Nessuno di intelligente gioca pulito.
[...]
Lui era il veleno di Seul. Immaginai fosse soprannominato così perché fosse appunto un veleno.
Un veleno senza antidoto.
Seul è sempre stata una grande metropoli piena di tutte le cose che mandano Hera i...
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La vergogna, l'imbarazzo che provavo e che mi sentivo addosso mi stavano logorando dall'interno. Lacrime continuavano ad uscire dai miei occhi rossi e gonfi, il labbro inferiore che tremava, sebbene fosse stretto dai denti. Continuavo a prendere roba dai cassetti e a buttarla per terra alla ricerca della mia uniforme pulita per andare a lavoro, ma niente. I miei genitori al piano di sotto per fortuna non avevano notato in che stato io fossi ridotta appena tornata a casa. Avevo chiamato un taxi che per fortuna era venuto subito a prendermi sotto l'appartamento di Taehyung, ma il viaggio non era stato per niente piacevole. Pensavo ancora e ancora alle parole di Durji, al suo sguardo divertito, alla sua espressione derisoria. Quel tizio non provava un minimo di rispetto nei miei confronti, anche se io non gli avevo mai fatto nulla di male.
E se Durji non fosse stato il solo a pensarla in quel modo? Se anche Yoongi e Jimin mi credessero un'approfittatrice? Ma, soprattutto, perché mi importava? Non era di certo la verità ed io questo lo sapevo. Eppure sembrava non bastare.
Ringhiai ancora fra i denti quando non trovai la mia dannata uniforme. Dov'era finita? Non potevo presentarmi a lavoro senza quella fottuta maglia e quei fottuti pantaloni; Sungho mi avrebbe licenziata subito dopo avermi fatto passare l'inferno davanti a tutti i clienti. Quel tizio aveva una specie di kink sull'offendere le persone e ridicolizzarle di fronte ad una specie di pubblico.
«Mi sarei aspettato almeno mezza parola prima che te ne andassi»
Mi voltai verso la porta della mia stanza e per poco non ebbi una sincope. Che diavolo? Cos'era quella moda di presentarsi in stanze altrui senza alcun invito?
«Tu come- come diavolo sei-?»
«Tua mamma è sempre felice di farmi entrare»
Giusto. A volte dimenticavo che mia madre amasse i soldi tanto quanto amasse me e mio padre, per questo non aveva problemi a sapere che sua figlia usciva con il famoso, unico e solo Kim Taehyung.
Il maggiore se ne stava con la spalla attaccata allo stipite della porta, la nuca posata nello stesso posto e le braccia incrociate al petto. Aveva addosso una semplice maglietta bianca a maniche corte, i capelli castani spettinati che gli coprivano la fronte e parte di quei dolci occhi assonnati. Qualcosa mi diceva che Taehyung fosse partito da casa appena saputo che io me ne fossi andata. Aveva comprato un appartamento a causa mia, quindi era capace di tutto.
«Sì, giusto, scusa- non ho- non volevo disturbarti»
Persino alle mie stesse orecchie sembrai una bugiarda. Continuavo a guardare in basso sperando che Taehyung parlasse, che se ne andasse o che facesse qualsiasi altra cosa che non fosse stare lì a fissarmi. Mi sentivo nuda sotto i suoi occhi, anche se ero completamente vestita. Mi sentivo in imbarazzo, provavo vergogna e non era nemmeno a causa mia. Volevo solo che lui mi abbracciasse.