NIALL'S POV
Mi assicuro che Beth sia entrata in camera e subito dopo mi avvio verso la segreteria per avere notizie delle mie chiavi, in modo da poter prendere le valigie e sistemarmi finalmente in camera.
Busso due volte alla semplice porta chiara e, dopo un minuto abbondante, una donna mi dice di entrare. È un'operatrice scolastica del college, Sophie. Sul targhettino che indossa sulla sua divisa appare quel nome quindi suppongo sia quello il suo.
-Salve, buongiorno. Vorrei sapere se avet-
-Sì sì, abbiamo trovato le sue chiavi. La stanza come le avevo già detto è la 305. Ha quelle dell'armadietto?
Mi interrompe la voce dell'amorevole donna di fronte a me.-Sì, certo.
La sua corporatura robusta e la voce stridula che si ritrova mi mettono quasi paura.-Perfetto. Queste sono le chiavi. Prenda le sue valigie e sparisca dalla mia vista per più tempo possibile. Mi ha causato molti problemi da quando è arrivato.
-Oh, beh, è colpa sua se non riusciva a trov-
Vengo interrotto nuovamente dalla donna in uniforme scura, che si dirige con affare minaccioso verso di me.-Non dica più nulla, signor Horan. Arrivederci!
Inarco le sopracciglia e alzo le mani, in segno di arresa, prima di girare i tacchi verso l'uscita. Si vede lontano un miglio che questa donna ami il suo lavoro ma, prima di uscire, mi viene in mente una cosa da dirle.
-Ah, dimenticavo. Signora, le consiglio di prendere una camomilla al bar al piano di sopra quando inizia il suo turno. È deliziosa! Le farà sicuramente bene!
Esco sbattendo la porta. Non si dovrebbe permette di parlare così ad un alunno.
L'unica cosa positiva di tutto ciò è che sono state ritrovate le mie chiavi e credo sia arrivato il momento di entrare nella mia dannatissima camera. Spero solo che il ragazzo con cui la condivido non sia antipatico, rumoroso o cose del genere.
Giro la chiave nella serratura e, appena apro la porta, vengo travolto da una botta di vento, proveniente dalla grande finestra aperta, e... dal suono di una batteria?
Rimango senza parole nel vedere in che condizioni si trovi la stanza. C'è un pazzo che suona la batteria più forte che può e, per far spazio al suo ingombrante strumento ha smontato quello che sembrerebbe il mio letto: ne è rimasto un materasso appoggiato all'armadio e delle assi e viti sparse per il pavimento. Io ho portato con me la mia chitarra ma non mi sembra che possa occupare un terzo della stanza.
-Ehm, scusa? Io sono Niall e sono il tuo compagno di stanza.
Urlo più forte che posso dato che quello stupido continua ad ignorarmi.Dopo aver visto che non mi calcolava minimamente, mi avvicino, gli tolgo le bacchette dalle mani e gliele butto fuori dalla finestra, rendendomi conto che, effettivamente, a qualcosa è pur sempre servito tenerla aperta.
-Come ti permetti? Chi cazzo sei? Sparisci e vai subito a recuperare le mie bacchette!
Scatta il ragazzo da un accento strano. Sembra proveniente dall'Australia, o Nuova Zelanda.-Calma, amico! Come ti ho detto poco fa, sono Niall, il tuo compagno di stanza.
-Amico, non sono sordo, non c'è bisogna di urlare.
Molto simpatico il ragazzo, massaggiandosi le orecchie come se fossi io la persona che ha rischiato di far crollare l'edificio per il troppo baccano. Dovrebbe metterci meno rabbia nel suonare quello strumento.-Mi fanno male i timpani per quella stupida batteria. Non ti è mai passato per la testa che potresti dare fastidio a qualcuno?
Gli faccio notare, indicando le pareti dei vicini.-Ah bene, è arrivato mio padre. Scusami papà, cosa posso fare per rimediare? Secondo te, ho dato fastidio? Ma fammi il piacere, scemo. Chi ti credi di essere? Mi hanno detto che mi avevano messo con un ragazzo con la testa sulle spalle ma non pensavo uno come te.
-Non permetterti di parlarmi così, potrei chiederti io chi tu creda di essere ad assumere un comportamento simile. Non hai la più pallida idea di chi io sia, quindi non permetterti di offendere.
Gli punto il dito contro, assumendo un tono duro e serio, tanto da arrivare a sorprenderlo.-Ricominciamo da capo, okay? Mi chiamo Niall, vengo dall'Irlanda e ho diciannove anni.
Continuo, facendo svanire l'aria da duro e portando allegria, se si può definire così.-Io sono Ashton, sono australiano e ho diciotto anni. Aspetta. L'Irlanda è quel Paese che ha come simbolo quella sottospecie di elfo con le scarpe strane e i campanellini?
Ottima idea ricominciare tutto di nuovo anche se la sua curiosa domanda è molto strana ma simpatica allo stesso tempo.
-Beh, più o meno. Sono quei folletti che, come dici tu, hanno le scarpe strane con i campanellini.
-Veramente? Perfetto! Da oggi per me sarai 'Campanellino'!
Sbianco al sentire il soprannome da lui affiliatomi.-Cosa? Campanellino? Chiamami Niall e basta!
Mi innervosisco, guardandolo male.-Okay, Campanellino.
È inutile combattere con lui, è una battaglia persa.-Vedo che hai una chitarra con te...
Il suo sguardo va verso il mio trolley e la custodia nera della mia chitarra.-Ehm, sì. La suono da quando avevo otto anni.
-Figo! Io amo suonare la batteria ma adesso che ci sei tu, dovrò toglierla.
Un po' mi dispiace ma se ne deve fare una ragione. La stanza è anche mia adesso, no?
-Magari una volta alla settimana la possiamo montare. Potremmo suonare qualcosa insieme, ma senza fare confusione.
Propongo, indicando alternativamente i due strumenti.-Si, mi sembra un'ottima idea. Non sembri molto noioso, monotono e antipatico, sai?
Ah, io noioso? Monotono, antipatico? Parla quello che ha smesso di fare baccano solo quando gli ho tirato le bacchette fuori dalla finestra.
-No, non lo sono. Senti, mi aiuti a montare il mio letto, dato che me lo hai smontato come i bambini fanno con i Lego?
Domando mentre mi dirigo verso le assi e il materasso del mio letto.-Okay, okay. Ma lo faccio solo perché ci sono di mezzo io, altrimenti te la saresti vista da solo.
Sbuffa il ragazzo, raggiungendomi e aiutandomi a sollevare il materasso.BETH'S POV
Cassidy mi sembra molto simpatica. Abbiamo parlato del più e del meno e ho scoperto che il ragazzo che avevo sentito prima era il suo fidanzato, Zayn.-Quindi state insieme da due mesi?
Domando, mentre prendo qualche patatina dal sacchetto in plastica bianca.-Si, è dolcissimo. Lo adoro. Purtroppo non abbiamo gli stessi corsi quindi ci vediamo solo ai cambi dell'ora o dopo le lezioni.
Scrolla le spalle, e riesco a notare un pizzico di tristezza nelle sue iridi verdi.-Non ti preoccupare. Tanto sabato è arrivato e potete vedervi, no?
-Già. Beth, a proposito: sabato, io e Zayn andiamo ad una festa che ha organizzato un nostro amico a casa sua, qui vicino. Vuoi venirci anche tu?
Vengo colta un po' alla sprovvista dalla domanda. Non sono esattamente un tipo da festa o cose simili, soprattutto quando conosco poca gente.-Ehm, beh, sì, va bene. Magari chiedo ad un mio amico di venire con me. Okay?
Alludo a Niall, sperando che mi dica di sì.-Sì, certo, se vuoi chiedi anche a questo tuo amico. Sono felice che ci sarai. Ti farò conoscere Zayn ed Harry!
-Harry?
Domando confusa, non avendo mai sentito nominare il soggetto in questione.-Si, Harry è l'amico di Zayn. È un ragazzo abbastanza riservato ma simpatico in fondo, vedrai, ti piacerà!
-Lo spero proprio.
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Fly away // h.s.
RomanceNella vita di ognuno di noi, a volte, capita di incontrare delle persone che non avremmo mai voluto conoscere e senza delle quali avremmo voluto fare volentieri a meno. È quello che capita ad Elizabeth in una calda giornata di settembre. Americana e...