XL) Alla ricerca di James

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Bucky's pov
Mi porto una mano al petto mentre tento di riprendere fiato, riparandomi dietro alcuni vecchi edifici e attendendo la fine della cerimonia.
Centinaia di persone sono venute a questo funerale, agenti di tutto il mondo e di tutte le età, ignorando per un istante le loro missioni con l'unica esigenza di dare un ultimo saluto alla grande Peggy Carter.
Ricordo che, durante la prigionia, 'Tasha mi parlava spesso di lei, confidando sul fatto che presto sarebbe venuta a salvarla, ma quel soccorso non arrivò mai. Oltre a questo ricordo ho anche quello risalente alla guerra, sebbene esso sia più confuso e offuscato. Se non erro Peggy doveva essere la fiamma di Steve, ma poi il destino fu crudele con loro tanto quando lo fu con me, e li privò della possibilità di vivere il loro amore, così come privò me della libertà e di un qualcosa chiamato "pace".

Alcune persone escono dalla chiesa, così mi allontano un po' e attendo di vedere 'Tasha per poterle parlare urgentemente, anche se mi è naturale notare che neppure Steve esce subito dall'edificio.
Evidentemente i due si stanno dando forza a vicenda, ma se il mio primo pensiero è quello di lasciagli tutto il tempo di cui hanno bisogno, non appena noto un ragazzino nascondersi tra la folla e cercare di raggiungere la chiesa cambio subito idea.

«'Tasha!» la chiamo, correndo dentro la chiesa e sentendo la mia voce riecheggiare nel silenzio

Il ragazzo che era entrato un attimo prima di me si volta nella mia direzione, mostrandomi i suoi occhi completamente bianchi e dove passa qualche scossa elettrica, mentre la sua espressione infastidita non mi tranquillizza affatto.
Le sue labbra vengono sporcate da un insulto nei miei confronti, ma prima che io possa rispondere lui schiocca le dita e sparisce con un lampo di luce, come se si trattasse di una semplice illusione, nient'altro che un ologramma.
Ciò che più mi inquieta, però, è la grande somiglianza che ha con Rogers, ma non con Captain America, bensì con quel ragazzino di Brooklyn che ho sempre seguito ovunque. Ora che li ho visti vicini, anche se solo per qualche istante, non riesco più ad ignorare tale fatto.

«Bucky?» sussurra Steve, bloccandosi non appena mi vede e riportandomi alla realtà

«Non ho tempo di spiegare ora, scusa, Steve. 'Tasha, dobbiamo andarcene da qui. Ti stanno cercando, sei in grave pericolo. Un giovane... Non  credo sia umano, ma sta chiedendo in giro di te e cerca di raggiungerti, anzi, penso mi abbia seguito fino a qui, ma...» non continuo il resto del discorso, notando che la ragazza non mi sta ascoltando minimante e ha lo sguardo perso nel vuoto.

Sposto gli occhi sul mio migliore amico, notando che i suoi sono arrossati dal pianto e non sembra più avere la grinta di un tempo, così come la giovane al suo fianco. 
A salvarmi da questa situazione di imbarazzo arriva Natasha Romanoff, che mi risparmia tutte le domande che le stanno venendo e si limita a salutarmi con un cenno del capo, cercando di abbracciare la sua omonima ma venendo respinta brutalmente.

«Stai con lui» le sussurro alla russa, indicando Steve con un cenno del capo e prendendo la più giovane per mano «Io porto fuori lei, facciamo due passi qui vicino, senza allontanarci troppo. Tu pensa a Steve»

Senza aggiungere altro conduco la Carter all'esterno, aspettandomi un pianto liberatorio, uno sfogo di rabbia o altro, ma ricevendo solo un silenzio imbarazzante. 
Camminiamo per diversi metri, cercando di nascondermi per quanto possibile e stando ben allerta a possibili attacchi, provenienti più che altro da quel ragazzino che da qualche agente, anche se la massima attenzione continua ad averla la giovane al mio fianco. 

«Lei non è morta per sempre» dice dopo un po', spezzando questo clima e alzando lo sguardo verso di me «Questa storia... È una bozza, ecco. Momentanea. Io cambierò il futuro e il passato, tutto questo è... Solo per un momento. Una fase. Mia madre tornerà»

IO L'HO SEMPRE CHIAMATO PAPÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora