Sentii la mano di mamma fermarmi prendendomi per una spalla, esattamente quando stavo per entrare nel grande atrio che conduceva un po' a tutti gli uffici. Mi voltai a guardarla, come per chiederle spiegazioni di quel gesto, ma il suo sguardo era rivolto altrove, più precisamente all'agente che stava arrivando.
Ruotando il collo di 360° in segno che mi stavo annoiando mi girai a guardare nella sua stessa direzione, vedendo così un ragazzo con una stampella avvinarsi tranquillamente.«Ciao Daniel» lo salutò mamma, mollando la presa che mi teneva ferma per accompagnare le sue parole con un gesto
«Ciao Peg-»
«ZIO DANNY!» lo bloccai io, facendo un salto sul posto per farmi notare e provando a contenere quel turbine di emozioni che vorticava dentro di me.
La verità è che ho sempre provato emozioni contrastanti per lui, a partire dal "E chi cavolo sei? Che vuoi da me?" fino al "YEE SCIAO ZIO DANIEL!". Probabilmente dipendeva dal fatto che nei suoi occhi non riuscivo mai a scorgere la minima traccia di affetto nei miei confronti, sebbene lui cercasse di nasconderlo con tutte le forze, o forse erano quelle strane situazioni imbarazzante che si creavano ogni volta che lui stava vicino a mamma... Il che voleva dire sempre.
Ma non importava: lui era un amico di mia madre e doveva starmi simpatico... Insomma, non era mica il signor Thompson!
E poi gli volevo bene, nonostante gli sguardi freddi e le parole non dette a lui ci tenevo... Anche se non capivo il perché.«...Ciao anche a te» mi rispose lui, scompigliandomi i capelli e provando a sorridermi, anche se non era altro che l'ennesimo gesto falso
«Lei... Che ci fa qui?» domandò qualche secondo dopo, rivolto a mia madre
«Oh, mi chiedevo se potevi tenerla d'occhio per qualche oretta. Se per te non è un disturbo, chiaro»
«Ah... Ehm... Va bene» rispose, ma si vedeva che avrebbe voluto rifiutare «Ma Stark? Di solito quando vai in "missione" lei sta con lui, giusto?»
«Sì ma... Ecco... L'ultima volta Howard voleva insegnarle il perché il suo compleanno è nove mesi dopo quello di suo padre»
«Che poi non è vero» intervenni io «Sono trentanove settimane circa!»
Zio Daniel sbarrò gli occhi, spostando lo sguardo da me alla mamma e dalla mamma a me, per poi tornare sull'adulta e ricordarsi come si faceva a parlare
«Tu hai davvero fatt-»
«DANIEL!» lo bloccò lei, diventando rossa in viso e portando gli occhi altrove
«Sta solo dicendo che dev'essere stato uno splendido regalo di compleanno, Maggie» intervenne un'altra voce maschile, mentre un uomo che prima avevo volontariamente ignorato si fece avanti, posizionandosi affianco a me e facendomi sentire in una specie di gabbia invisibile.
Alzai la testa, in modo da poter guardare in faccia quell'essere che proprio non riuscivo a sopportare e che a quanto pare non si era ancora accorto di me: Jack Thompson
«Insomma... Dev'essere stata una giornata magnifica quella per tuo marito» continuò, prima rivolto alla mamma ma poi girandosi verso Daniel «Hey, Sousa, perché non chiedi anche tu alla tua ragazza qualcosa del genere? Ah, giusto... Non ce l'hai la ragazza!»
«Secondo le mie fonti anche lei si trova nella medesima situazione, Signor Thompson» presi nuovamente parola io, facendo cadere l'attenzione di tutti su di me «La differenza è che zio Daniel ha degli amici, e non solo dei colleghi. Sono due cose diverse, sa? Se ha bisogno di ripetizioni per queste cose basta chiedere»
Lui abbassò il capo, incrociando le braccia al petto e poi piegandosi sulle ginocchia in modo da arrivare alla mie altezza, portando con sé anche quello sguardo di sfida che aveva sempre in mia presenza
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IO L'HO SEMPRE CHIAMATO PAPÀ
FanfictionProbabilmente non è ancora stata inventata la giusta parola per descrivermi. C'è stato un tempo in cui ero allegra, spensierata, innocente (ma non troppo)... Ma per lo appunto, lo ERO. Poi incontrai Tony Stark, sebbene mio padre mi avesse sempre det...