'Tasha's pov
Ricordo che, quand'ero piccola, osservavo tutte quelle pile di carte sopra la scrivania di mia madre e desideravo poterla aiutare in qualche modo, sentendomi in parte attratta da quel mondo dove le liti potevano venir placate da dei semplici pezzi di carta.
Anche quando crebbi di qualche anno, imparando a leggere, scrivere e comprendere cos'erano effettivamente quei fogli, non smisi di apprezzarli, ammirando la diplomazia degli uomini e quel modo così formale e giusto per stringere dei patti.Ora, però, che mi è stato concesso di partecipare alla riunione per questi "Accordi di Sokovia", non posso che provare ribrezzo, sia nel sentire le parole del segretario Ross che nel vedere le immagini che ha portato.
«Cinque anni fa ho avuto un infarto» riprendere a parlare l'uomo, riportandomi al presente e facendomi fare una smorfia «Sono crollato mentre stavo facendo il mio back swing. Alla fine è stato il miglior round della mia vita, perché dopo tredici ore sotto i ferri in sala operatoria e un triplo bypass... ho scoperto una cosa che quarant'anni d'esercito non mi avevano mai insegnato: la prospettiva. Il mondo è in debito con gli Avengers, ha un debito impagabile. Avete combattuto per noi, ci avete protetti rischiando la vostra vita. Ma, sebbene molti vi definiscano degli eroi, ci sono persone che preferiscono la parola "vigilanti"»
«Lei che parola preferisce usare, signor segretario?» chiede la mia omonima, togliendomi le parole di bocca
«Che ne dite di "pericolosi"? Come definireste dei soggetti, residenti in America, con abilità sovrumane, che ignorano ripetutamente la sovranità e impongono la loro volontà a proprio piacimento e che, francamente, sembrano indifferenti a ciò che si lasciano alle spalle?»
«Eroi» intervengo, non riuscendo più a trattenere la rabbia «Perché questi "soggetti" sono disposti a dare la loro vita per salvare la città, se non il mondo intero. Rinunciano ad avere una vita normale, ad una famiglia, un lavoro che gli permetta di avere la certezza di tornare a casa la sera e avere delle ferie per le festività principali. E fanno tutto questi senza pretendere nulla in cambio, per un semplice "senso del dovere", perché è la cosa giusta. E poi, lei che ne sa che queste "pericolose minacce" siano indifferenti a ciò che si lasciano dietro? Siamo umani, non robot -senza offesa, Visione-, ricordiamo ogni singola vittima, ogni errore ci pesa sulle spalle più di quanto lei possa immaginare»
«Non credo che lei sia la più indicata a parlare della questione, signorina Carter-» prova a interrompermi il segretario, anche se così facendo fa solo scattare Wanda, che prende le mie difese esattamente un secondo prima che possa farlo Tony
«Lei può parlare eccome. Tanto quanto ognuno di noi qua dentro. Anzi, probabilmente è l'unica che sa veramente quale sia la cosa giusta da fare»
«Maximoff, le ricordo che tutto questo-»
«Ross,» lo blocco io, con un tono via via meno amichevole «Si potrebbe sapere lei da che parte sta? Perché non mi è ben chiaro se ha intenzione di prendere le nostre difese o remarci contro. Credo-»
«Credo che lei debba andarsene, Carter. Le conviene uscire di sua iniziativa prima che chiami le guardie»
Soffoco a fatica un urlo di rabbia, sbattendo con forza le mani sul tavolo e incrinandolo leggermente, sentendo lo sguardo di tutti seguirmi mentre esco con un passo più pesante del solito.
«Arrogante» mormoro, fermandomi in corridoio e poggiandomi contro la parete tenendo le braccia incrociate al petto «Razza di dittatore superbo e narcisista, vedrai cosa succederà tra un po'. Ma no, non ascoltiamo la ragazza che conosce il futuro, sia mai! Facciamo di testa nostra e scaviamoci la fossa da soli!»
STAI LEGGENDO
IO L'HO SEMPRE CHIAMATO PAPÀ
FanficProbabilmente non è ancora stata inventata la giusta parola per descrivermi. C'è stato un tempo in cui ero allegra, spensierata, innocente (ma non troppo)... Ma per lo appunto, lo ERO. Poi incontrai Tony Stark, sebbene mio padre mi avesse sempre det...