𝗖𝗔𝗣𝗜𝗧𝗢𝗟𝗢 𝗜4. Ho fatto un casino con Taehyung.

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𝗦𝗲𝘂𝗹 𝗩𝗲𝗻𝗼𝗺𓆙

Deglutii con forza e posai la fronte contro il finestrino

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Deglutii con forza e posai la fronte contro il finestrino. Taehyung stava ancora guidando, non aveva detto una parola da quando eravamo entranti in macchina e non accennava a voler fare conversazione, anzi. Era arrabbiato, era furioso e lo vedevo dalle sue mani strette saldamente sul volante, il gomito posato sulla portiera dell'auto, la mano che gli torturava il viso come se fosse agitato, scocciato, irrequieto. Era incazzato, era un qualcosa che non lo avevo mai visto essere, sebbene non lo conoscessi da tanto. Lui non mi sembrava il tipo di persona che faceva intendere quando era arrabbiato, quando era felice e per questo quella reazione mi aveva preso in contropiede.

Per questo, avevo paura. Non avevo alcun motivo di avercene, ma era così. Avevo paura del modo violento in cui aveva chiuso la portiera minuti prima, della velocità a cui stava spingendo la sua macchina, del silenzio presente interrotto solo dal suo respiro pesante. I suoi occhi scuri, appena assottigliati a causa della sua fronte contratta erano fissi sulla strada e sembravano volerla incendiare con il solo pensiero. Perché si stava comportando in quel modo? Perché mi aveva trattato in quel modo? Era perché avevo pagato anche per lui? Ventimila won?

Sussultai sul sedile appena la macchina si fermò e sollevai lo sguardo fuori dal finestrino. Casa mia. Taehyung mi aveva riportata a casa. Non voleva andare in un posto? Mi girai verso di lui aspettandomi almeno un cenno, ma non ci fu niente. Non uno sguardo, non un minimo movimento. Il nulla totale.

«Scendi»

Quella parola fu dura, grattata fino in fondo la gola e pronunciata senza nemmeno guardarmi negli occhi. Sembrava che quel ragazzo fosse deluso da me, così arrabbiato da nemmeno volermi salutare come una persona normale avrebbe fatto.

«Taehyung-» la mia voce tremò e nemmeno io ne seppi il motivo, anche se avrei dovuto immaginarmelo. Avevo paura, ma non di qualcosa che lui avrebbe potuto fare. Ebbi paura di lui in quelle condizioni e basta. «Puoi dirmi cosa è successo? Se ti ho offeso in qualsiasi modo, mi dispiace- non era mia intenzione-»

«Ho detto scendi da questa cazzo di macchina, Hera»

Rimasi paralizzata da quel tono severo. Ci misi qualche secondo per registrare quella frase nella testa e appena lo feci aspettai che Taehyung mi dicesse che stesse scherzando, che fosse una battuta. Non accadde.

Ad un certo punto, il maggiore voltò di scatto la testa verso di me con la mandibola contratta, gli occhi marroni bassi sui miei, le sopracciglia aggrottate come a dirmi di muovermi, di andarmene, di non farmi più vedere. Bene.

Scesi di fretta da quella diavolo di auto e chiusi la portiera con quanta più forza possibile. Sperai gli si rompesse l'intera macchina.

Prendevo respiri pesanti mentre camminavo, mentre raggiungevo la porta di casa mia e sentivo l'auto di Taehyung sgommare alle mie spalle. Vaffanculo. Mi aveva trattato come una stupida, una specie di pezza da piedi, come se di punto in bianco lui avesse iniziato ad odiarmi. Era stato lui ad invitarmi fuori, ad accettare il mio secondo invito. Perché si era comportato in quel modo? Poteva trattarsi del mio gesto di pagare? Questo poteva giustificare una reazione del genere? Vaffanculo.

𝗦𝗘𝗢𝗨𝗟 𝗩𝗘𝗡𝗢𝗠𓆙 [BTS; Kim Taehyung]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora