<<Chi?>> chiedo strabuzzando gli occhi.
<<Hai capito. È mia sorella. Eden>> risponde lui con lo stesso ghigno della sorella. La sorella... Ancora non ci credo di aver fatto tutto questa scenata di gelosia senza dargli modo di spiegarsi.
<<Mi dispiace>> parto con le scuse, e devo dire che ora che ci penso c'è una certa somiglianza.
<<Non so se essere sollevato per questa tua reazione>>
<<Perché?>>
<<Perché mi sei sembrata parecchio... gelosa no?>> No.
<<Ma fammi il piacere. Era tutto calcolato, lo hai fatto di proposito di non dirmi che era tua sorella, sei infantile.>> lo rimprovero. Torno in salotto e mi sdraio sul divano. Lui si avvicina a me e si siede per terra a gambe incrociate. Estraggo il telefono dalla tasca e trovo un messaggio in segreteria di Nicole, porto il telefono all'orecchio e ascolto."Meghan! Stai buona, lei non è una minaccia! É sua sorella Eden! E' simpaticissima ed è venuta qui per qualche giorno a casa di suo fratello. Non vi sbranate voi due"
<<Troppo tardi amica>> - dico ad alta voce - <<Perché è qui tua sorella?>> chiedo voltandomi verso di lui.
<<Dobbiamo organizzare una cosa e non la vedevo da molto tempo quindi ho approfittato.>>
<<Lei quale è?>>
<<Quella di mezzo. Ha la tua stessa età>> annuisco decisa e torno a fissare il soffitto. Dopo alcuni momenti di assoluto silenzio è lui a romperlo.
<<Perché deve essere sempre così difficile con te?>>
<<Non sei abituato a chi non casca subito ai tuoi piedi?>> rispondo acida.<<Non ho detto questo. Solo non capisco perché tu debba comportarti in questo modo nonostante io non ti abbia mai dato il motivo di farlo. Un momento sei felice e spensierata, l'altro stai muta e pensierosa. Alcune volte fissi il vuoto come se potessi trovare subito soluzioni ai tuoi problemi. L'altra volta eri così sovrappensiero che hai versato la birra in una tazzina da caffè e hai messo la bustina del tè dentro ad un sandwich. Ti vedo a lavoro che ti distrai e ti perdi nel tuo mondo. Cosa ti passa per quell'adorabile testolina?>>
Appena finisce di parlare lo trovo a osservarmi con uno sguardo serio che non gli ho mai visto prima. I lineamenti del suo viso sono duri, non più rilassati come quando dorme a poca distanza da me.
<<So di non essere la persona più facile da capire. Accettare e saper ascoltare i miei silenzi, le mie lune storte e i miei sbalzi d'umore insensati, riuscire a capire cosa mi passa per questa adorabile testolina>> - dico picchiettando l'indice sulla fronte - <<non è da tutti. Credo che stare al mio fianco sia una grossa responsabilità, e a nessuno piacciono le grosse responsabilità.>><<Mi assumo sempre le mie responsabilità. Anche quelle grosse. Ti ripeto che ho vissuto da solo con quattro donne, due delle quali erano anche più piccole di me, non credi che siano grosse responsabilità?>> lo sento alzarsi e avvicinarsi al divano, solleva le mie gambe e si siede mettendosele in grembo. Mi toglie le scarpe e i calzini. Altro deja-vù.
<<Se ti senti in dovere di dirmi queste cose è solo perché non hai mai trovato nessuno in grado di farti sentire speciale invece che un peso o una responsabilità>> dice toccando un punto preciso sotto alla pianta del piede, provocando in me una sensazione di beatitudine. Questo ha le mani magiche. Nonostante ciò, i miei occhi iniziano a frizzare e cerco in tutti i modi di non incrociare il suo sguardo penetrante. Meghan non è il momento di piangere tesoro, non mentre un uomo affascinante ti massaggia i piedi.
Ha assolutamente ragione. Fin dai primi problemi Caleb si è sempre sentito obbligato a stare con me, non ha mai fatto niente volontariamente o a fin di bene. I miei problemi iniziano tutti con lui. Ho sempre ritenuto di essere io il grosso problema con cui tutti dovevano avere a che fare, sempre io quella sbagliata.

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Keep Fighting
Literatura FemininaSi sa, il passato è sempre un tasto dolente per chiunque. Per Meghan West però, è anche peggio. Lei non riesce a cancellare tutto quello che le è successo. È dovuta crescere in fretta e adattarsi in un ambiente che non le apparteneva. Ha dovuto rinu...