CAPITOLO 11

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"L'Amore, il 'grande Amore', in fondo è qualcosa che dobbiamo scoprire, non possiamo sapere a priori, con certezza, come e quando lo troveremo" (Tina Aumont)

Stanotte non abbiamo dormito un granché. Diciamo che abbiamo parlato molto. Radja mi ha parlato della sua vita. Alla fine il lavoro da calciatore è un lavoro tosto. Devi rispettare la maglia e sei in campo a rappresentare i tifosi che sono sugli spalti, che ci mettono il cuore per la loro amata squadra. Beh, alla fine li comprendo perché anche io sono una tifosa.

Mi ha raccontato dei pettegolezzi nello spogliatoio. E lì si che ho ascoltato per benino. Mi sono sempre piaciuti i pettegolezzi.

Rubavo sempre di nascosto i giornali a Elisa. Li leggevo e li rimettevo dove li avevo trovati.

Elisa..

Alla fine mi mancano un po'. Ormai mi ero abituata ad avere tra i piedi quell'insopportabile scimmione di Manuel. Mi ero abituata alle litigate tutti i sacrosanti secondi.

Sospiro.

"Che succede?" mi chiede Radja che non si è addormentato un istante.

"Pensavo alla mia.. famiglia adottiva?!"

Scoppia a ridere.

"Non c'è niente da ridere!" dico.

"Forza, pigrona! Andiamo a fare colazione e dopo ti prendi la medicina!" mi dice.

"No, niente medicina! La febbre è passata" gli dico sorridendogli e alzandomi dal letto.

"Non fare la capricciosa!" mi dice ed io annuisco.

Tanto non la prenderò, cascasse il cielo!

Noto che Radja ha apparecchiato il tavolo in cucina. Sopra ci sono due bicchieri, due tazze e una busta.

"Il caffè è quasi pronto.. Lì ci sono i cornetti e pasticcini!" mi dice indicandomi la busta.

Lo guardo confusa.

"Non hai fame?!" mi chiede.

"Da morire!" gli rispondo e lui scuote la testa divertito.

Ci mettiamo seduti ed iniziamo a fare la colazione.

"Non scordarti questo!" mi dice mettendomi davanti lo sciroppo. Lo guardo supplichevole.

"Niente da fare!" mi dice prima che io potessi replicare qualcosa.

"Devo proprio?" domando.

"Dai, a quest'ora lo avevi già preso senza fare tante storie!" mi dice.

Mi tappo il naso con le dita e bevo lo sciroppo facendo poi smorfie che capisco bene, mi rendono ridicola ai suoi occhi.

"Che schifo!" sbotto con una faccia a dir poco schifata.

"Si, ma così passa in fretta!" mi dice e si alza.

"Non ti preoccupare faccio io!" gli dico raggiungendolo e levandogli i bicchieri dalle mani.

Lavo i piatti e penso bene di farmi una doccia. Mi sento molto meglio da ieri. Forse la febbre è passata del tutto. Speriamo! Devo andare dal nonno e poi me ne tornerò a casa.

"Senti, Angè: hai da fare oggi?!" mi urla da di fuori la porta Radja.

"Prima devo passare dal nonno, poi non lo so.. Perché?" gli urlo di rimando uscendo dalla doccia.

"Volevo fare un giro.." mi risponde.

Mi vesto ed apro la porta, asciugandomi i capelli.

"Non si può Radja, ho già sbagliato a venire qui, ieri.." gli dico.

You are the best of meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora