Capitolo 32

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Ultimamente, la strada che porta a casa mia è sempre deserta, nonostante sia una delle via più trafficate di Roma, soprattutto quando faccio rientro a casa di sera e, dopo quello che è accaduto, ho sempre paura a rientrare a casa da sola. Mi spaventa poter aver un attacco di panico, mi spaventare sentire qualcuno alle mie spalle, mi spaventa pensare che qualcuno mi stia seguendo e mi spaventa il fatto di non sapere di chi si tratta. Ed è con la paura che aleggia intorno a me che sto tornando anche questa sera a casa, dopo aver passato un'intera giornata di svago, da sola, grazie alla pausa dal lavoro che mi sono concessa dopo tutto lo stress accumulato. La paura è il sentimento che, ormai, mi fa compagnia quando parcheggio l'auto e so di dover uscire da quel luogo protetto per raggiungere il portone del palazzo. Una paura che si fa viva solo in quel preciso istante e una paura che sto cercando di far sparire. Una paura che cerco di non trasmettere a chi mi sta intorno, fingendo che vada tutto bene e che quella sera ho avuto solo un momento no, nato a causa di tutto ciò che mi circonda. Una paura che si fa ancora più viva quando chiudo la portiera dell'auto e mi rendo conto che intorno a me c'è il silenzio più assoluto, come se sapessero qual è l'ora del mio ritorno, qualsiasi essa sia, e tutto intorno a me diventa più surreale, più buio, proprio come accade in un film quando sta per accadere qualcosa.

Prendo le chiavi di casa dalla borsa mentre mi incammino verso il portone, ho preso l'abitudine ad estrarle dalla borsa in anticipo, per evitare di rimanere interi minuti a cercarle, ma soprattutto per evitare spiacevoli sorprese. Attraverso la strada, voltandomi prima a destra e poi a sinistra, per controllare che nessuna auto sia in dirittura d'arrivo, ma soprattutto per guardare se c'è qualcuno nei paraggi, qualcuno che possa puntarmi. Quando mi rendo conto di essere completamente da sola, mi avvio velocemente al portone ed è dopo aver mosso quei pochi passi per raggiungere il marciapiede di fronte a me che sento camminare alle mie spalle.

Senza voltarmi accelero il passo, ma le gambe cominciano a tremare e vado più lento del previsto, come se mi fossi bloccata, come se non riuscissi più a muovermi perché la paura si è, di nuovo, impossessata di me. Sento due mani poggiarsi sulle mie spalle e mi irrigidisco perché stavolta, chiunque esso sia, ha deciso di farsi sentire ancora più vicino. In pochi secondi, mi ritrovo con la faccia contro il muro: con una mano tiene bloccato il mio viso per evitare che io possa voltarmi per guardarlo negli occhi, mentre con l'altra esplora il mio corpo. Rabbrividisco per quello schifo e perché quelle non sono le mani di Damiano e non è il suo tocco sulla mia pelle. Sento la mano risalire lungo le mie gambe scoperte perché indosso un abito, mentre la sua bocca si posa sul mio collo. Sono immobile e non solo perché mi sta tenendo ferma, ma perché il ribrezzo invade il mio corpo e la paura è ormai padrona. Sento le lacrime scorrere lungo le mie guance e il sapore del sangue mi bagna le labbra che ho cominciato a mordere così forte da farmi male. Mi dimeno per cercare di scrollare le sue mani e il peso del suo corpo dal mio, ma ha una presa così forte che non riesco a liberarmi. Riesco solo a voltare leggermente la faccia, ma il suo volto è coperto e sono stata una stupida a pensare che si sarebbe fatto vedere. Sento la sua mano raggiungere l'orlo delle mie mutandine e trattengo il respiro, mentre piango a dirotto, quando le sento scorrere lungo le mie gambe...

"Lasciami stare" grido, alzandomi di scatto.

Respiro affannosamente senza riuscire a fermarmi, apro gli occhi e vedo Damiano seduto accanto a me. Comincio a regolare il mio respiro perché mi rendo conto che era solo un incubo, forse il più brutto fatto in vita mia. Un incubo che mi fa capire che è arrivato il momento di curarmi, il momento di provare a parlare con qualcuno di esperto, il momento di provare a denunciare ciò che mi sta accadendo, il momento di mettere fine a questa storia. Una storia che sta andando troppo per le lunghe.

"Calmati!" mi sussurra Damiano all'orecchio, poi mi prende tra le sue braccia, come ha fatto qualche ora fa, per calmarmi ancora una volta, per farmi sentire la sua vicinanza, per dimostrarmi il suo amore, non solo a parole, ma con i fatti, come gli è sempre piaciuto fare e come io amo che faccia.

"Grazie" sospiro sistemando la testa sulla sua spalla, mentre continuo a cercare di regolarizzare il mio respiro e di smettere di tremare.

"Cos'è successo? Cosa stavi sognando?" mi chiede quando si accorge che mi sono, almeno un po', calmata.

"Mi sono svegliata giusto in tempo..." - ricomincio a piangere e singhiozzare perché nonostante fosse un sogno, è stato così reale che mi ha resa ancora più instabile di prima - "Mi seguiva, ancora, e ha provato a violentarmi" sussurro quell'ultima parola perché solo in questo modo può non diventare realtà.

"Fermati, se non ce la fai, puoi anche non raccontarmelo, perché non sono sicuro di volerlo sentire" ammette e so che fa male anche a lui, perché io sono la sua donna, la donna che ha ammesso di amare e anche se solo in un sogno, qualcuno ha provato ad abusare di me, ma nella realtà qualcuno potrebbe farlo perché non mi stanno seguendo per gioco o per caso, chi lo sta facendo ha un obiettivo ben preciso.

"Voglio andare via di qui, cambiare casa" ammetto, come se cambiando casa potessi evitare di essere seguita. So bene che non è così, che mi troverebbe ovunque perché sa tante cose di me, anche se non so come faccia a saperle.

"Se pensi che possa aiutarti, allora cambierai casa e ti aiuterò io a trovarne una nuova" afferma Damiano, dimostrandomi, ancora una volta, tutto il suo sostegno.

"Mi passi una sigaretta?" gli chiedo dopo avergli lasciato un bacio sulle labbra.

Allunga una mano sul comodino, prende il pacchetto e ne estrae una solo per me.

Solitamente fumo quando sono con lui, dopo aver fatto l'amore, ma adesso sento il bisogno di farlo per far uscire l'aria dalla bocca sotto forma di fumo e liberarmi da quel maledetto incubo. Sento il bisogno di farlo perché non voglio ritornare a dormire, nonostante siano le quattro del mattino, come segna l'orologio sul mio comodino, perché non voglio più avere un incubo simile, o peggio vivere il continuo di quest'ultimo.

Damiano mi passa la sigaretta e l'accendino e vedo la fiamma bruciare il tabacco davanti ai miei occhi. Faccio un tiro e poi scaccio via il fumo dalle mie labbra. Tolgo la sigaretta dalla mia bocca e la giro verso Damiano che appoggia la sua e prende la sua boccata di fumo per poi soffiarlo sul mio viso. Sulle mie labbra si disegna un sorriso, quei sorrisi che mi fa nascere solo lui, anche nei momenti peggiori.

"Non voglio più vederti come ti ho vista oggi" - ammette con la voce rotta - "O meglio, non voglio vederti come ti ho vista oggi nei momenti bui" - precisa e noto una lacrima scorrere sul suo viso, gliela asciugo con un dito e poi lo lascio parlare - "Voglio vederti sorridere come quando ti ho detto ti amo e voglio vederti felice come lo sei stata mentre facevamo l'amore. Promettimi che sarai sempre felice" mi implora perché vedermi così fa male a lui.

"Solo se ci sei tu ad aiutarmi" rispondo mentre faccio l'ultimo tiro di sigaretta.

"Ne usciremo insieme" ammette e mi sorride.

Ricambio il suo sorriso, poi le sue labbra si posano sulle mie per un tempo che vorrei non finisse mai. Mi morde il labbro inferiore prima di lasciar andare la mia bocca, prende la sigaretta dalle mie mani e la spegne nel posacenere sul comodino. Si stende ed io faccio lo stesso, poggiando la testa sul suo petto nudo e sento tutto il suo calore invadere il mio corpo. Un calore che mi tranquillizza, che mi fa sentire a casa, nonostante questo posto stia vedendo la parte peggiore di me, nonostante abbia deciso di voler andare via, ma non per l'appartamento in sé per sé, ma perché questo luogo, questo quartiere, più che questa casa, ormai mi fa paura. Una paura che dovrò pur sconfiggere, una paura che Damiano mi aiuterà a sconfiggere, perché ne usciremo insieme. E non importa quale sarà la mia nuova casa, mi importa che lui sia con me, perché qualunque posto, con lui, è sempre casa, anche la più piccola stanza d'albergo.

E prometti domani a tutti parlerai di me || Måneskin || Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora