CAPITOLO 2

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A volte vorrei essere normale e smettere di pensare.
(Ghemon)

LEILA'S POV💜

Un'altra notte insonne passata lentamente nel mio letto a fissare il vuoto.

Non chiudo gli occhi da giorni ormai e sento che il mio corpo sta per crollare ma devo resistere.

Non posso e non voglio dormire. è come se Dio mi avesse già spedito nel mio loop infernale personale.

Oggi New York è grigia e cupa, riflette il mio stato d'animo come uno specchio.

Il mercoledì ho il turno pomeridiano alla bakery quindi decido di andare direttamente alla Columbia.

Arrivo e vado a lezione, entro con lo sguardo basso facendo attenzione a non calpestare le righe delle mattonelle come facevo da piccola insieme a mia madre. "Mamma, mamma! Se le calpesti accadranno cose brutte a tutti noi" dicevo sempre.

Ed è come se la piccola me avesse previsto il futuro.

Ho calpestato una riga e tutto ha iniziato ad andare a rotoli. Secondo dopo secondo senza fermarsi mai.

Come il giorno prima mi sento osservata e voltandomi vengo risucchiata dai quei due occhi verde smeraldo che brillano come le lucciole la notte.

Non ci faccio caso e torno a seguire la lezione non accorgendomi nemmeno che in realtà è già finita.

La sedia accanto a me si sposta e girandomi vedo un ragazzo alto moro e magro sedersi accanto a me.

Sto per urlare. Un urlo cosi potente che lo sentiranno fino a Staten Island. Rimango in silenzio con la bocca leggermente aperta mentre il mio cuore continua ad accelerare come se volesse letteralmente uscirmi dal petto.

"Ciao". è tutto quello che esce dalle sue labbra. La sua voce...
"Io sono Kyle".
Ed è in questo esatto momento che non resisto più.

Mi alzo di scatto dalla sedia facendola rovesciare e corro fuori dall'aula.

Corro finché non sento le gambe tremare, corro finché non mi si blocca il respiro per l'affanno.

Salgo in sella e appena arrivo a casa entro in bagno. Chiudo la porta e mi appoggio ad essa come se fosse una persona e mi lascio scivolare giù fino al pavimento.

Lacrime grosse come chicchi d'uva iniziano a solcarmi il volto sporcandomi di mascara tutte le guance.

Mi rendo conto di aver pianto troppo quando inizio a sentire gli occhi e la gola bruciare.

Mi alzo e appoggio le mani sul lavandino riflettendomi allo specchio. Mi guardo per un tempo indeterminato e 1000 pensieri sfrecciano come treni nella mia mente ma la domanda che mi continuo a fare è "Com'è possibile?".

Gli somiglia così tanto....

Esco sul balcone e fumo almeno 5 sigarette una dietro l'altra mentre ogni tanto qualche lacrima solitaria solca il mio viso.

Provo a scacciarle via ma continuano ad uscire imperterrite.

"SMETTILA!!" urlo con tutta la mia voce fino a farmi ustionare la gola. L'eco rimbomba per un po tra i vicoli scomparendo poi tra le voci e il traffico della città.

New York sembra rispondere al mio urlo e dalle nuvole iniziano a scendere gocce di pioggia.

Inizia a diluviare ed è come se mi dicesse "tranquilla puoi piangere, ora ci sono io a coprirti", e d'improvviso le mie lacrime e l'acqua piovana si mischiano tra di loro fino a non distinguersi più.

Sembriamo io e te. Quando mi abbracciavi cosi forte come a volermi far entrare dentro di te.

Rientro in casa completamente bagnata e mi appoggio sul letto accovacciandomi su me stessa.

La foto sul comodino è troppo da sopportare. Tutto è troppo da sopportare. Il dolore, la rabbia, la tristezza, il vuoto che sento dentro, perfino il mio stesso respiro in questo momento mi sembra un rumore di troppo.

I miei pensieri si affievoliscono lentamente, come se qualcuno stesse tirando giù un sipario nella mia mente.

Prima che riesca a fare qualcosa mi ritrovo a dormire come un neonato tra le braccia di una madre, solo che le braccia intorno a me sono sparite da tempo ormai.

𝓢𝓱𝓸𝓰𝓪𝓷𝓪𝓲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora