XLXVI) Vormir

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Clint's pov
Quando mi rendo conto dell'inganno è troppo tardi. 'Tasha riprende le sue sembianze non appena mettiamo piede sul pianeta desertico, sorridendo soddisfatta e facendo strada come se stessimo facendo una normalissima passeggiata su un sentiero leggermente dissestato, ignorando anche tutte le mie proteste e le varie richieste di fermarci per parlarne. 
È chiaro che vuole ignorarmi. Parla amichevolmente con me, fa battute, mi aiuta a salire e a trovare la strada, ma appena accenno a questa trappola che ci ha teso finge di non sentirmi e non si volta neppure a guardami. 
Viste le condizioni del percorso decido di lasciar perdere, preferendo stare attento a dove metto i piedi e preoccupandomi per eventuali minacce, sebbene da un lato sia perfettamente consapevole che il peggio deve ancora arrivare. 
È tutto troppo tranquillo. 'Tasha è troppo tranquilla. 

«Ci siamo quasi» mi risveglia lei dai miei pensieri, sorridendo come se nulla fosse e tendendomi la mano per aiutarmi in questi ultimi passi «Non vorrai mica mollare ora?»

«Non dirlo neanche per scherzo» le rispondo, raggiungendo una particolare piattaforma in roccia con un burrone proprio difronte a noi. 

Sento qualcuno avvicinarsi, quindi preparo le armi e le punto contro una figura alla mia destra, ma appena questa fa un ulteriore passo verso di noi 'Tasha alza una mano e lo saluta come un amico di vecchia data. 

«Hey, Schmidt!» esclama, andandogli incontro e rimettendo apposto le pistole che si era portata «Da quanto tempo accidenti! Oh, aspetta, tu forse non mi conosci, sono-»

«Natasha Wanda Carter Rogers» risponde lui, con uno spiccato accento tedesco «Figlia di Margaret Carter e Steve Rogers, meglio conosciuto come Captain America. Sì, so chi sei, e vedo che con  te c'è Clint Bart-»

«Allora, scusa se ti interrompo, ma volevo specificare che non porto alcun rancore per quanto successo tra te e i miei. Davvero, tutto apposto, tutto chiarito. Anche perché, siamo onesti: se non fosse stato per quel dramma che hai fatto te i miei non si sarebbero mai incontrati, perciò io non sarei mai nata e bla bla bla, di conseguenza non posso veramente arrabbiarmi con te. Capisci?»

«Io no» intervengo, venendo però subito ignorato dalla continuazione del racconto

«Solo una cosa non ti perdono molto facilmente, a dire il vero: l'aereo contro il ghiaccio. Insomma, se avessi evitato ci sarebbero stati molti meno problemi, ecco. Poi, posso dirlo? La tua ossessione per il Tesseract era un tantino malsana, eh. Anche quello mi ha un po' sconvolto, sapendo soprattutto che volevi utilizzarlo come semplice fonte di energia e non come portale o mezzo per viaggiare nello spazio. Cioè, lo sprecavi abbastanza e hai pure fatto una tragedia esagerata»

«Me ne rendo conto» ammette lui, posando il suo sguardo su di me per un istante «E ora sono condannato a vegliare su un potere che non potrò mai ottenere»

«Già, lo so. Ma tu guarda, quando si fice "il karma"...»

«Come facciamo a prendere la gemma?» taglio corto, prima che la Rogers ricominci con uno dei suoi lunghi e infiniti discorsi 

«Per questa gemma è necessario un pegno da pagare. Un'anima per un'anima, e nel dettaglio la vita di coloro che più si ama»

«Ammazza oh» interviene 'Tasha, storcendo le labbra in una smorfia «Questa ultima cosa papà non l'aveva detta, e non c'era scritta neppure nelle bozze. Ah, ma hai capito il buon vecchio Barton, e allora una cottarella per Natasha ce l'hai, eh?»

«Smettila di scherzare» la rimprovero, afferrandola per un polso in modo da impedirle di fare mosse avventate «E scordatelo che ti lascerò saltare»

«Lo so, lo so. Ma mica ti chiedo il permesso, io»

Con una velocità disarmante riesce a liberarsi dalla mia presa e allontanarsi di qualche passo, unendo le dita davanti a lei e creando decine di cloni a distrarmi, mentre una scia bluastra mi accerchia un istante e sparisce oltre il baratro, lasciandomi solo con l'immagine della giovane Rogers che cade nell'oblio.

«No!» grido, sentendo la mia voce distante, come se non appartenesse a me «No, no no!»

'Tasha's pov
Dieci.
Nove.
Otto.

Da quando ho saltato provo a contare i secondi che passano prima che arrivi al suolo chiudendo gli occhi e sentendo il vento più freddo e pungente di quanto avessi mai immaginato.

Sette.
Sei.
Cinque.

Non ho mai sbagliato un solo calcolo in vita mia, mai fatto una mossa falsa, ma ho sempre avuto una folle paura di cosa avrei incontrato nel futuro, di come sarebbe finita la mia storia.

Quattro.
Tre.
Due.

Tutti i momenti felici della mia vita mi scorrono dietro agli occhi, ricordandomi ciò che ho già perso e ciò che sto per perdere.

Uno.

Con uno scatto apro un portale sotto di me, attraversandolo immediatamente senza aver modo di rallentare la caduta e sentendo la schiena atterrare con un tonfo sordo su un pavimento appena lucidato e udendo qualcuno scoppiare a ridere in lontananza.

«Loki...» mormoro a denti stretti, massaggiandomi dietro la testa e sbattendo più volte le palpebre per abituarmi alla luce dell'ufficio.

«Da quanto tempo stavi precipitando? Sembri aver fatto un bel volo»

«Dieci secondi»

«È ingiusto!» protesta un'altra voce alle mie spalle, sempre appartenente a Loki ma, evidentemente, alla variante che ha accudito mio fratello ed è arrivata alla TVA molto più tardi «Perchè solo dieci secondi? Quale privilegio ti ha concesso lo stregone?»

«Lui non c'entra nulla, me lo sono aperta da sola il portale» rispondo, mettendomi a sedere e guardando la squadra di sopravvissuti davanti a me «E... Devo dire che sono contata di avervi incontrato. Temevo foste morti»

«Siamo duri da uccidere» risponde Pietro, porgendomi una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi «Ma non siamo tutti tutti, qui»

«In qualche missione abbiamo trovato vostro padre» continua Visione lanciando un rapido sguardo a Gamora, come a chiederle di controllare che non dica nulla di sbagliato «Abbiamo pensato di salvare il capitano Rogers un attimo prima che morisse, portandolo con noi ma facendo creare a vostra madre che fosse morto. Ora la sua tomba è nel retro di casa vostra, come voi stessa avete visto in passato, ma non vi è alcun corpo al di sotto della lapide»

«Mio papà...» balbetto, sentendo il sangue pulsare nelle vene «L'avete salvato. Nonostante fosse contro le regole, nonostante-»

«Tu hai fatto lo stesso con noi» mi risponde Pietro, prendendo la parola a nome del gruppo «Tu hai salvato tutti noi, violando ogni regola che ti era stata imposta fin da bambina e rischiando la tua stessa vita. Il minimo che possiamo fare, ora, è tentare di ridarti la tua famiglia. Sappiamo che lo Steve a noi conosciuto per te non è che un Avenger, ma non un padre, perciò... Be' abbiamo preso l'originale!»

«Oh, ragazzi!» esclamo, gettandomi tra le braccia del velocista e stringendolo in un abbraccio «Io... Non so cosa dire, non so come ringraziarvi. Sono-»

«In ritardo» interrompe il Loki della TVA, prendendo qualcosa dalla tasca e rigirandosela tra le dita

Osserva l'oggetto per qualche istante, lanciandolo poi verso di me e guardandomi con attenzione mentre lo prendo al volo, stringendolo con forza e sentendo la sua energia scaldarmi i palmi.

«La gemma dell'anima. Grazie»

«Sappi che non sono il tuo fornitore personale di gemme. E va bene che qui ce ne sono in abbondanza, ma questa sarà l'ultima volta che ti aiuto, vedi di ricordartelo»

«Grazie infinite, lo apprezzo molto. Ora è meglio che vada, però, perché va bene che qui il tempo non scorre, ma Clint si starà preoccupando non poco»

«'Tasha, aspetta» mi ferma l'altra variante dell'ingannatore, afferrandomi per un braccio e guardandomi dritto negli occhi, come a voler incidere dentro di me le successive parole «Salverò James. Lo salverò e lo riporterò tra noi, fosse l'ultima cosa che faccio»

IO L'HO SEMPRE CHIAMATO PAPÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora