𝓢𝓱𝓸𝓰𝓪𝓷𝓪𝓲

CAPITOLO 39

(vi chiedo di leggere attentamente il monologo iniziale perché ci tengo particolarmente, se vi va potete ascoltare "Rosyln" di Bon Iver in sottofondo)

Che se mi chiedi
"come stai?"
io non lo so.
(DDA, Lazza)

LEILA'S POV💜

Sono sempre stata una persona che non trattiene quando qualcuno decide di andarsene.

Non ho mai detto cose del tipo "ti prego resta qui", neanche quando avrei voluto dirlo, neanche quando mi sarei voluta parare davanti a bloccare i passi. Non ho mai voluto che qualcuno poi ci ripensasse e decidesse di rimanere, perché io lo so che poi, a conti fatti, mi sarebbe sempre rimasto il dubbio che quella persona fosse rimasta per compassione. Io non voglio chi resta per compassione. Non voglio essere vista come qualcuno di fragile che non può essere lasciata da sola, perché non è così. Non lo è più da un po' ormai.

Ho sempre lasciato chiunque libero di trarre le sue conclusioni e scegliere. Senza oppormi. Spesso senza neanche reagire.

Perché sono così, perché mi reputo una persona estremamente semplice, anche quando mi dicono che sono complicata. Non sono complicata, è che voglio cose ben precise. Tutto il resto non mi interessa. Voglio quelle tre, quattro cose che mi diano tranquillità. Mai chiesto la luna, mai chiesto sforzi indicibili.
Se per una persona quelle tre o quattro cose sono insormontabili, va bene così. Non fa niente, davvero.
La mia felicità non è trattabile, così come quella di chi ho davanti.

Per questo ho un profondo rispetto per chi sceglie di andarsene.
Ho visto molte persone lì, a distruggere i cuori facendo finta di restare ma si vedeva, si vedeva lontano un miglio, che se ne erano andati da un pezzo.

E non sono incoerente perché ho chiesto a Kyle di restare con me fino alla fine. L'ho chiesto perché ho visto che lui non voleva andarsene davvero.

Una cosa che mi è sempre piaciuta degli esseri umani è che non riescono a nascondere le emozioni. Uno ci prova e ci si sforza così tanto che crede di avercela fatta ma c'à sempre un dettaglio che sfugge al controllo. Può essere un'espressione del viso fugace, un movimento del corpo o un lampo che passa negli occhi.

Un giorno mi è balenata in testa l'idea di me e Kyle in un futuro lontano. Gli scenari possibili erano due.

Nel primo io e lui eravamo ancora io e lui. Coi nostri soliti modi di fare, i discorsi sottili e profondi e l'imbarazzo come se fosse la prima volta.
Nel secondo eravamo ormai su due binari diversi, ognuno su un treno diretto dal lato opposto.

Non so perché ma il secondo mi è sembrato più accreditato e mi sono chiesta se mai avremmo raccontato l'una dell'altro a qualcuno.
Magari in una conversazione a corto di argomenti avrei potuto dire che non mi sarei mai aspettata che nascesse qualcosa con il misterioso ragazzo dagli occhi color foresta.
Che siamo tornati due sconosciuti con un passato ora e che in fondo magari un po' il mondo l'abbiamo migliorato senza neanche accorgercene.
E poi ho pensato che magari lui non parlerà mai di me perché è una persona riservata e se ne starà seduto al tavolo con i suoi amici di sempre, a bere il suo amato cocktail verde fluo, parlando di cose che non gli interessano davvero. Ma non parlerà di noi, non parlerà di me.
Perché o siamo un qualcosa che la gente non potrà mai capire o noi in fondo non siamo mai finiti del tutto.

Mi ricordo una volta, verso giugno dopo la mia visita, Kyle mi ha inviato un video.
Lui sa che non uso il telefono ma non gli è importato. Me l'ha inviato lo stesso consapevole che l'avrei visto dopo 2 giorni, forse.

C'era lui in primo piano che camminava per NY, e ogni tanto inquadrava Easton accanto a lui. Aveva una posa rilassata, lo sguardo sereno e il sorriso sincero. Ha inquadrato un poster di una qualche pubblicità che era sui toni del verde acqua e ha detto "l'ho visto ed ho pensato subito a te".