𝗖𝗔𝗣𝗜𝗧𝗢𝗟𝗢 22. Per favore.

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𝙎𝙚𝙪𝙡 𝙑𝙚𝙣𝙤𝙢𓆙

Ci sentiamo, tesoro, okay? Le ultime parole famose

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Csentiamo, tesoro, okay? Le ultime parole famose. Avrei tanto voluto tatuarmele da qualche parte, probabilmente in fronte in modo che chiunque mi avesse incontrato avrebbe saputo quanto io fossi idiota e stupida. A mia discolpa, comunque, potevo dire che Taehyung fosse dannatamente bravo con gli sguardi, con le parole, con qualsiasi gesto e con qualsiasi altra dannata cosa. Lui era un maledetto. Era un maledetto perché mi aveva fatto dimenticare, in uno strano modo, che tipo di persona lui fosse: il ragazzo che aveva perseguitato il mio migliore amico per settimane e che lo aveva pestato per ben due volte. Come era riuscito a farmelo dimenticare? Forse la colpa non era sua, ma mia e del mio essere così facilmente malleabile. Facilmente un cazzo. Era raro che io mi facessi mettere i piedi in testa da qualcuno, che qualcuno riuscisse a farmela sotto il naso, ma a quanto pareva non impossibile.

Da quanto tempo Taehyung non si faceva sentire? Due giorni? Forse tre? Fatto stava che io lo avevo aspettato. Avevo aspettato una sua chiamata, un suo messaggio, una sua visita o un suo minimo cenno di vita. Niente. non era successo niente. La parte orgogliosa di me, e anche mia madre, continuava a dire che doveva essere lui quello a cercarmi dopo tutto quello che mi aveva fatto passare, ma la mia parte femminista e razionale mi diceva che dovevo essere anche io quella a farsi sentire se davvero volevo qualcosa. Questo era uno dei problemi principali, appunto. Cosa volevo? Volevo qualcosa? No, che diavolo. E allora perché, solo pochi giorni prima, io avrei baciato Taehyung senza farmi troppi problemi? Perché avevo lasciato che lui mi sfiorasse, che mi toccasse? Maledetto. E maledetta anche me.

Le mie palpebre si abbassarono appena ed io sospirai leggermente. Cosa stavo facendo? Ero per caso infatuata del tizio che aveva reso la vita del mio migliore amico un inferno? E non mi vergognavo ad ammetterlo? Diavolo se mi vergognavo, in realtà, ma non c'era molto che potessi fare.

«Come va, Hera? Ti vedo troppo pensierosa»

Abbassai lo sguardo davanti il bancone e mi ricordai di sorridere come se quella fosse la migliore giornata della mia vita. Era sabato sera, fra una decina di minuti avrei finito il mio turno e sarei tornata a casa. Ma no. No, perché dovevo servire l'ultimo cliente rimasto in quel dannato e maledetto bar. Il signor Lee.

«Tutto bene, signore- lei? Come sta?»

Passai nuovamente lo straccio sopra quel legno lucido. Cercavo in tutti i modi di far capire a quell'uomo di doversene andare, di lasciarmi in pace, di smettere di guardarmi come se fossi un dannato pezzo di carne. Sebbene la mia uniforme fosse fatta da una t-shirt e dei pantaloni neri e larghi, il vecchio bavoso non aveva smesso nemmeno per un secondo di fissarmi. Aveva pure una moglie, lui, ed io avrei potuto essere sua figlia. Anzi, sua nipote.

L'uomo posò il suo ennesimo bicchiere di whisky e sorrise nel leccarsi le labbra. I suoi occhiali tondi ed enormi scivolarono un po' giù dal naso e lui fu costretto a riportarli al loro posto.

𝗦𝗘𝗢𝗨𝗟 𝗩𝗘𝗡𝗢𝗠𓆙 [BTS; Kim Taehyung]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora