𝗖𝗔𝗣𝗜𝗧𝗢𝗟𝗢 23. Tu colpisci me, io colpisco te.

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𝙎𝙚𝙪𝙡 𝙑𝙚𝙣𝙤𝙢𓆙

Raccolsi i capelli in un chignon disordinato e lo fermai sopra la testa con un elastico

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Raccolsi i capelli in un chignon disordinato e lo fermai sopra la testa con un elastico. Uscii dal bagno e l'aria calda di quell'appartamento costoso come la mia vita fece rilassare ogni muscolo del mio corpo a partire dalle gambe nude, le braccia spoglie e il viso ancora umido a causa della doccia appena fatta. Mi sentivo meglio, più leggera sia fisicamente che mentalmente. Avevo addosso una maglia presa dai cassetti di Taehyung, dei suoi boxer proprio come la prima volta che ero andata a casa sua. In uno strano modo, non mi sentivo in pericolo o a disagio. Qualcuno doveva avermi dato una forte botta in testa.

Sgusciai fuori dal corridoio e cercai il ragazzo con lo sguardo, ma invece di vederlo, lo sentii. Forte e chiaro. Camminai lentamente verso il salotto non trovando ancora nessuno, ma sentendo la voce di Taehyung farsi più violenta e vicina a me. Il ragazzo stava urlando, ringhiando ed imprecando a voce troppo alta. Arrivai proprio davanti la grande portafinestra e lo vidi lì fermo con il petto nudo posato contro la ringhiera della terrazza, le gambe coperte da jeans larghi, la cintura sui suoi fianchi. Taehyung aveva un braccio sopra il metallo della ringhiera, l'altro vicino al collo che teneva fermo il telefono all'orecchio. Mi dava le spalle e per questo io riuscivo solo a vedere i suoi capelli arruffati, la schiena nuda e muscolosa che si contraeva ogni volta che lui parlava.

Un odore arrivò alle mie narici facendomi storcere il naso appena uscii dall'appartamento. Mi strinsi nelle braccia a causa del freddo, ma rimasi ad ascoltare cosa Taehyung stesse dicendo. Il maggiore era incazzato mentre ringhiava verso il povero malcapitato dall'altra parte della cornetta. La sua mano apparentemente libera si muoveva davanti il suo viso avvicinando e poi allontanando la sigaretta, il suo tono di voce era alto. Doveva pensare che io fossi ancora in bagno.

«Non me ne frega un cazzo di cosa pensa il tuo capo» i ringhi continuavano, il corpo del castano si muoveva. Ora non era più posato in avanti sulla ringhiera, ma dritto di fronte il panorama di una Seoul notturna. «Il patto era già stato accordato, l'unica cosa da decidere era il pagamento ed i metodi- lasciami finire, cazzo!»

Sobbalzai persino io a quel ringhio. Dannazione. Era davvero arrabbiato.

«Fissa un appuntamento con quel coglione, parleremo faccia a faccia- sì, digli pure che l'ho chiamato coglione e aggiungi anche che è una testa di merda, quel coglione-» Taehyung rise alle sue stesse parole e questo mi fece roteare gli occhi al cielo. Quel tizio prima o poi si sarebbe fatto uccidere.

Sobbalzai sul posto quando il castano iniziò a voltarsi verso di me. Ero morta?

«Mi ci pulisco il culo con i suoi-»

Le parole di Taehyung si bloccarono. La frase si fermò esattamente quando il suo sguardo si accorse della mia presenza davanti la portafinestra. Gli occhi del maggiore si assottigliarono di poco, la sua testa si inclinò nel far scorrere l'attenzione per tutto il mio corpo. Mi sentii praticamente nuda sotto quello sguardo, sotto quel ghigno divertito, ma allo stesso tempo pieno di malizia.

𝗦𝗘𝗢𝗨𝗟 𝗩𝗘𝗡𝗢𝗠𓆙 [BTS; Kim Taehyung]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora