CAPITOLO 41

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La pioggia bussa contro il finestrino
E noi a discutere di niente fino a far mattino
Ricordi, appannavamo i vetri col respiro
(Frigobar, Franco126)

KYLE'S POV💙

"Mamma sono a casa!" Urlo entrando dalla porta principale. Sono le 10.30 e ho fatto colazione con Leila prima di tornare a casa.

"KYLE DELACORTE!" Mia madre sbuca dal corridoio vestita e pettinata perfettamente. Quando mi chiama col nome completo non è mai una bella cosa.
"Dove sei stato si può sapere? Sono notti che sparisci e non torni a casa e non ti fai mai sentire. Sai che non ti ho mai impedito di fare nulla e mi sono sempre fidata di te ma perché non collabori?! Cosa ti costa mandarmi un messaggio per farmi sapere dove sei? Hai iniziato a drogarti forse?"

Se solo sapessi mamma. Se solo sapessi cosa sto provando in questo momento. Vorrei farti entrare nel mio corpo e sentire il dolore che sto provando. Sono cosi stanco e triste.

L'abbraccio stringendola forte, cercando conforto.

"Scusami mamma. Prometto che ti scriverò più spesso."
"Sei stato da Easton? È da lui che vai tutte le notti?"
"No. Ero da Leila, mamma. Sono sempre stato da Leila." Mi si incrina la voce. "Ma non so per quanto ancora potrò starci."

"Che significa amore mio? Ti vuole lasciare? Perché? Che è successo?"

Mia mamma si preoccupa sempre molto, non vuole vedermi soffrire per nulla al mondo.

"Niente mamma è tutto okay." La lascio in salotto e mi chiudo in camera.

La testa mi esplode e mille pensieri mi frullano nel cervello come api impazzite.
Perché? È l'unica domanda che continuo a pormi da giorni.
Perché lei?
Perche lei e non me?
Darei la mia vita per farle vivere anche solo un giorno in più.

Perché cielo? Hai le stelle, il sole, la luna, le nuvole e la pioggia. Perché ti devi prendere anche lei?

"Va te faire foutre! Tu m'entends? Va te faire foutre!" Vaffanculo! Mi hai sentito? Vaffanculo!! Urlo tirando un pungo incredibilmente potente al muro. Le nocche si spaccano e goccioline porpora perlacee mi scorrono sulle dita.

Vivo nel peggiore dei mondi possibili.
Cerco disperatamente qualcosa a cui aggrapparmi ma intorno a me non trovo niente.

Qualcuno bussa alla porta.
"Va te faire foutre aussi! Dégage!" Vaffanculo anche tu. Vattene via!
"Amico sono io. Posso entrare?" È Easton.
"No! Vattene via!"
"Lo sai che non me ne vado. Rimango qui fuori finché non mi aprirai."

"Qu'est-ce que tu veux de moi? Qu'est-ce que tu veux de moi? Je veux être seul et souffrir! Ce qui est difficile à comprendre!" Cosa vuoi da me eh? Cosa volete tutti da me? Voglio stare da solo a soffrire! Cosa c'è di difficile da capire!
"So tutto Kyle. Posso solo immaginare come ti senti. Ma per favore, apri questa porta e parla con me. Parla, urla, picchiami, piangi, fai quello che vuoi. Ma non rinchiuderti di nuovo in te stesso ti prego."

Lui lo sa che potrei ricadere in quel periodo. Dopo che mio padre è morto non parlavo più con nessuno, mi chiudevo in me stesso e mi sfogavo su me stesso. Mi tiravo pugni, sbattevo la testa contro le superfici dure. Qualsiasi cosa che mi provocasse lividi e dolore temporaneo.

"Se non mi apri entrerò lo stesso. Ora conto fino a 3 e poi entro." Lo sento contare e la porta si apre facendo sbucare la sua montagna di ricci.

"Cosa hai fatto Ky?" Prende la mia mano nella sua e con un fazzoletto mi pulisce il sangue. "Non farti del male, non servirà a niente."

𝓢𝓱𝓸𝓰𝓪𝓷𝓪𝓲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora