5. Come Funghi E Castagne

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<<Se hai paura posso dirglielo io>> mi rassicura Caleb prendendo il suo borsone degli allenamenti e dirigendosi verso la porta d'ingresso.
<<No, possiamo farlo insieme>> propongo io sperando in una risposta positiva.
<<Ehm... Certo. Ci vediamo domani>> se ne va lasciandomi da sola nella sua camera da letto.

Mentre torno a casa prendo con mano tremante quel maledetto bastoncino dalla borsa. Due lineette. Solo quelle due lineette rosa sono in grado di distruggermi la vita nel giro di mezz'ora. Tempo di dire ai miei il mio problema.
C'è però una piccola possibilità che la prendano con filosofia.
<<Ma sì dai, in fondo ha 17 anni ed è responsabile. Può cavarsela da sola>>.
Il punto è che io non saprei cavarmela da sola.

Quando entro in casa le luci sono tutte spente, ciò mi fa pensare che non ci sia nessuno in casa. Salgo velocemente le scale e mi lascio cadere esausta sul letto di camera mia. Posso anche risolvere questa situazione da sola. Basta chiedere a qualcuno ed è fatta. Ma chi prendo in giro.
<<Meghan siamo a casa!>> sento i miei rientrare qualche minuto dopo ed interrompendo il mio monologo interiore.
<<Arrivo>> mentre scendo le scale sento qualcosa che cade nell'ingresso.
<<Pensavo sareste rimasti a cena fuori>> dico ai miei quando li raggiungo al piano di sotto.

Quello che vedo però mi fa quasi crollare.
<<Che cos'è questo?>> dice mio padre con il test di gravidanza in mano.
Sono attonita, non riesco nemmeno a pensare lucidamente, non doveva andare così.
<<Come...?>> balbetto.
<<Ho urtato per sbaglio la tua borsa con il braccio.>> risponde mia madre indicando la borsa a terra ma tenendo lo sguardo fisso sul test.

Mi sveglio di soprassalto nel mezzo della notte e in un bagno di sudore.
Non è possibile che tutte le volte che incontro Caleb per strada, la notte non riesca neanche a dormire.
Mentre cerco di riaddormentarmi bussano alla porta.
<<Meghan sono io>> sento Hal parlare dal corridoio.
<<Scusami se ti ho svegliato>> gli dico aprendo la porta.
<<Ma non scherziamo. Ancora la stessa storia?>>
Annuisco.

<<Se vuoi posso entrare a farti compagnia, la piccola è tornata da Cloe>> dice riferendosi a sua nipote e a sua figlia. Come posso rifiutare una proposta del genere?
<<Certo entra pure>> apro completamente la porta d'ingresso e lo lascio entrare. Va a sedersi con andatura lenta in cucina.
<<Vuoi una tisana?>>
<<Dovresti farla per te la tisana. Non ti preoccupare, io sto bene così>> faccio quello che mi dice perché in effetti ne ho proprio bisogno.
<<Allora? Come va con il militare?>> mi domanda lasciandomi spiazzata.

<<Come fai a saperlo?>>
<<L'altro giorno vi ho visti, e quando gli hai tirato il berretto fuori dalla finestra ho intuito che fosse un militare>> dice seguendomi con lo sguardo.
<<Non va. Non andrà mai. Non ho intenzione di farmi scombussolare la vita da nessuno, mi va bene così com'è>> dico con un pizzico di veleno nel tono di voce. Non è mia intenzione trattare male nessuno.
<<Non puoi stare per sempre sola lo sai si?>>
<<Certo che lo so. Il problema è anche il suo lavoro. Appare dal nulla come funghi e svanisce come castagne>> sorrido per la metafora che ho utilizzato.
<<Sei incorreggibile>> scuote il capo Hal accennando al mio pessimo senso dell'umorismo. Mentre sorseggio la mia tisana agli agrumi ascolto Hal parlare della sua dolce nipotina.
Gli ho sempre chiesto di raccontarmi di lei, forse per compensare la mia mancanza.
<<Tra poco sarà l'alba>> annuncio guardando fuori dalla finestra della cunina.
<<Hai proprio ragione>> conferma Hal, <<sarà il caso che torni di sopra>> si alza seguendo fino alla porta d'ingresso.

<<Grazie ancora per la compagnia>>
<<Figurati. Lo sai che se hai bisogno io ci sono. Non vado esattamente da nessuna parte. Sono proprio sopra la tua testa>> dice sorridendo e strappandomi un sorriso anche a me.
Mentre torno a letto mi ricordo con gioia che oggi è domenica, e che quindi ho il turno di sera al Victory.
Posso ancora recuperare qualche ora di sonno, imposto la sveglia e crollo sul letto non curante della luce proveniente da fuori.

Quando mi alzo sono le sei di pomeriggio quindi mi preparo e esco per andare a lavoro.
<<Hai dormito?>> mi chiede Lyn una volta entrata nel bar.
<<Da cosa lo capisci?>>
<<Dai segni del cuscino che hai in faccia>> dice scoppiando a ridere insieme a Will, che era già seduto al suo solito posto.
<<Sì molto divertente, davvero>> dico sarcastica premendo la mano sulla guancia destra cercando di far svanire i segni del sonno.
Niente da fare...

<<Meghan, stasera sei nella zona ovest>> mi annunci Henry dalla cucina, intento a far saltare in aria le omelette.
<<Sì signore>> dico facendo il saluto militare e andando alla mia postazione.
Nel giro di poco tempo il locale pullula di uomini e donne intente a parlare tra loro con un tono di voce decisamente più alto del solito.
<<Ciao bellezza, mi dai una birra?>> mi chiede un uomo sulla cinquantina appoggiandosi al bancone con un braccio.
<<Ma certo>> dico stappandone una e posandola sul piano bar.
<<Hey Meg! Indovina chi mi ha chiesto di uscire domani pomeriggio?>> mi domanda euforica Nicole dalla postazione alla mia sinistra.
<<Uhm... Fammi indovinare. Luke?>> alludo al suo fidanzato non-fidanzato.
<<Abbiamo chiuso. O meglio. Io ho detto basta. Non ce la facevo più, metteva sempre l'hockey al primo posto. Non aveva tempo per me>>

<<E quindi con chi uscirai? Landon?>>
<<Esattamente, è una cosa tranquilla per ora. Per conoscerci meglio>> dice lei pulendo dei calici da birra.
<<Lo sai che anche lui ha il suo lavoro e che molto probabilmente starete poco tempo insieme sì?>> le dico prima di essere interrotta da un gruppo di ragazzi che entra nel locale.
<<Eccoli!>> strilla Nicole battendo le mani come una ragazzina del liceo.
Seguo con lo sguardo Landon che va diretto in contro alla mia amica, alla quale da un leggero bacio sulla guancia.
<<Puoi servirmi una Coca-Cola light?>> mi domanda Ethan sedendosi accanto a Will.

Prendo dal frigo una bottiglia di vetro e la porgo al militare che ora mi sta fissando insistentemente.
<<Sei nell'esercito?>> Will si rivolge a Ethan
<<Sì signore>>
<<Hai lo stesso tatuaggio di mio figlio>> dice l'uomo indicando il braccio di Ethan, dove tre strisce fasciano il polso del militare dagli occhi vispi.
<<Oh davvero? Come si chiama?>> domanda lui sinceramente interessato.
<<Sì chiamava John, John Thompson.>>
Lo sguardo di Ethan cambia nel lasso di un secondo da curioso a mortificato.
<<Mi dispiace signore, non era mia intenzione...>>
<<Non fa niente figliolo. Non potevi saperlo>>
Evidentemente Ethan conosceva il figlio di Will.

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