CAPITOLO 8

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-"Senti figliolo: le cose brutte accadono e tu non puoi fare nulla per fermarle, giusto?"

-"Giusto!"

-"Sbagliato! Quando il mondo ti volta le spalle, non devi far altro che voltargli le spalle anche tu!"

(Il re leone)

Radja se ne è appena andato. Non lo vedo più. Cercherò di non vederlo più. Non posso rischiare di mettere in pericolo la sua famiglia. So di cosa è capace il boss. Non voglio far del male agli altri. Ormai gli e l'ho promesso.

Non posso permettere che la sua famiglia venga distrutta. Ormai io sono di proprietà del boss, non posso farci niente..

****

Avevo 13 anni quando incontrai il boss per la prima volta. Ero uscita da scuola e come al solito non c'era nessuno ad aspettarmi fuori.

Le mamme e i papà abbracciavano i loro pargoli, gli prendevano lo zaino e sorridendo li portavano a casa o al giardino.

"Andiamo a fare merenda, mamma?"

Io mi guardavo intorno, cercando uno sguardo famigliare che però non riuscivo mai a trovare.

"Angelica, ci vediamo domani!" mi dicevano i miei compagni di scuola, salutandomi con la mano.

Mostravo un sorriso falsissimo e mi avviavo verso casa di Elisa che naturalmente non poteva venirmi a prendere perché troppo occupata con Manuel.

Ricordo che non andavo mai a casa appena uscivo da scuola. Mi fermavo a versare qualche lacrima al parco ma nessuno si accorgeva di me.

Vedevo i miei compagni che uscivano insieme, certe volte mi passavano davanti ma non neanche mi guardavano.

"E' una ragazza strana!" dicevano di me.

Io non riuscivo a capire il motivo per cui nessuno si avvicinava a me. In fondo l'unica cosa che cercavo era un po' d'affetto, qualcuno a cui raccontare i miei problemi, qualcuno che mi facesse dimenticare il mio passato, la mia vita. Ma niente. Ero invisibile agli occhi della gente. Mi sarei accontentata di qualcuno che mi stesse vicino anche in silenzio... Non per forza dovevano parlare, ma sapevo che se avevo bisogno quella persona c'era.

Quel giorno ero seduta sulla solita panchina. Immaginavo come sarebbe stata la mia vita se avessi avuto i miei genitori ancora con me..

Un ragazzo mi si avvicinò. Mi sorride e mi chiese: "Posso?" facendomi segno di volersi mettere seduto vicino a me. Io gli feci cenno di si.

Si mise seduto. Ricordo che portava un cappello nero con la visiera. Si vedeva che era più grande di me. Guardavo davanti a me, quando decise di rompere il ghiaccio.

"Ciao, piccola.. Io mi chiamo Alessio e tu?" mi chiese.

"Angelica.." risposi.

"Che bel nome!" mi disse.

"Grazie! Anche il tuo.." risposi al complimento.

"Come mai sei qui tutta sola?!" mi chiese.

"Nessuno mi vuole vicino.." risposi abbassando lo sguardo.

"Ma come è possibile?! Una ragazza carina come te non dovrebbe essere sola!" commentò rivolgendomi un sorriso.

"Io sono sempre sola" gli dissi.

"Senti, Angelica. Ti va un gelato?" mi chiese poi per tirarmi su di morale.

"Oh si, ne vorrei uno ma non ho niente con me.." risposi.

You are the best of meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora