40. Ancora Uno

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<<Ti prego togliti le scarpe e lasciale sul pianerottolo>> dico a Ethan prima di entrare in casa.
Mentre eravamo al luna park ha avuto la brillante idea di cascare dentro ad una pozzanghera di fango.
<<Se solo tu non mi avessi spinto non ci sarei finito dentro>> ribatte stizzito.
Giusto, ce l'ho spinto io.
<<Ops>> sorrido tirandogli un bacio volante e scappando in bagno prima che lui possa raggiungermi.
<<Dopo mi dai dei vestiti puliti?>> mi domanda dal soggiorno. Rispondo affermativamente e quando esco lo trovo in mutande con i vestiti sporchi ai piedi.
<<Raccoglili e mettili in lavatrice così per domani sono puliti.>>
Prendo un pigiama da uomo dal mio armadio e glielo lascio sul comodino dalla sua parte di letto.
Prima di mettermi sotto le coperte però decido di preparare una tazza di camomilla a testa.
<<Vogliamo dormire bene stanotte eh?>> sorride Ethan sedendosi sul divano al mio fianco dopo aver preso la sua tazza.
<<Sì, sperando di non sentirti russare>>
<<Io non russo>>
<<E io sono una fata>>
<<Non hai le ali>>
<<E tu russi>>
<<Non è vero>>
<<Che bugiardo>> il nostro battibecco continua fino a quando non ci mettiamo finalmente sotto le coperte.
<<Che facciamo domani?>> mi chiede.
<<Io vado in palestra>> lo avverto.
<<Va bene. Io allora vado a fare un giro con Landon.>>

Mentre parliamo della sua imminente partenza, lui mi fa una domanda fuori argomento.
<<Perché hai tutti questi vestiti da uomo nel tuo armadio?>>
<<Sono di mio padre>>
<<E lui dov'è?>> insiste. Faccio un respiro profondo e decido di raccontargli tutta la storia. Mi volto verso di lui e lui fa lo stesso, incatenando i suoi occhi glaciali nei miei.
<<Tu da quanto abiti qui?>> gli chiedo.
<<Da 4 anni. Perché?>>
<<Okay perfetto. È iniziato tutto quando, beh sai, è successa quella cosa con Caleb. Avevo 17 anni e mio padre a differenza di mia padre non avrebbe voluto che io dessi in adozione mio figlio>> - comincio a parlare dal principio, cercando di essere il più chiara possibile nonostante il sonno - <<un giorno, mentre eravamo alla clinica ginecologica, avevo dimenticato i documenti in macchina. È sempre stato lui ad accompagnarmi alle visite di routine, mia madre si rifiutava, quindi quelle volte che eravamo da soli ero veramente felice. Quasi quasi volevo tenere il bambino>> - ridacchio pensando poi a come si sono evolute le cose - <<fatto sta che lui è uscito per andarle a prendere e mentre era lì una macchina ha sbandato e si è schiantata contro una parte della clinica. Mio padre, una donna incinta e suo marito sono rimasti coinvolti. La donna è l'unica ad essere sopravvissuta.>>

Lui mima con la bocca un "ow" e io abbozzo un sorriso.
<<Vorrei tanto poter tornare indietro nel tempo e non essermi dimenticata quei benedetti documenti. A quest'ora lui sarebbe qui con me>>
Ethan mi asciuga una lacrima che non mi ero accorta di aver lasciato andare, e subito dopo mi stringe a se in un abbraccio.
<<Mi dispiace molto Meg>> dice lasciandomi un bacio tra i capelli.
<<Ma ora sto bene, è solo che alcuni suoi vestiti non ho il coraggio di buttarli>> spiego. Lui annuisce e si sistema meglio tra le lenzuola.
<<Adesso dormiamo che domani c'è quel matrimonio>> sussurra.
Mi siedo di scatto e strabuzzo gli occhi.
<<Cazzo il matrimonio!>>
<<Che c'è? Tanto il vestito lo ha lei>>
<<Non è Olivia il problema>> dico sbuffando e tornando sdraiata.
<<E allora cosa c'è che non va?>>
<<Barbie>>

***

Due ore prima dell'inizio del matrimonio chiedo a Ethan di accompagnarmi alla location scelta da Olivia.
Le postazioni di trucco e parrucco sono immerse nel caos e un'odore nauseante di lacca mi impedisce di respirare a pieni polmoni.
<<Meghan!!>> mi viene ad abbracciare la futura sposa avvolta in un accappatoio color crema.

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