XLXVII) L'arrivo di Thanos

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Natasha's pov
«Tre, due, uno...» conto, sentendo la serratura cedere sotto i miei sforzi e rompersi proprio quando avevo previsto, liberandomi finalmente da questa prigionia.

Non perdo altro tempo e mi precipito verso la piattaforma da cui saremo dovuti partire, correndo col cuore in gola quei pochi metri che mi separano dalla squadra e riuscendo a girare l'ultimo angolo proprio nel momento in cui la squadra torna dal viaggio, trattenendo il fiato fiano a che non poso gli occhi su ognuno di loro. 

«Nat?» mi chiamano Tony e Steve contemporaneamente, voltandosi poi verso la mia omonima e fulminandola con lo sguardo

«Lo so, è la Natasha sbagliata» interviene Clint, dando una piccola spinta alla ragazza, la quale scoppia subito a ridere, divertita da qualcosa a noi ancora incomprensibile «E meglio che non vi dica cosa ha combinato, va»

«Avete recuperato le gemme?» chiedo, sperando che niente sia andato storto  

«Sì, sì, è andato tutto alla grande» risponde 'Tasha, iniziando a giocherellare con una di esse e poi lanciandola a Tony senza alcun preavviso, obbligandolo così a fare uno scatto in avanti per poterla prendere al volo ed evitare che cada a terra causando chissà quali catastrofi «Forza, ora andiamo a creare un nuovo guantino che possa esserci utili. E magari prendiamo anche qualcosa da mangiare, che dite? Non so voi, ma questi viaggi nel tempo mi hanno messo una fame assurda»

«'Tasha, per quanto ti voglia bene e sia il tuo migliore amico, dovresti comportarti in maniera un po' più matura e responsabile. Ci hai fatti preoccupare tutti»

«Tony, non riesco a credere che proprio tu dica queste parole»

«Touché»

«Ad ogni modo, ci mettiamo a lavoro o volete continuare a farmi la predica?»

Gli animi iniziano a scaldarsi non poco, così decidiamo di rimandare la questione a quando saremo tutti più calmi, specialmente la piccola Rogers, che nonostante abbia portato a termine la sua missione con successo sembra la più nervosa di tutti. 

Lasciando che le grandi menti si mettano a costruire un guanto abbastanza potente per reggere tutte le gemme vado a prendere qualcosa da mangiare con lei, così da avere un momento di tranquillità in cui poter discutere finalmente senza alcun filtro e senza troppi intrighi. 

«Quindi...» inizio, giocherellando col tovagliolo del mio tramezzino «Tu mi avresti appena salvato la vita, giusto?»

«Da cosa l'hai dedotto?»

«So del tuo obiettivo nel salvare tutti quanti, e quell'insistenza affinché io non partissi per Vormir non è passato tanto inosservata. Sarei dovuta morire, esatto? È per questo che porti il mio nome. In mio onore»

«Già» risponde freddamente, dando l'ultimo morso al suo panino e guardando con un certo interesse la carta che lo avvolgeva

«Però, visto che io tecnicamente non dovrei neppure essere qui... A me puoi parlare di cosa ci aspetta ora. Perché da come ti comporti non è difficile immaginare che c'è dell'altro»

«Sì... Immagino di sì. Vedi, questa credo sia la parte peggiore, perché si crede di aver vinto, si crede di poter risolvere tutto, ma a breve...»

«A breve?» chiedo, mentre lei fa un respiro profondo e punta lo sguardo altrove, come se pronunciare quelle parole equivalesse a liberarsi di un peso enorme che non è ancora pronta a condividere. 

«A breve arriverà Thanos. Un Thanos molto più spietato e determinato di quello a cui siamo abituati, con un'esercito altrettanto preparato»

«Dobbiamo avvertire gli altri, almeno indirettamente, dobbiamo-»

IO L'HO SEMPRE CHIAMATO PAPÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora