39. Una Visita Inaspettata

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Rimango sdraia per una decina di minuti dopo essermi svegliata, schiacciata dal braccio di Ethan sul petto. Il mio cervello ha subito cominciato a pensare ad un discorso da fare, per non rimanere a corto di parole e sapere sempre cosa dire, purtroppo so perfettamente che non appena mi guarderà negli occhi tutto quello che pensavo di poter dire senza problemi magicamente sparirà.
Lo sento borbottare qualcosa e, non capendo, per sicurezza gli chiedo di ripetere.
<<Ho detto che mi sei mancata>> dice alzando la testa dal cuscino e aprendo solo un occhio per guardarmi.
<<Non ci vediamo solo da due giorni, siamo stati separati più a lungo di due giorni>>
<<Lo so ma le altre volte non eri arrabbiata con me>> dice sporgendo il labbro inferiore.
Distolgo lo sguardo con la tentazione di baciarlo. Devo essere neutrale. Almeno per un altro po'.
Picchietto la mano sul suo braccio per farglielo togliere, e così fa, permettendomi finalmente di andare in bagno.
Faccio la pipí e mi sciacquo il viso per svegliarmi meglio.
Quando torno in camera da letto trovo Ethan che occupa praticamente tutto il letto.
<<Sembri una stella marina>> dico sorridendo. Lui alza la testa e subito dopo la rilascia cadere sul cuscino.
Sistemo i cuscini in fondo al letto e piego i vestiti da mettere dentro l'armadio.
<<Devi fare qualcosa oggi?>> gli domando quando si mette seduto e comincia a fissarmi.
<<Devo andare alla base per firmare gli ultimi documenti e poi ho la giornata libera.>> - mi spiega. Annuisco con convinzione senza rispondere direttamente - <<nel caso dopo andiamo a fare una passeggiata>> suggerisce e forse accetto con troppo entusiasmo.
Si alza finalmente dal mio letto e lo vedo sparire in bagno, così ho il tempo per cambiarmi.
Lo raggiungo nell'ingresso e aspetto che si vesta prima di aprire la porta.
<<Allora ci vediamo oggi pomeriggio, d'accordo?>>
Sorrido a malapena e quando lo vedo avvicinarsi sono tentata di indietreggiare.
Con le mani mi sorregge la testa e posa un leggero bacio sulla mia fronte.
Per un momento ho sentito le gambe tremare, per fortuna lui era già uscito.

Durante tutta la mattinata non faccio altro che pulire casa, mangiare qualcosa di tanto in tanto e soprattutto pensare a Ethan. Non avrei mai creduto di poter provare di nuovo questi sentimenti per qualcuno, avevo troppa paura di quello che sarebbe potuto succedere. Mentre rimugino su tutto quello che è successo negli ultimi sei mesi ricevo un messaggio da Ethan nel quale mi avverte dicendo che sarebbe arrivato a momenti. Sorrido felice e comincio a saltellare per il soggiorno come una capretta di montagna. Aspetto ancora, i minuti passano ma di lui non c'è traccia. Provo a scrivergli un messaggio ma vengo interrotta da qualcuno che bussa alla porta. Mi avvicino per andare ad aprire e contemporaneamente il display del mio cellulare si illumina.

"Houston abbiamo un problema" scrive Ethan. Apro la porta e davanti mi ritrovo lui e una donna al suo fianco, con i capelli spettinati e delle occhiaie profonde sotto agli occhi.

<<Salve>> - saluto corrucciando le sopracciglia - <<ci conosciamo?>> domando cercando di ricordare se il suo volto mi è familiare.
<<No, tu non mi conosci. Mi ha chiamata il signor Morrison. Piacere, sono Sarah>> si presenta porgendomi la mano, la quale non stringo. Faccio saltare lo sguardo tra Ethan e la donna di fronte a me cercando di pensare ad una risposta.
<<Caleb?>> dico soltanto. Le annuisce e afferra una manina molto più piccola della sua da dietro al muro, mettendo davanti a se un bambino dall'aria stanca.

Improvvisamente la mia mente elabora il tutto: questa Sarah, che è stata chiamata da Caleb e il bambino con i suoi stessi lineamenti. Lo continuo a fissare finché lei non decide di parlare.

<<Se me lo permetterai, risponderò a tutte le tue domande e ti spiegherò come mai non ti ho contattata negli ultimi mesi>> a questo punto sollevo lo sguardo prima su di lei e poi su Ethan che mi guarda con preoccupazione. Finalmente entra in casa mia e si posiziona al mio fianco, intrecciando la sua mano alla mia e stringendola.
<<Accomodatevi>> e faccio largo ai due sconosciuti che hanno avuto il coraggio di presentarsi alla mia porta.

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