20. Una Serata Diversa

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<<Sei maleducato>> lo rimprovero.
<<Non è vero! Sono un gentiluomo di prima categoria>> ribatte lui gonfiando il petto.
<<Questa l'ho già sentita>> dico ridendo.
<<Vuoi che resti a farti compagnia finché non va via la bambina?>> mi domanda cambiando argomento.
<<Se ti va... Più che altro non so cosa farle per cena, non ho molto in frigo.>>
<<Non ti preoccupare, vado a prendere qualcosa io al supermercato.>> si alza velocemente e va ad aprire il frigo per ispezionare il suo interno.
<<Perfetto. Torno tra poco>> dice e mi lascia un bacio sulla guancia prima di uscire da casa mia in fretta e furia.

Mi ha appena dato un bacio sulla guancia? Non me lo aspettavo. Deve averlo fatto senza pensarci.

Scuoto la testa per trovare la lucidità mentale e raggiungo Hannah in soggiorno. Qui tento l'impossibile: avviare una conversazione con lei.
<<Allora Hannah, come va a scuola?>> le domando sedendomi dalla parte opposta del divano.
<<Bene>> ribatte secca.
Saranno dei minuti lunghissimi.
<<Hai tante amiche con cui giocare?>>
<<No. Ho solo amici maschi. Non mi piacciono le femmine>> risponde.
Questa era inaspettata come risposta.
<<E come si chiamano?>> continuo a chiederle cercando di non far morire la conversazione.
<<Non te lo dico>> taglia corto.
Come non detto. I miei piani sono andati in fumo.
<<Mamma e papà come stanno?>>
<<Stanno bene. Lavorano tanto...>> dice cambiando tono da seccato a dispiaciuto. Abbassa lo sguardo ed inzia a dondolare i piedi avanti e indietro.
<<È per questo che stai tanto con tuo nonno?>>
<<Sì, mi piace il nonno, però vorrei passare del tempo con i miei genitori come tutti i bambini della mia età.>> continua a rattristarsi.
Merda e se piange cosa faccio?
<<Se vuoi puoi venire qui da me tutte le volte che vuoi.>> azzardo questa proposta.
Lei solleva lo sguardo e punta gli occhi su di me. Mi squadra da capo a piedi e dopo se ne esce con un: <<Ti farò sapere>> accompagnato da un gesto della mano.

Se scoppio a ridere sono una cattiva persona? Andiamo... Ha 5 anni!
<<Hai mai pensato di tagliarti i capelli?>> mi domanda dal nulla.
<<Ehm, sinceramente no. Li ho sempre avuti lunghi.>> dico pettinando con le dite le mie ciocche nere.
<<Io sì. Quando li avrò abbastanza lunghi, almeno fino a qui>> - dice indicando con la mano il fondo schiena - <<li taglierò e li donerò alle persone che non hanno più capelli.>> conclude.
Rimango senza parole.
Perché rimango più stupita dalle bambine di 5 e 7 anni che dagli adulti? I suoi genitori sono consapelovi di quanto sia sveglia questa creatura?

<<Come mai dici questo?>>
<<Perché l'unica mia amica l'altro giorno è tornata all'asilo dopo tanto tempo e non li aveva più. Mi ha detto che prima o poi cresceranno di nuovo ma nel frattempo dovrà portare una parrucca.>>
Improvvisamente, ho un nodo alla gola. Hannah non si rende conto del problema della sua amica, ma nonostante ciò vuole donare i suoi capelli alle persone malate come lei.
<<È una cosa bellissima che tu voglia tagliarti i capelli Hannah.>> le dico avvicinandomi a lei.
Mi guarda confusa ma poi si rilassa.
<<La tua amica è veramente fortunata ad averti al suo fianco.>> le metto una mando sulla piccola coscia e lei la osserva senza troppe emozioni.
<<Mamma dice che sarà mia amica per sempre.>> tutto ad un tratto le sue guance paffute sono rigate da lacrime copiose.
<<Ma certo che lo sarà.>> non riesco a trattenermi e l'abbraccio attirandola a me. Lei non si muove ma anzi, cinge le sue braccia intorno al mio corpo appoggiando la testa sul petto.
So che sa cos'ha la sua amica. È troppo sveglia per non saperlo. Altrimenti non piangerebbe nemmeno.

Nel mezzo del nostro inaspettato abbraccio, la porta si apre e Ethan entra dentro tutto fradicio.
<<Ha iniziato a piovere mentre ero per strada.>> dice alzando lo sguardo e vedendoci avvinghiate.
<<Ho interrotto qualcosa?>>
<<No figurati. Ho un cambio pulito da darti di là. Seguimi così ti cambi.>> mi alzo dal divano e vado verso l'armadio per prendere pantaloni e una felpa asciutti.
<<Voglio sapere perché tenevi questi vestiti in casa?>>
<<No non vuoi.>> dico sorridendo e spingendolo in bagno.
In realtà quei vestiti erano di mio padre e sono gli unici che ho portato a casa. Non ho semplicemente voglia di raccontargli la mia vita.

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