CAPITOLO 14

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Quante cose che pensi quando non parli,
però che noia decifrarti
(Sayonara, Gazzelle)

KYLE'S POV💙

Questa mattina il risveglio è stato traumatico, soprattutto per Easton, che, lo cito testualmente, ha un mal di testa nauseante.

A colazione Easton e Evie non hanno smesso di parlare nemmeno per un secondo, mentre io mi sono limitato a sgranocchiare qualcosa facendo un sorriso di tanto in tanto. Ero troppo impaziente di rivedere Leila .

Ora sono le 11 ed io e East siamo seduti ad un tavolino al bar del campus. Il mio amico è leggermente sdraiato sulla sedia con le braccia conserte. La felpa nera che mi ha rubato gli sta stretta e gli fascia i bicipiti. Il cappuccio è tirato su per coprire la nuca dal freddo newyorkese e un paio di occhiali da sole gli coprono gli occhi arrossati e gonfi dalla sbronza della sera prima.

"Questo caffè non mi ha aiutato per niente. Mi ha solo stimolato l'intestino." Sbuffa East mentre mi accendo una sigaretta.

Sto per dirgli che tra poco si aggiungerà una persona al nostro tavolo quando la vedo in lontananza.

"Eccola." Le sue gambe magre sono fasciate dai dei jeans scuri mentre una camicia bianca con sopra un maglioncino turchese e le fascia il busto.
"Chi? Di chi parli? Sono i ragazzi?" Chiede lui disorientato.

Leila si avvicina ma indugia su Easton prima di sedersi.

"Buongiorno Van Gogh. Vieni, siediti con noi." Si accomoda accanto a me e mi fa un cenno con la testa verso Easton che sembra quasi stia dormendo come se non si fosse accorto di nulla.

"Oh certo." Mi schiarisco la gola. "Leila, Easton. Easton, Leila"

Finalmente il mio amico torna sulla terra e si abbassa gli occhiali per fare uno scanner a Leila.

"Piacere mio Leila" dice ammiccando il suo nome.
"Ho portato le ciambelle. Ne volete?" Ha sempre un tono gentile lei.

"Oddio angelo mio! Sei la mia salvatrice!" Easton si lancia su una ciambella zuccherata ingoiandola intera.

Leila fa un piccolo sorriso che non può che scaldarmi il cuore.
Mentre Easton e Leila parlottano facendo conoscenza, io non smetto di fissarla.

Il maglione che indossa si abbina perfettamente ai suoi occhi.
È passata circa mezz'ora da quando è arrivata e non ho smesso di fissarla nemmeno per un minuto. Lei se ne deve essere accorta perché continua a spostarsi i capelli nervosamente dietro l'orecchio, ed è un chiaro segno del suo imbarazzo. Sto iniziando a conoscere le sue abitudini e i suoi gesti abituali.

La mano di East che mi picchietta sulla spalla mi fa tornare per un secondo alla realtà.

"Se continui a fissarla in questo modo la sciuperai subito" mi dice il mio amico sottovoce per non farsi sentire da Leila che è distratta dal cercare le sue sigarette nella borsa.

"Scusate non trovo le mie sigarette, vado a comprarle e torno." Sbotta lei cercando poi di ricomporsi.

Ha come un ossessione per il fumo, perde la calma quando non fuma, ma non credo nemmeno che gli piaccia troppo fumare.

Appena Leila è abbastanza lontana dal nostro tavolo, Easton inizia l'interrogatorio.

"Kyle che succede tra te e lei?"
"Assolutamente niente East, siamo solo amici tutto qui."
"Non guardi i tuoi amici in quel modo e lo sai anche tu. So che magari non sei ancora pronto a parlarmi di lei, ma sai che in qualsiasi momento puoi chiamarmi e ci facciamo una delle nostre chiacchierate sul tetto okay?" Lui sa già tutto, l'ha capito da solo perché mi conosce fin dentro le ossa.

"Okay amico, grazie."
"Comunque lei mi piace molto sappilo. Non te la far scappare." Conclude lui proprio mentre Leila torna a sedersi con la sua Marlboro tra le labbra.

"Okay signori miei," inizia Easton con tono teatrale. "vi abbandono per dirigermi ad acculturarmi nel nostro magnifico ateneo. Tu vieni mio impavido amico?"

Lui è fatto così. Cerca sempre di essere allegro e sorridente, si sforza di vedere sempre il lato positivo e non rinuncia mai al suo ottimismo.

"No coglione non vengo ora. Ci vediamo alla prossima lezione. Ti scrivo dopo."

Poi dopo aver salutato Leila ed avermi fatto l'occhiolino si incammina verso l'aula di botanica.

Siamo finalmente soli ed ora posso avere tutta la sua attenzione concentrata su di me.

"Scusalo se è stato troppo invadente, è come un bambino che non sa regolare le sue emozioni."

Mi scuso per il presunto comportamento del mio amico che tende ad essere molto eccentrico, anche se non so esattamente di cosa abbiano parlato perché ero troppo concentrato su di lei.

"Come fai a scusarti se non hai sentito mezza parola di quello che ci siamo detti?" Inspira il fumo e mi guarda negli occhi. Sapevo con certezza che se ne fosse accorta, perché lei nota ogni cosa.

"Beh perché lo conosco da molto e so come tende a comportarsi."

"Mi piace il tuo amico."
"Ah." Mi porto la mano sul cuore con un gesto teatrale. "Mi hai sostituito con così tanta facilità?"

Mentre mi accendo una sigaretta anche io il mio respiro di blocca di colpo, come tutto il resto del mondo.

"Non potrei mai sostituirti, non saprei come fare senza di te." Per un attimo il tempo si ferma ed esiste solo la sua voce.

Io e Leila siamo due anime che vagavano da sole, smarrite su questa terra e ora che ci siamo trovate, è come impossibile per noi separarci. Lo sento io e lo sente anche lei. Tra di noi c'è un legame che sembra essere stato forgiato con gli anni, capace di resistere al tempo e alle tempeste, più forte dell'acciaio ma fino come un filo di seta.

"La conosci la leggenda del filo rosso?" Voglio provare a stupirla io stavolta e a farle capire che anche io sento quello che sente lei. Anche io la sento come lei sente me, in ogni fibra del mio corpo.

"No."

"Beh c'è questa antichissima leggenda giapponese che narra di come ognuno di noi nasce con un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra il quale ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati."

Mi hai sentito Leila? Perché io riesco a sentire anche il cambio del tuo battito del cuore. Mi senti dentro le ossa? Lo senti il filo rosso che ci lega?

"Forse il mio filo rosso si è spezzato per sempre." Ha gli occhi vuoti.

"O magari è solo aggrovigliato insieme a tutti gli altri. E magari potrei aiutarti a sciogliere il nodo che si è formato."

Di di si. Dì che vuoi che lo faccia e lo farò. Dì che vuoi che lo tagli e farò anche quello. Qualsiasi cosa pur di vedere la luce nei tuoi occhi e non più l'oscurità.

"Okay va bene. Ma dovrai lavorare parecchio per riuscire a scioglierlo."
"Okay."

La mia mano si avvicina alla sua e provo a stringergliela ma lei mi precede intrecciando le nostre dita. Mentre guardo l'incastro perfetto tra di noi, la mia bocca prende parola da sola.

"Non è che venerdì sera ti va di venire a cena a casa mia?"

Un silenzio assordante invade l'aria attorno a noi, sento persino la mia coscienza che mi urla contro per essere stato troppo avventato.
Ora ho seriamente paura che possa sfuggirmi, che scivoli via dalla mia vita e non torni più. Ho imparato a capire che Leila ha i suoi tempi, e il mio tempismo per questa cena è stato pessimo, troppo affrettato.

"Si va bene."
"Sei sicura? Se non te la senti non ci sono problemi."

Sto cercando di rimarginare il danno creato, non voglio che accetti solo perché si sente in obbligo. Sto cercando di riparare l'iirreparabile, come se avessi appena dato fuoco a casa e quando ormai è bruciata del tutto avessi chiamato i pompieri.

"Si Kyle davvero. Voglio venire."
"Perfetto. Ma ti avverto, mia sorella e mia madre sanno essere parecchio fastidiose."

Ed ora provo a sdrammatizzare il casino che ho combinato.

𝓢𝓱𝓸𝓰𝓪𝓷𝓪𝓲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora