XXXVII) Il ritorno del velocista

217 18 60
                                    

Tasha's pov
Quando si chiede un passaggio ad un supereroe bisogna tener conto anche del mezzo di trasporto che utilizza, e nel mio caso avrei dovuto testare personalmente le ragnatele prima di proporre ad un amichevole collega di lavoro di portarmi dall'altra parte del quartiere.
In effetti, non avevo tenuto conto delle vertigini, dello stomaco che sembra contrarsi sempre più ad ogni secondo che passa e della più che evidente mancanza di sicurezza che vi è.

«Siamo quasi arrivati, tranquilla» grida Spider-Man, anche se io continuo a tenermi aggrappata a lui con quasi tutta la mia forza e a stento trattengo un urlo che minaccia di uscire da un momento all'altro

Il profumo del ragazzo mi inebria la mente e le cuciture della sua felpa mi strofinano le guance, graffiandomi leggermente le labbra e facendomi rabbrividire.
Sento il cuore battere ad un ritmo fin troppo accelerato, come se volesse uscire dal petto e andare in contro a quello dell'eroe, anche se parte della mia concentrazione è dedicata soprattutto alla lettera che ho in tasca, allo scudo di papà e alla piastrina al mio collo.

Dopo un tempo che mi è parso interminabile finalmente atterriamo nel giardino della base, salutando in fretta in ragnetto e vedendolo sparire non appena mi volto, come se non aspettasse altro che andarsene.

Provo a non farci caso, ignorando questo suo comportamento sebbene mi lasci leggermente confusa. Percorrendo l'esterno dell'edificio mi avvio verso la finestra che da alla camera di Wanda, lanciando rapidi sguardi al cielo e in particolare alle nuvole che stanno iniziare a lanciare lievi ombre su di me.

«Quando vuoi!» grido, ma prima che riesca a sposarmi un portale si apre a pochi centimetri dai miei piedi, portandomi ad andare a sbattere contro la parete esterna della base e lanciare un grido. 

Chiudo per un instante gli occhi, venendo accecata da una luce improvvisa e sentendo qualcuno cadere addosso a me. Provo a spingere "chiunque-tu-sia" via, ma nel farlo un piede mi si attorciglia a quello che sembra un mantello e cado a terra, gridando per la frustrazione e attirando ancora di più l'attenzione. 
Wanda si sporge dalla finestra immediatamente, con l'intento di vedere cosa accidenti sta succedendo qui fuori ma sentendo le parole bloccarle il respiro non appena il suo sguardo cade su di me, o meglio, su di noi.

«Pietro?!» riesce solo a dire, portandosi entrambe le mani davanti alla bocca 

«Avevo detto a destra!» protesto io, sistemandomi i capelli e rivolgendomi ai due nuovi arrivati, ovvero Loki e il velocista «Destra! Siete anche in anticipo! Bisognava fare le cose con calma»

«Senti, il piano lo abbiamo concordato insieme, quindi non comandi tu. Vedi di non scaldarti tanto» mi ribecca Loki, pulendo il suo mantello dall'impronta della mia scarpa «E poi io non sono realmente qui, ma ad Asgard. Questa è un'illusione, genio! Una di quelle tanto bel lavorate che mi permettono di... Ah, ma cosa te lo spiego a fare che tanto non capiresti! Riprenditi il tuo velocista, io devo sistemare un altro paio di cosucce nel mentre. Ci si vede»

Prima che riesca ad aggiungere qualcos'altro sparisce nel nulla, così come sparisce anche Pietro, correndo verso l'entrata e raggiungendo la sorella nella sua camera. 
Vorrei raggiungerli, o almeno vedere come andrà a finire e gustarmi la reazione degli altri, ma forse ciò di cui hanno bisogno ora è un po' di privacy. Inoltre immagino che il Maximoff sarà più che capace di spiegare da solo tutta la questione! Insomma, non gli serve la babysitter, no?

Lasciando andare un sospiro mi siedo a terra, poggiando la schiena contro il muro e prendendomi un attimo di pace, dato che mi aspettano un sacco di altre missioni simili. 
Notando che sono finalmente da sola prendo la lettera di mio padre, aprendola con delicatezza e leggendola con calma, così da memorizzare ogni parola scritta.

IO L'HO SEMPRE CHIAMATO PAPÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora