CAPITOLO 44

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io per te brucio i semafori,
stringo le mani ai tuoi diavoli.
(Taciturnal, Coez)

KYLE'S POV💙

"Biscotti al ciccolato. BIS-COT-TI." Ripeto al barista per la 3 volta.

"Non è sordo Kyle, ti capisce perfettamente." Leila e il suo tono autoritario mi interrompono.
"A quanto pare no visto che è la terza volta che glielo ripeto. Cos'è mh? Voi inglesi non mangiate dei biscotti con il vostro amato tè delle 5?"

"Dei biscotti al cioccolato per favore." Ripete Leila gentilmente al cameriere, ignorandomi.
"Subito signorina." Il cameriere si allontana di corsa lasciandomi incredulo.

"Mi prendi per il culo? Ho chiesto la tua stessa identica cosa e sembravo un pazzo che chiedeva uova aliene."
"Per loro sono uova aliene. In Inghilterra si dice biscuit, non cookie."

"Oh dai mi prendi in giro? Che fate ora? Cambiate pure le parole che non vi piacciono? Siete proprio snob." Sono frustrato e offeso. Queste persone che parlano la mia stessa lingua ma non mi capiscono mi fanno saltare i nervi.

"Innanzitutto gli snob siete voi. Voi americani vi siete appropriati della nostra lingua e ne avete modificato i termini. Perciò non lamentarti signorino e chiedi scusa al popolo inglese."

"O cosa? La regina mi farà tagliare la testa?"
"Se fossimo nel 18 secolo probabilmente. Insulto alla corona britannica e bla bla bla. Ma fortunatamente la regina ora è troppo impegnata per potersi preoccupare di un piccolo americano pretenzioso."

Fortunatamente il cameriere torna con la nostra ordinazione e interrompe il nostro battibecco futile.
Siamo in un bar grazioso scelto da Leila ed il tempo fuori è uggioso.

"Non vi stancate mai della pioggia?"
"Chi è nato e cresciuto qui neanche se ne accorge più. È di routine uscire di casa e non trovare giornate soleggiate e afose. Quando capita certamente non ci lamentiamo, ma ci sta bene anche cosi."
"Ma a te non piace la pioggia." Constato.
"Si ma io sono un eccezione." Dice perdendosi a guardare il cielo grigio.

Usciamo dal bar un'oretta dopo.

"Senti...non voglio metterti fretta ma domani sera abbiamo il volo per Parigi quindi..."
"Quindi vuoi sapere quando voglio andare al cimitero e quando a casa mia?" Conclude lei al posto mio.
"Esatto. Non fraintendermi, non voglio obbligarti a fare niente. Ma ritengo che sia giusto che tu affronti il tuo dolore dopo 2 anni. Specialmente ora che stai per-" Non riesco a dirlo. Non riesco a dire quella parola. Il mio cervello non concepisce che le parole Leila e Morire siano nella stessa frase.

Mi stringe la mano e passeggiamo verso una meta indefinita.

Il vento umido di metà agosto le smuove i capelli, scoprendole le guance scavate e gli zigomi prominenti. Dimagrisce a vista d'occhio.

Stringerle la mano è come tenere in mano un cristallo, che se stringi troppo si romperebbe in mille pezzi.

Svoltiamo in una strada poco trafficata e Leila si blocca sul marciapiede.
"Che hai? Stai male?" Ho sempre il terrore che possa succederle qualcosa inaspettatamente.
"No. Ho cambiato idea Kyle. Non voglio andare a casa mia." Sta fissando una casa con un portone grazioso rosso ciliegia ormai un po' rovinato.
"Che stai dicendo? Siamo qui per questo ma chérie. Ci sono io, non devi avere paura." Provo a convincerla. Non posso accettare che lei lasci questo mondo senza aver salutato i suoi cari, la sua vecchia vita. Senza che si sia liberata dai sensi di colpa e dal dolore.
"No. Non voglio. Andiamo via." Scioglie le nostre mani e si incammina dalla parte opposta.

Il ritorno in hotel è silenzioso. Lei è entrata nel suo mondo distorto e non ne uscirà per un po'.

Una volta in camera, si accomoda sul letto e si rannicchia su se stessa. Non mi invita a stendermi vicino a lei, cosi siedo su una poltrona e la osservo addormentarsi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 23, 2022 ⏰

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