Capitolo 14

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 Il tempo vola e non te ne rendi conto, ma ti accorgi che più passa e più hai bisogno di un po' di tregua, soprattutto quando la tua vita va avanti senza fermarsi da circa un mese a questa parte. Dalla finale di Sanremo non mi sono fermata un secondo. Sono riuscita a stare a Roma, a casa, solo per qualche giorno e uno di questi è stato dopo la finale. Poi ci sono ritornata dopo il live di Radio Italia e da allora non ho visto né i Måneskin, né Damiano per stare al seguito di altri artisti che avevano programmato i loro concerti e avevano bisogno di me.

Questa sera, invece, ci sarà la prima tappa del nuovo tour dei Måneskin e li vedrò esattamente dopo quasi un mese. Un mese in cui hanno continuato a rimbombarmi in testa le parole di Damiano dopo la dedica che mi ha fatto al live di Radio Italia. Un dedica per niente scontata ma dalla quale non mi sono lasciata convincere. Di tanto in tanto penso a come l'ho lasciato in quei camerini e, a volte, mi sento in colpa, ma quello che ho fatto non è nulla in confronto alle parole che mi ha riservato lui in diretta televisiva.

Resta il fatto che prima o poi dovremmo tornare a parlarci. Lui ha provato a cercarmi, ma ho cercato di evitarlo, di non trovare un'ora disponibile da dedicargli a causa degli impegni che mi hanno tenuta occupata. E tutta questa situazione mi ha portata ad un livello tale di stress che si sta ritorcendo sul mio corpo e, soprattutto, sulla mia salute mentale.

"Ehi Vic, entra!" esclamo dopo aver aperto la porta di casa mia, vedendo la mia migliore amica.

"Come stai?" mi chiede chiudendosi la porta alle sue spalle.

"Bene, ma ho bisogno di parlarti" le dico seguendola in soggiorno e sedendomi accanto a lei sul divano.

Conosce casa mia come le sue tasche e fa come se fosse a casa sua. Nonostante ci saremmo dovute vedere questo pomeriggio per preparare il concerto, le ho chiesto di venire a casa mia e di andare, poi, insieme al palazzetto dove si terrà l'evento, per parlare di ciò che sta accadendo e che non volevo accadesse.

E' passato poco più di un mese dalla finale del Festival e da quella notte e, purtroppo, o per fortuna, ho una settimana di ritardo. Per questo ho chiamato Victoria. Ho bisogno di parlare con lei per capire come comportarmi, ma soprattutto per avere sostegno.

Non ho ancora fatto nessun test e non so quando avrò il coraggio di farlo, anche perché non credo di aspettare un bambino. È un periodo pieno di cose da fare e lo stress regna sovrano nella mia vita. E soprattutto non ho il coraggio e la forza di affrontare Damiano perché non so come potrebbe prenderla, anche se l'ultima volta che ci siamo parlati mi ha fatto capire che ci sarebbe stato in qualsiasi circostanza, anche se io non l'avessi voluto al mio fianco. Resta da capire se, nell'ipotesi remota di una gravidanza, Damiano avrebbe il coraggio di rendere nota la nostra relazione. Relazione che sta naufragando nel peggiore dei modi. Sapevo sarebbe andata a finire così perché da un anno a questa parte Damiano non ha mai avuto il coraggio di vivermi alla luce del sole e, nonostante io l'abbia accettato, sapevo che questa situazione, prima o poi, avrebbe logorato il nostro rapporto.

"Che succede?" mi chiede Victoria.

"Ho un ritardo!" esclamo velocemente, perché se passassi del tempo a pensare prima di ammetterlo, finirei per non dirlo più.

Vic spalanca la bocca e dalla sua espressione capisco che la verità potrebbe non portare a nulla di buono.

"Ok, respiriamo un attimo" - afferma - "Adesso io esco, trovo una farmacia e ti compro un test. Tu lo fai e ci togliamo ogni dubbio. Poi andiamo al palazzetto per prepararci per il concerto" spiega ed io lo ascolto senza staccarle gli occhi di dosso.

"E a Damiano che diciamo?" gli chiedo curiosa di sapere cosa avrà pensato.

"A Damiano diciamo la verità. Qualunque sia il risultato" continua e poi mi abbraccia ed io, ancora una volta, sento che tutto andrà per il meglio se lei è al mio fianco.

Vic mi lascia un bacio sulla guancia, si alza dal divano e mi ordina di restare lì in attesa del suo ritorno con il test che ci dirà la verità.

"Mi porto le chiavi, stai tranquilla" afferma mentre si dirige verso la porta.

La sento chiudersi la porta alle spalle e resto lì, con il cervello che continua a farsi mille domande. Cosa accadrà se quel test dovesse essere positivo? Come la prenderà Damiano? Come andrà a finire la nostra relazione? E cosa accadrà se quel test dovesse essere negativo? La nostra storia finirà o è già finita qualche settimana fa, ma nessuno dei due ha il coraggio di ammetterlo?

Passa qualche minuto e sento le chiavi girare nella serratura e la porta aprirsi, ma da dove sono non riesco a vedere. Pochi secondi dopo sento la porta riaprirsi e richiudersi e le chiavi girare per ben due volte nella serratura. Cosa sta combinando? Poi lo schermo del mio telefono si illumina e appare una notifica con un messaggio di Vic. Ma se è appena rientrata e poi, nuovamente, uscita perché mandarmi un messaggio?

'Vi riaprirò quando avrete chiarito. Non mi va di vedervi in questo modo. E raccontagli tutto. Non gliel'ho detto' leggo il suo messaggio e capisco che è rientrata insieme a Damiano e poi ci ha lasciati da soli.

Sento dei passi avvicinarsi e poi lo ritrovo a pochi metri da me. Indossa una camicia bianca nei pantaloni grigi e resto a fissarlo per qualche secondo. Poi viene a sedersi accanto a me, prende il pacchetto di sigarette dalla tasca e con la bocca ne prende una dall'interno. La accende e comincia a fumare e so che per lui è un antistress.

"Vic escogita sempre piani fantastici. Mi ha portato qui con una scusa, poi è salita da sola, è riscesa e mi ha costretto a salire" spiega ed io continuo a guardarlo, senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso.

"Come faremmo senza di lei?" domando sarcastica, conoscendo fin troppo bene la mia e la sua risposta: senza Victoria non ci sarebbero Rebecca e Damiano.

"Come stai?" mi chiede cambiando discorso.

"Ho un ritardo" - affermo a bassa voce, ma lui riesce a sentirmi e resta con la sigaretta ferma tra le labbra - "Non ho ancora fatto il test e non so quando e se lo farò..."

"Fermati un attimo" - poggia la sua mano sulla mia - "Scusami. Scusami per tutto quello che ti ho fatto passare. Scusami perché ho reagito in quel modo quando mi hanno fatto quella domanda. Non lo meritavi, ma sai bene che l'ho fatto per proteggerti perché è bastata una foto di spalle a scatenare il caos, figurati se dovessero scoprire di noi".

"Scusami tu se sono stata così dura con te, se ho reagito male, ma ciò che avevi fatto quella notte e poi quelle parole così contraddittorie. Mi è crollato il mondo addosso" rispondo e in questo momento sento di star mettendo i miei sentimenti a nudo per lui.

"Ho sempre capito la tua reazione, sempre. E mi ha fatto così male vederti e non poterti toccare, baciare, fare l'amore con te. Starti accanto in quei pochi momenti che ci concediamo" - prosegue il suo discorso ed io non riesco a fermarlo perché è tutto così bello - "E credimi, quando qualche settimana fa ti ho dedicato quella canzone, è perché è tutto vero. Tu mi sei scoppiata dentro al cuore".

A quelle parole non voglio più sentire niente. Siamo stati fin troppo tempo senza parlarci, senza poterci vivere quei pochi momenti che possiamo passare insieme. Ho da sempre capito il suo discorso, ma sono stata così accecata dalla rabbia che ho messo da parte i miei sentimenti per evitare di stare ancora male. Perché dal primo momento sono sempre stata consapevole del fatto che la nostra storia dovesse essere solo nostra e ho apprezzato i suoi piccoli gesti alla presenza degli altri membri della band, che poi sono venuti a conoscenza di tutto, alla presenza di Francesca e Fedez, che sono diventati i nostri primi fan. Un giorno, forse, anche il resto del mondo saprà di noi e dopo quello che è accaduto mi va bene così. Avrei solo voluto che avesse usato parole diverse quando gli hanno posto quella domanda, ma ho da sempre compreso la sua rabbia, perché quella domanda è sempre arrivata in un momento sbagliato.

Gli poggio un dito sulle labbra per fargli capire che può anche smettere di parlare e mi avvicino ancora di più a lui. Poggio la mia fronte sulla sua e lo fisso dritto negli occhi. Resto per qualche momento così e strofino il mio naso contro il suo, poi lui appoggia le sue labbra sulle mie e ci perdiamo in quel bacio così romantico. Quel bacio che sa di confessione, quel bacio che sa di perdono. Un bacio che sa di noi.  

E prometti domani a tutti parlerai di me || Måneskin || Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora