𝗖𝗔𝗣𝗜𝗧𝗢𝗟𝗢 𝗜𝗢. Mr. Grazie al Cazzo.

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𝙎𝙚𝙪𝙡 𝙑𝙚𝙣𝙤𝙢𓆙

Arricciai il naso quando la mia guancia si posò sul cuscino

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Arricciai il naso quando la mia guancia si posò sul cuscino. Quel cuscino, quel materasso e quelle coperte calde erano forse la cosa più comoda su cui io avessi mai dormito. Doveva essere merito di tutti i soldi che valeva quell'appartamento. Ancora non credevo possibile che Taehyung fosse così ricco. Cosa faceva? Vendeva solo droga ed erba? Impossibile. Aveva un ufficio tutto suo alla Torre, persone che lavoravano per lui e un'aria da viziato che poteva comprarsi tutto con i soldi. Sicuramente era un figlio di papà o una cosa del genere proprio come ogni singola persona presente a Seul, tranne per Hoseok. Probabilmente perché i suoi genitori non lo viziavano e lui viveva con una paghetta mensile.

Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi fu la luce che trapassava dalle tende davanti la grande finestra. Non ne fui sicura, ma fuori da quell'enorme porta trasparente immaginai ci fosse un grande terrazzo. Avere tanti soldi doveva essere bello.

Mi sedetti sul materasso sfregandomi gli occhi nello sbadigliare. Il mio sguardo slittò in ogni angolo della stanza fino a raggiungere una poltrona in fondo alla camera con lo schienale contro la parete. Taehyung era ancora seduto lì. Un gomito sopra il poggiolo, la testa inclinata di lato e retta dalla sua stessa mano, l'altro braccio disteso sopra le cosce aperte. Il ragazzo mi aveva obbligato a dormire sul letto dicendo che lui avrebbe preso la poltrona ed avrebbe dormito lì perché, parole sue, lui tanto non avrebbe chiuso occhio. Come no.

Scossi la testa indignata e quasi quasi mi sentii in colpa nel vedere il castano in quella posizione scomoda, poi ricordai di come diavolo io fossi arrivata in quell'appartamento e di come lui e i suoi amici avessero ridotto Hoseok. Era già tanto se non lo soffocavo nel sonno.

I suoi piccoli occhi erano chiusi, la fronte rilassata, le labbra appena separate tra di loro ed il petto nudo che si muoveva lentamente. Per la prima volta da quando lo avevo conosciuto, Kim Taehyung sembrava una persona degna di essere chiamata tale e non di certo uno strozzino senza cuore.

Presi il telefono che il castano mi aveva regalato il giorno prima e, imprecando mentalmente nel tentare di sbloccare quell'IPhone, scattai una foto allo stesso ragazzo. Pensai di poter essere io quella a poterlo ricattare, adesso. Ora rimaneva una cosa importante da fare, però. Forse la più importante dell'intera giornata. Colazione. La colazione era forse l'unico motivo che mi spingeva ad uscire dal letto la mattina e fu proprio la ragione per cui lo feci quel giorno.

Scivolai giù dal letto e, a passi felpati, raggiunsi il fianco di Taehyung. Assottigliai gli occhi nell'esaminare quel tizio sperando che non stesse fingendo di dormire, ma non lo credetti possibile. In un modo assurdo e paradossale, Taehyung era rispettoso nei miei confronti. Mi aveva rapita, mi aveva minacciata e trattata davvero male prendendomi pure in giro, ma non mi aveva toccata in nessun viscido modo e anche quella stessa notte non mi aveva neanche guardata. Scossi la testa. Grazie al cazzo, Hera. È il minimo indispensabile dell'essere civili.

𝗦𝗘𝗢𝗨𝗟 𝗩𝗘𝗡𝗢𝗠𓆙 [BTS; Kim Taehyung]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora