2. Tipico Di Nicole

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Per le dieci ho già finito di pulire le vetrine dei dolci e sistemato i bicchieri sugli appositi ripiani.
<<C'è qualcuno fuori>> dice Nicole indicando la strada. Mi si gela il sangue pensando si tratti dei tizi di ieri sera, ma quando vedo uno dei ragazzi con la testa rasata mi rilasso subito.
Henry posa il panno che stava utilizzando per asciugare i tavoli sul bancone e va ad aprire alla porta.
<<Hai bisogno di aiuto giovanotto?>> gli domanda alzando il mento.
<<Sì, oggi siamo venuti qui io e dei miei compagni. Abbiamo lasciato una misera mancia, quindi sono venuto a darvi questi.>> allunga la mano porgendo a Henry una banconota da 5$.
Il mio capo si gira e mi guarda alzando le sopracciglia.
<<Li ho serviti io loro>>
<<Allora credo che questa mancia sia per te>>mi dice dandomi la banconota.
<<Ehm, grazie>>dico al ragazzo fuori dalla porta.

<<Hai visto come è carino?!>> esulta Nicole, una volta che se ne è andato, mentre Lynette le dice di calmarsi.
<<Nicole cosa pensavi di ottenere?>> le domando con un mezzo sorriso sulle labbra, ripensando al tizio nerd che mi aveva fatto servire qualche mesetto fa. Vi dico solo che mentre gli versavo altro caffè nella tazza ha starnutito e abbiamo fatto il bagno tutti e due. Comico.
<<Assolutamente niente, ce ne era uno veramente bello tra loro. Beh in realtà erano tutti dei gran fighi>>dice con aria sognante.
<<Sono militari Nicky. Non stanno in un posto per più di sei mesi. Non fai in tempo a dire una parola che loro partono per stare due anni non so dove a combattere. Non ti puoi aspettare nulla.>>
Lei sembra riflettere sulle mie parole e alla fine annuisce come se avessi detto la cosa più saggia e intelligente che abbia mai sentito.

Nicole è veramente una ragazza d'oro, sorridente e spumeggiante. Sta sempre a saltellare tra i tavoli chiedendo a tutti con un'energia contagiosa se è tutto di loro gradimento. Ogni tanto la invito a casa mia, soprattutto quando sono un po' giù per ritrovare un minimo di voglia di alzarmi dal letto. E ci riesce quasi sempre. Esco prima di Nicole dal locale, quindi quando metto piede fuori le luci che vengono da dentro mi permettono di vedere bene la strada.

<<Comunque mi chiamo Ethan>> mi si piazza davanti ad una spanna di distanza il solito militare della mancia.
<<Non mi pare di avertelo chiesto>> rispondo ansimante e con tono acido.
<<Beh io te l'ho detto lo stesso. E tu ce lo hai un nome o ti devo chiamare la ragazza della colazione?>> mi domanda fastidiosamente ed invadendo il mio spazio. Non mi accorgo nemmeno che mi sta seguendo finchè non vedo la sua ombra sul marciapiede riflessa dalla luce di un lampione.

<<Facciamo che non mi devi proprio chiamare, che ne dici?>> mi volto nella sua direzione e punto i piedi per terra. Ora mi sta veramente urtando. Non riesce a farmarsi in tempo che mi viene addosso facendo urtare il suo petto contro la mia fronte. Indietreggia alzando le mani in segno di difesa e guardandomi con uno sguardo stupito.

<<Hey scusa! Sei veramente tremenda>>mi insulta anche se con un pizzico di divertimento nella voce. Bene, si sta divertendo? Ora tocca a me. Cambio immediatamente atteggiamento, diventando più calma e cercando di fare la voce più mielosa e sensuale possibile mi avvicino a lui lentamente. Sembra non capire il mio piano, quindi continuo quando vedo che anche lui rilassa le spalle.

<<Puoi chiamarmi come vuoi>> dico ammiccando. Lo vedo deglutire rumorosamente e quasi mi scappa da ridere.
Quando sono finalmente ad un palmo dal suo viso chiudo gli occhi, aprendone subito dopo uno per vedere se anche lui gli ha chiusi e...
<<Ciao! Buonanotte!>> corro via con il berretto in mano lasciando sul marciapiede quel ragazzo di cui non ricordo nemmeno più il nome.

Quando arrivo a casa sghignazzo ancora ripensando alla sua faccia scioccata e sorpresa. Lancio il berretto sulla scrivania coperta di vestiti piegati e mi infilo sotto le coperte dopo aver indossato il pigiama di pile che ho comprato da Wallmart la settimana scorsa. Finalmente anche questa settimana è finita, domani è sabato e posso dormire fino all'ora di pranzo.

Ovviamente scherzavo. Vengo svegliata da un suono fastidioso che molto raramente sento, quello del citofono.
Quando mi alzo per andare a rispondere maledico ad alta voce chiunque di sabato mattina, alle sette, si sia disturbato per venirmi a svegliare.
Non deve essere sano di mente.
<<Chi è?>> dico alla cornetta del citofono con la voce impastata dal sonno e quasi irriconoscibile.
<<Ethan>> risponde solo.
<<Ethan chi?>>
<<Ethan!>> alza la voce la persona dall'altra parte del citofono.
<<Non credo di conoscerti, quindi se stai facendo uno scher...>> mi interrompo a metà frase quando realizzo chi è Ethan.
Aspetta cosa?

<<Che cosa ci fai qui?>> gli domando quando scendo giù dopo essermi vestita comoda.
<<Ho chiesto al Victory il tuo indirizzo. Il tizio è stato un po' titubante, ma alla fine la ragazzina bionda lo ha praticamente urlato a tutti i clienti>> dice grattandosi la nuca.
Tipico di Nicole insomma.
Mi viene da ridere pensando alla scena, ma devo trattenermi per non far trapelare nessuna emozione.
<<Che cosa sei venuto a fare?>> domando scrutandolo a fondo.
<<A riprendere ciò che mi appartiene>> afferma con tono sicuro.
<<Non credo di capire>> faccio finta di non sapere di cosa stia parlando.
<<Piantala dai. Hai, quanto, 23 anni? 24? Non fare la bambina piccola>> mi schernisce.

A questo punto capisco di essere in torto.
<<Va bene, vado su a prendertelo>> salgo le scale con estrema calma e una volta arrivata nel mio appartamento afferrò il cappello e mi affaccio alla finestra del pianerottolo.
<<Hey! Prendilo al volo!>> grido dall'alto quando si accorge di me.
Per un attimo lo vedo spaventato, quando lancio il berretto i suoi occhi si spalancano e per miracolo lo riesce ad afferrare.
<<E comunque, ne ho 22!>> grido una volta che si è allontanato, ma non troppo, in modo che mi possa sentire.

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