XLV) Chiamata agli 883

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James' pov
Dietro esplicita richiesta di mia sorella libero Zemo e lo integro nella squadra improvvisata che abbiamo creato, anche se Bucky sembra provare una certa tensione nel stare così vicino a lui, nonostante le parole di conforto di 'Tasha, la sua mediazione e le sue rassicurazioni.
Penso che l'origine di tutti questi dubbi sia perché lei non pare molto concentrata da quando le ho detto di essere perfettamente cosciente del nostro stato, ossia che non siamo altro che dei burattini nelle mani di una ragazza, situata da qualche parte nel Multiverso e con molti altri affari in sospeso oltre a noi.

Ricordo bene il primo giorno che la incontrai, la nostra "autrice", molti anni fa.
Era il giorno in cui stavo svanendo nel nulla, stretto tra le braccia di mio padre che invano cercava di chiedere aiuto agli dei, mentre mia madre e mia sorella erano paralizzate dalla paura.
Ricordo che faceva male. Era un dolore atroce, che se del fuoco fosse divampato dentro di me e stesse bruciando ogni mio organo, per poi sciogliere le mie ossa e farsi spazio fino a ridurre in cenere la mia pelle. Riuscivo a percepire ogni singolo tendine spezzarsi, il cuore che accelerava il battito fino a rendermi impossibile respirare e i polmoni che sembravano sciogliersi lentamente, fino a quando non chiusi gli occhi e non percepii più nulla.

A dire il vero non fu proprio una cosa immediata. Iniziai a concentrarmi sul dolore, anziché sulla voce di mio padre, provai a controllare la respirazione, a prendere il controllo del mio corpo, e così, non so come, in un attimo non ero più nel mio giardino ma sopra al letto di una giovane ragazza intenta a scrivere al computer, e tutto quel dolore era sparito all'istante.
Non appena mi sentii meglio, però, la ragazza si voltò e cacciò un urlo che mi spaventò tanto da portare ad urlare anche me, facendomi arretrare fino a sbattere con la schiena contro il muro e lei lanciarmi contro i vari fogli che aveva sopra la scrivania.

"Dovresti essere morto!" furono le prime cose che mi disse, lanciandomi anche la matita e colpendomi dritto in testa "Che ci fai qui? Come fai ad essere qui? "

"T-Tu cosa sei?" balbettai in risposta, afferrando le scartoffie che erano giunte fino a me e usandole come scudo "Perché dovrei morire? Perché vuoi che io muoia?"

Quest'ultima domanda parve colpirla particolarmente, cancellando ogni paura dal suo volto e sostituendola con un forte senso di colpa. Rilassò immediatamente i muscoli, socchiudendo la bocca e portando le mani in avanti, come se volesse toccarmi ma al contempo temesse la mia reazione.

"Io non voglio la tua morte, James. È solo che... È necessaria. Per la storia. Solo così..." non parve riuscire finire quella frase, perdendosi nei miei occhi azzurri e sentendo le lacrime pizzicarla insieme al pentimento.

Io ero ancora terrorizzato in tutto ciò.
Ero piccolo, non sapevo dove fossi e perché fossi destinato a tutto quel gran casino, ma se vi fosse stata anche solo una possibilità per tornare dalla mia famiglia non avrei esitato a fare tutto il possibile per raggiungerla.

"Ti rimanderò a casa" mormorò lei, inginocchiandosi davanti a me, riuscendo in questo modo ad essere alla mia altezza nonostante io fossi ancora seduto sopra il suo letto "Sei una mia creatura dopo tutto. Non posso farti patire tutto questo"

"No, io sono figlio di mamma e papà" risposi, stringendo la matita che lei prima mi aveva lanciato

La ragazza sorrise con un angolo della bocca a quella mia frase, negando leggermente col capo e trattenendo una risata, mandandomi però ancora più in confusione

"Troverò il modo per salvarti" riprese a parlare, raggruppando i fogli che aveva sparso in giro e dandogli un'occhiata veloce "Devo aver lasciato qualche buco di trama in giro utile a questo caso, ne sono certa. Ti spedirò da Thor e Loki per un po', loro sapranno prendersi cura di te. Appena avrai l'età giusta e tua sorella avrà piena coscienza del suo stato potrai tornare da lei, ma non sarà un viaggio semplice. Mi raccomando, però, non interferire, o le conseguenze saranno immediate. Per qualsiasi dubbio non esitare a chiamarmi, okay? Sii prudente"

IO L'HO SEMPRE CHIAMATO PAPÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora