41. Epilogo

2.3K 63 6
                                    

Sono seduta su questa panchina da almeno un'ora ormai, guardando quel bambino vivace fare su e giù sullo scivolo.
Sono passati sei mesi, sei interminabili mesi. Non credevo sarei mai riuscita a farcela. La lontananza da Ethan è stata la prova del fatto che non intendo tirarmi indietro. Ho resistito, ce l'ho fatta e ora voglio che questa promessa diventi realtà.

<<Tom! E' ora di andare!>> lo chiamo alzandomi in piedi. Il bambino corre subito da me e mi afferra la mano.
<<Mi sono fatto male>> dice indicandosi il ginocchio sanguinante.
<<Appena arriviamo a casa lo disinfettiamo e sparisce tutto, okay?>> dico e lui annuisce convinto.

Il tempo che abbiamo passato insieme ha sorprendentemente funzionato. Ora è felice, o almeno così mi sembra. Josephine mi ha chiamata di rado, forse per non disturbare troppo, ma a me è andato bene così. A parte le prime settimane, le quali sono risultate un po' imbarazzanti, per il resto abbiamo trascorso un periodo sereno e soprattutto interessante. Sono passata dal non aver mai visto mio figlio ad abitare nella stessa casa.

Camminiamo tranquillamente fino al mio appartamento. Una volta saliti ci dirigiamo in bagno, dove prendo il kit di primo soccorso e comincio a disinfettare i tagli che si è procurato Tom sul ginocchio. Dopo averlo anche fasciato, gli propongo di guardare un film e lui comincia a saltare dalla gioia.
Altro passatempo che abbiamo in comune: guardare taaanti film.

<<Meghan?>> mi chiama con la sua vocina delicata.
<<Dimmi>>
<<Quando torna quel tuo amico? Quello che mi ha fatto il sandwich più buono del mondo>> domanda chiudendo gli occhi, forse ricordando il panino.

<<Tra qualche giorno dovrebbe essere qui. Ti sta simpatico?>>
<<Molto. E poi, tu non sei brava a cucinare>> dice facendo una faccia schifata.
<<Hey!! Solo perché ho dato fuoco a qualche straccetto in cucina non vuol dire che non sappia cucinare>>
<<No, ma non sai cucinare>>

Fingendomi offesa, comincio a solleticargli i fianchi e poi la pancia. La sua risata si fa sempre più forte tanto che non sento la porta di casa aprirsi.

<<Cosa c'è di così divertente?>> una voce profonda tuona nel soggiorno e di colpo noi smettiamo di ridere.
Mi volto lentamente per ritrovarmi gli occhi di Ethan puntati addosso.

<<Oh mio Dio>> rimango senza fiato e per poco non mi accascio sul pavimento quando nel tentativo di alzarmi inciampo sui miei stessi piedi.
Nel giro di un nano secondo sto correndo verso di lui per poi lasciarmi cadere tra le sue braccia. L'abbraccio che mi da compensa tutto il vuoto che ho sentito attorno negli ultimi mesi.
Rimaniamo abbracciati per non so quanto tempo prima che due manine sottili si posino sulle nostre schiene.

<<Ciao amico di Meghan>> lo saluta Tom.
<<Ciao Tom!>> ricambia Ethan prendendolo in braccio.
<<Posso abbracciarvi anche io?>> domanda sfoggiando un sorriso sdentato ma pur sempre adorabile.
<<Ovvio!>> esulto e ci abbracciamo di nuovo, con Tom tra noi due.

***

Mi sudano le mani e il pennello che ho in mano mi scivola di continuo. Basta, non mi metto il blush.

<<Dammi, faccio io.>> viene in mio soccorso Nicole. La ringrazio e cerco di rilassarmi sulla poltroncina.
<<Hai ancora tempo per ripensarci>> scherza ma sotto sotto vedo che è seria.
<<Per nessuna ragione al mondo. Sono solo nervosa, tutto qui>>

<<Niente può andare storto Meg. >>
<<Tante cose possono andare storte, tipo le mie caviglie mentre cammino>> dico facendola ridere.
Continua a rassicurarmi per tutto il tempo che impiego a truccarmi.
<<Finito! Adesso l'abito>>
<<Spero mi stia ancora...>> borbotto andando a prenderlo.
<<Perché?!>> si allarma subito lei.
<<Ho messo su qualche chilo>>dico indicando il leggero rigonfiamento della pancia.
Nicole mi squadra per qualche secondo, poi spalanca gli occhi.
<<Non sarai mica...>> dice puntandomi il dito contro.
<<Cinque settimane>> dico mordicchiandomi la manicure perfetta.
Improvvisamente, Nicky si pietrifica.
Forse nemmeno respira.
<<Sto per diventare zia, sto per diventare zia!>> urla cominciando a saltellare sui tacchi a spillo.
<<Non urlare! Non lo sa ancora nessuno!>> urlo più forte di lei.
<<Finalmente sarò zia! Hai fatto prima tu di mia sorella! Incredibile!>> continua ad esultare.
<<Okay, okay. Adesso basta. Aiutami ad infilare questa zavorra, è prega che mi stia>>

Dopo qualche mossa da contorsionista, Nicole riesce finalmente a chiudere la cerniera sulla mia schiena.
<<Manca ancora il velo>> dice andandolo a prendere per poi sistemarmelo sulla testa.
<<È ora.>> dico cercando di rassicurare me stessa. Rimango sola nella stanza e mi guardo intorno. Non ho avuto bisogno di nessuno per organizzare l'intero matrimonio, perché non ho bisogno di nessuno, se non della persona che mi sta aspettando in fondo alla navata.

Esco a passo lento stringendo tra le mani il bouquet di tulipani, implorando i miei piedi di non giocarmi un brutto scherzo. Mentre cammino, il mio sguardo saltella da persona a persona, e mentalmente ringrazio ciascuno di loro per essere venuto. Per ultimo, gli occhi di Ethan si incatenano ai miei, rendendomi difficile il respiro.

Ci sono. Sono al fianco del mio futuro marito, l'unico uomo che è stato capace di capirmi e conoscermi senza invadere la mia piccola bolla di vetro.
Ci voltiamo verso il Pastore. Percepisco lo sguardo di mia madre alle mie spalle. So che sta cercando di non singhiozzare troppo rumorosamente. Un'altra cosa che Ethan è riuscito a fare è stata proprio riavvicinare me e mia madre. Non so come abbia fatto, ma non gli sarò mai grata abbastanza.

Ci scambiamo i voti. Voglio qualsiasi cosa, bella o brutta che sia.
Mi bacia. Il bacio più atteso degli ultimi mesi. È fatta.

<<È fatta. Sei ufficialmente la signora Harvey>> dice sorridendo per poi darmi un altro bacio.

***

<<Sono esausta>> sospiro rigirandomi tra le lenzuola pulite.
<<Tanto non abbiamo da fare nulla oggi, torna a dormire>> brontola Ethan cercando di avvicinarmi a lui.
<<Devo andare in bagno>> dico alzandomi di corsa e sfrecciando fuori dal letto caldo.
Nausea. Devo dirglielo prima che la pancia diventi troppo evidente. Torno in camera, dove lui ancora dorme beato.

<<Sai, ho uno strano mal di pancia>>
<<Sarà aria>> dice fregandosene.
<<O forse un po' di nausea>> cerco di farglielo capire.
<<O magari devi smetterla di mangiare tutte quelle barrette al burro di arachidi>>
<<O forse è un bambino>> esaspero. Cavolo quanto è rintronato questo ragazzo la mattina.

Tutto ad un tratto, si sveglia. Si siede, si alza in piedi e si allontana per guardarmi meglio.
<<Alzati>> quasi mi ordina, ma faccio come dice, cosi magari lo capisce.

<<Non sono le barrette.>>
<<No, non sono quelle. Meg, sono le otto di mattina, se questo è uno scherzo chiedo il divorzio.>> dice frustrato passandosi una mano sul volto.
<<Nessuno scherzo.>> confermo accarezzandomi l'addome.
<<Da quanto lo sai?>> domanda incredulo. Ora come ora, non so come potrebbe reagire.
<<Da qualche giorno ma sono incinta di cinque settimane. Non te l'ho detto perché eri indaffarato con gli ultimi affari per il congedo e non mi sembrava il caso. Poi c'è stato di mezzo il matrimonio e niente. Ho preferito dirtelo ora per un sacco di motiv-...>> non faccio in tempo a finire il mio monologo di scuse che Ethan scoppia a piangere e viene verso di me per abbracciarmi.

<<Non ci posso credere, sto per diventare padre. Dopo ieri, oggi è senz'altro il giorno più bello della mia vita.>> dice ancora tra le lacrime.

Keep FightingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora