Nessuno di intelligente gioca pulito.
[...]
Lui era il veleno di Seul. Immaginai fosse soprannominato così perché fosse appunto un veleno.
Un veleno senza antidoto.
Seul è sempre stata una grande metropoli piena di tutte le cose che mandano Hera i...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Slacciai la cintura di sicurezza e scesi dall'auto. Mi girai per salutare Taehyung e ringraziarlo della serata, ma il ragazzo fu già fuori dalla macchina. Rimasi a guardarlo aggirare quella vettura costosissima prima di fermarsi proprio vicino a me. Un leggero sorriso stava sul suo viso ed era un sorriso dolce, felice. Amai vederlo in quel modo. Stetti per parlare, ma lo sguardo del ragazzo mi distrasse. Quanto è bello. Era possibile che una bellezza del genere appartenesse all'uomo che aveva venduto droga al mio migliore amico e che minacciava di spaccargli le gambe? Forse aveva un gemello cattivo o una cosa simile.
«Grazie per tutto»
Sorrisi al maggiore e mi strinsi nel suo cappotto. Avevo quasi dimenticato di avercelo addosso da quanto confortevole fosse. Guardavo il petto del castano essendo troppo imbarazzata per scambiare lo sguardo con lui. Non era a causa della vergogna, ma vero e proprio imbarazzo. Mi sembrava di essere una ragazzina.
«Grazie a te, tesoro- ci vediamo domani»
Al contrario di ciò che dissero le sue parole, lui non se ne andò. Taehyung rimase fermo davanti a me a qualche centimetro di distanza dal mio corpo. Mi fissava dritta negli occhi, le mani nelle tasche dei pantaloni scuri, i capelli ora leggermente spettinati e mossi davanti la fronte. Forse avrei potuto spostarli in modo che non dessero fastidio agli occhi, no? Scacciai all'improvviso quel pensiero dalla mia mente ed abbassai ancora lo sguardo. Dovevo rimettermi in sesto e andarmene dentro casa in modo da dormire sopra tutta quella pesante giornata.
«Okay, va bene- buonanotte, Taehyung-»
«Tesoro! Chi è il tuo amico?»
La mia testa e quella del ragazzo si girarono di scatto verso l'entrata di casa mia. Oh no. Una donna con il braccio sventolante e un sorriso a trentadue denti attirò la mia attenzione e, probabilmente, quella di tutto il vicinato. Mia mamma. Non era possibile. Dovevo star facendo un incubo o una cosa simile.
Stetti per cacciare Taehyung dentro la sua stessa auto con le mie mani, ma appena mi voltai verso di lui non lo vidi più. Cosa? Spalancai gli occhi nel vedere il castano camminare come un felino verso mia madre. Volli strapparmi i capelli.
«Buonasera signora, è un piacere conoscerla- mi chiamo Kim Taehyung»
Il paraculo sfoggiò uno dei sorrisi più smaglianti e finti che io gli avessi mai visto fare. Allungò la mano verso mia madre e lei, tutta felice, gliela strinse, ma Taehyung pensò bene di portare il dorso della mano alle sue labbra. Maledetto.
«Che bel ragazzo! Sei amico di mia figlia? Lei non mi ha mai parlato di te-»
«Alla dolce Hera non piace vantarsi»
Faccia da culo. Digrignai i denti nel lanciare un'occhiataccia al maggiore e lui allargò il ghigno nel vederla. In quel momento, lo sguardo estasiato di mia madre mi scivolò addosso per poi ritornare su di me. Solo in quell'esatto istante mi ricordai di avere sulle spalle un cappotto non mio, ma di Taehyung. Ero fottuta. Mia madre avrebbe continuato a parlare di Taehyung, a convincermi a sposarmi e fare figli con lui per il resto della vita.