da riuscire a completarvi a vicenda»

«E dimmi, mi invidiavi anche per quello?»

«Per una volta che provo a farti un complimento potresti non lanciarmi frecciatine e istigare un litigio?»

«No. Ce l'ho ancora per la bugia sulla morte di mia madre, okay? A proposito, perché vuoi aiutarmi adesso? Non è da te, anzi...»

«Voglio rimediare al mio errore» confessa, con la voce ridotta ad un sussurro «Mi dispiace per averti mentito, per... Per tutto. Io volevo solo essere tua amica, 'Tasha. Eri il mio idolo, una sorella maggiore più che una cugina, ma essere come te mi è sempre sembrato un obiettivo tanto elevato che era impossibile da raggiungere, così, anziché arrivare alla tua altezza, era più facile impedirti di essere così "perfetta" e in un certo senso "farti cadere", toglierti quel piedistallo naturale su cui stavi e abbassarti a me»

Mi volto a guardarla, socchiudendo le labbra ma non lasciando uscire alcun suono, mentre lei stringe con forza il volante e tiene lo sguardo fisso sulla strada, facendo percepire la fatica che le costa farmi questa confessione

«Io non sono perfetta, Sharon. E non dovresti cercare di assomigliarmi, ma trovare la tua strada, trovare la tua identità. Sei pur sempre una Carter anche tu, questo vorrà pur dire qualcosa»

«Tsk, tu non saresti perfetta? Natasha, hai dei genitori fantastici, per qualche strana ragione sembra che tu non invecchi, non sbagli mai una sola mossa di combattimento, hai una forza smisurata accompagnata da un autocontrollo perfetto, sei stata cresciuta anche dagli Stark e a soli dieci anni già avevi un nome importante nell'SSR, per non parlare del tuo carattere, che è-»

«Egoista, egocentrico, irruento e tal volta non do retta alla ragione» completo, lanciando un rapido sguardo all'orologio «E se è davvero questo che pensi di me allora ferma la macchina così possiamo parlare guardandoci in faccia, tanto abbiamo un po' di tempo»

IO L'HO SEMPRE CHIAMATO PAPÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora