Capitolo 24

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"L'Amore non esiste per renderci felici, ma per dimostrarci quanto sia forte la mostra capacitá di sopportare il dolore."

Sono passati quindici fottutissimi giorni da quando sono andata via da quella casa. Ho contato le ore. Ho visto girare le lancette dell'orologio ogni singolo istante.
"Sei solo una delle tante.."
Il pensiero di lui con Alexa mi distrugge dentro. Perchè non mi scrive? Forse avevano ragione tutti quamti. Lui non fa per me. Non è con me che vuole passare il resto della sua vita. Mi alzo e mi preparo per andare a lavoro. Almeno mi svago un po' il cervello.
Ma perchè lo amo così tanto? Perchè non riesco a farlo uscire dal mio cuore?
Mi manca.
Sto impazzendo! Mi porto le mani tra i capelli quando sento bussare alla porta della camera.
"Avanti"
Manuel entra e si siede sul letto accanto a me.
"Ehi Angè, dai non ne vale la pena star così per uno come lui.."
"Ma tu che ne sai? Che ne sapete tutti quanti dei miei sentimenti? Evidentemente non gli ho dimostrato un cazzo di niente. Non gli ho dato niente. Ha fatto tutto sto casino per cosa? Per portarmi a letto??" Sbotto.
"Ma infatti io penso che non è così.. Avrà avito le sue buone ragioni. Quello è matto Angè, che cazzo me sai degli scheletri nell'armadio che c'ha.."
"Si ho capito ma stavamo insieme, cazzo. In teoria ero la sua fidanzata! Avevo diritto a sapere!"
"Lo so ma non sará stato facile dirti che la sua ex voleva venire qua.."
"E i messaggi che lui le ha mandato? Ti prego torna mi manchi.. Ma dai Manu, vuole lei.."
"Allora se sei convinta perchè aspetti?" Mi chiede.
"Perchè.. perchè in fondo in fondo io.. ci spero ancora che lui torni a prendermi.." dico e mi alzo.
Manuel non replica e mi abbraccia baciamdomi la testa.
"Dai che la speranza è l'ultima a morire.." mi dice facendo per uscire.
"Chi vive di speranza, muore disperato" ribatto.
"E su quanto sei pessimista!" Mi dice lanciandomi un peluche.
Gli sorrido e lui esce. Inizio a prepararmi ed esco. La fine di marzo è vicina. La cittá si sta di nuovo popolando. Io coperta dai grandi occhiali da sole decido di andare un po' al parco. Controllo l'orologio ed è ancora presto. Posso fumarmi una sigaretta ed andare in pizzeria.
La mia panchina è occupata, così mi siedo in quella più vicina.
Mi accendo una sigaretta guardando i bambini che giocano in lontananza e subito rivivo il flashback di come ho conosciuto Radja quasi sei mesi fa. Lui, l'uomo che ha stravolto la mia vita. Che mi ha fatto capire che nella vita non ci sono solo cose brutte, ma è piena di momenti speciali ed io li ho vissuti tutti con lui.
Lui, l'uomo che mi dava tutto anche solo stando in silenzio, anche solo respirando. Che però mi ha lasciata andare, come fanno tutti ormai. Non ha opposto resistenza. Mi ha semplicemente guardata mentre me ne andavo. E quindici giorni e due ore fa eravamo ancora un noi.
Sospiro e mi dirigo al lavoro.
****
Sto tornando dagli allenamenti. Alexa sono quindici giorni che mi scassa le palle. Non ce la faccio più davvero.
Parcheggio sotto casa e salgo.
"Ciao amore.." mi saluta Alexa venendomi incontro.
Mi sposto.
"Siediti" dico con un tono che non ammette legge.
Lei si siede e mi guarda confusa.
"Alexa dimmi che cazzo vuoi.."
Lei scoppia a ridere di gusto.
"Davvero non lo sai?" Mi chiede.
"No non lo so, sul serio.."  la guardo arrabbiato "mi stai rovinando la vita se non te ne sei accorta.."
"Mmmm ecco vediamo.. Radja è giá rovinata stando vicino a quella"
"Senti quello che faccio io e chi voglio vicino non ti riguarda, sono cazzi miei" urlo.
"No sono anche i miei visto che non mi paghi gli alimenti.."
La guardo sbarrando gli occhi.
"E tu saresti qui per i soldi??"
"Ovviamente" mi sorride e incrocia le braccia.
"Non devo darti niente. Gli assegni li mando solo alle bambine" dico serio.
"Eppure c'è scritto che ne ho diritto anche io.." mi dice tirando fuori la cartellina.
Inizia a leggere ad alta voce il documento in cui si dice che dovrei dargli il mantenimento.
"Duemila e cinquecento al mese. Più gli arretrati ovvio." mi dice con un sorriso beffardo sul viso.
"Senti se io ti faccio l'assegno, tu te ne vai??" chiedo infastidito.
"Ovvio che rimango a fare. Tu non mi interessi. Mi servono i soldi e punto.."
"Va bene.." dico e prendo il blocchetto degli assegni.
"Tieni fai come cazzo ti pare" glielo lancio.
"Bravissimo ninja, ci vediamo eh.. Bambine andiamo???" urla e le bambine mi abbracciano e mi strapazzano di baci.
Le coccolo un po'.
"Tranquille papá vi viene a trovare presto.."
"Mh, mh.." mi dicono prendendo per mano quell'arpia della madre.
"Ciao e grazie.." mi dice sorridendo.
"Non tornare più qua, verrò io su.." le dico.
Lei esce dalla porta e se ne va con le mie figlie.
Chiamo Mira, mi serve un consiglio.
"Nano de merda aiutami" dico appena mi risponde.
"Si ciao anche a te"
"Sta zitto mi serve una mano" dico e lui non mi risponde.

"Giottooooooo" gli urlo al cellulare.
"Oh ma che devo fa?! Mi dici sta zitto, poi urli, Radja fa pace con la testa dai.."
"Dai devo riprendermi Angelica! Aiutami come faccio?"
"Va a prenderla al lavoro.." "E se non mi vuole vedere?"
"Portagli i fiori.."
"E Mira se proprio non mi vuole parlare?"
"Radja cambi ragazza, semplice.." mi dice  come se nulla fosse.
"Ma nano sei cretino???"
"Radja ti sei comportato da vero stronzo.."
"Si lo so.."
"Io te l'avevo detto.." ecco che comincia con la ramanzina..
"Si, si basta.."
"Ecco non mi far ripetere le cose.."
"Che faccio Mira? Io la amo.."
"Ancora a parlare con me stai? Vaiii"
"Ok, allora.. vado.." dico.
"Bravo fammi sapere.." mi dice e attacca.
Metto il telefono in tasca prendo le chiavi e salgo sul ferrari. Parto sgommando e mi dirigo verso la pizzeria dove lavora. Devo riprendermela. È troppo importante.

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