Nessuno di intelligente gioca pulito.
[...]
Lui era il veleno di Seul. Immaginai fosse soprannominato così perché fosse appunto un veleno.
Un veleno senza antidoto.
Seul è sempre stata una grande metropoli piena di tutte le cose che mandano Hera i...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Passai lo straccio sul bancone sotto il mento di Hoseok e lo guardai male. Il mio migliore amico non sapeva mangiare come un comune essere umano soprattutto se si trattava di panini che perdevano briciole. Avrei tanto voluto urlargli addosso di mettersi qualcosa sotto o di pulire lui stesso, ma Sungho non me lo avrebbe lasciato fare senza prima sgridarmi e farmi fare una figuraccia davanti a tutti.
Quel pomeriggio sarebbe stata più dura del previsto, ma grazie a Dio, Hoseok era venuto a trovarmi. Malgrado lui, per me, fosse come un fratello minore che avrei volentieri preso a sberle, almeno non mi faceva disperare in mezzo a tutti quei vecchietti, a quelle signore con la pelliccia più grande del loro intero corpo.
Sollevai lo sguardo alle spalle del biondo che continuava a parlarmi da davanti il bancone e sospirai sonoramente. Il sole era alto nel cielo, sebbene facesse davvero freddo, il cielo era chiaro, privo di nuvole e da dove mi trovavo io si potevano chiaramente vedere i grandi, giganteschi grattacieli di Seul. Avrei voluto uscire per andare a fare una passeggiata, almeno. Cosa più importante di tutte, era venerdì. Quello stesso giorno era venerdì e questo significava che mancavano pochi giorni all'inizio delle mie lezioni universitarie, che il giorno dopo e quello dopo ancora il bar sarebbe stato pieno di persone e che, quella stessa sera, Hoseok avrebbe estinto il suo debito con Taehyung.
Kim Taehyung. Il tizio che mi aveva portato fuori a cena, che non provava nessuna emozione se non odio e rabbia, che aveva ordinato di picchiare il mio amico e che lo avrebbe fatto ancora una volta se Hoseok non gli avesse restituito i suoi soldi. Quel tizio che apparentemente era l'amministratore delegato della Tower, che aveva un suo ufficio privato nella Torre e che, nel tempo libero, spacciava erba e droga. Anche colui che la sera prima si era arrabbiato con me, che mi aveva trattato come una pezza da piedi e mi aveva riportato a casa senza nemmeno dire una parola. Ero abbastanza sicura che non fosse colpa mia, che lui avesse reagito in quel modo perché io avevo pagato anche per lui ad un dannato McDonald's. Che si fotta.
Lanciai un'occhiata alla mia destra, in fondo, quando avvertii un movimento improvviso. Trattenni i conati di vomito nel vedere un tavolo pieno di vecchietti che giocavano a carte, che urlavano imprecazioni ogni qualvolta perdevano e che di tanto in tanto mi lanciavano delle occhiate schifose e viscide. Con loro, infatti, c'era anche il signor Lee, il vecchietto bavoso. Le giornate in bar avrebbero potuto essere anche sopportabili se quei dannati vecchi non si fossero comportati come dei ragazzini in piena fase ormonale. Per fortuna, il mio lavoro rimaneva fare i drink dietro il bancone.
«Mi dai una bottiglia di soju per favore?»
Il borbottio di Hoseok mi fece riportare lo sguardo su di lui. Lo guardai male mentre aveva ancora il suo panino fra le mani, la bocca sporca di salsa, le mani lucide a causa dell'olio sopra il pane. Che approfittatore.
«Sappiamo entrambi che non intendi pagare, idiota- non ti darò il soju»
Gli lanciai un'occhiata e lui alzò le mani come in segno di resa. Immaginavo di già che avrei dovuto sottrarre quello che Hoseok stava mangiando dal mio stipendio a fine mese. Già era poco per me, figurarsi se si toglievano altri soldi.