In questa casa è davvero impossibile avere un attimo di tranquillità, nemmeno per riposare un po'.
-Adesso cosa diavolo è successo?
Mi siedo, girandomi intorno, sentendo solo silenzio.Ah, era solo un brutto sogno... In questo periodo sto facendo sogni alquanto strani. Non mi sembra molto normale sognare che un unicorno rosa con la criniera dai colori dell'arcobaleno possa essere indemoniato e ti possa rincorrere per tutta la città.
Mi rincuora il fatto che non sia in ritardo: nemmeno dieci minuti fa erano le dieci e ven--Cosa? Le 11:10? No, no, no!
Scatto appena mi accorgo che sia in ritardo e corro verso le scale per raggiungere Hanna.-Non posso crederci, anche oggi ho fatto ritardo, scommetto che il Signor Wilson è già qui da molto tem-
Vengo interrotta dalla voce dell'agente immobiliare, accomodato sul divano del soggiorno con in mano una tazzina di caffè che avrà sicuramente preparato Hanna.-Buongiorno Signorina Tomlinson. Sì, l'aspetto qui da esattamente – lo vedo controllare attentamente l'orario sul suo orologio – quattordici minuti.
Quel tizio snervante è arrivato pure in anticipo, è iniziata bene la giornata: secchiata d'acqua gelata e ritardo di ben quattordici minuti all'appuntamento con il Signor come si chiama lui. Cos'altro manca per completare il tutto?
-Oh, mi scusi, sono mortificata ma, sa, fra meno di due giorni andrò a vivere dall'altra parte del mondo e voglio godermi il poco tempo a disposizione che ho in questa casa che mi accoglie da sempre e che, tra l'altro, sto per vendere alla sua agenzia.
Dico in fretta, rispondendo con un notevole sorriso falso.-Non si preoccupi. Nell'attendere lei, ho scambiato qualche parola con la sua governante che si è dimostrata da subito molto disponibile e gentile. Comunque, riguardo a noi, i suoi genitori hanno organizzato già tutto. Sono passato di qui solo per avere delle firme da porre sul contratto e concluderlo definitivamente.
-Perfetto, potrei vedere le carte da firmare?
-Certo, tenga.
Mi passa i quattro fogli che parlano di tutti gli accordi concordati dai miei genitori. Li leggo attentamente: mia madre, una avvocatessa molto conosciuta qui a Seattle, mi ha sempre detto che prima di firmare qualcosa, qualsiasi cosa, bisogna leggere il contenuto del testo che viene proposto perché, non si sa mai, potrebbe esserci qualcosa a cui non si vuole dare il consenso. Dopo aver passato quelli che sembravano dieci minuti a leggere tutti quei fogli, metto circa sei firme e, una volta terminato tutto ciò, il simpaticissimo agente immobiliare sparisce dalla mia vista.
Ormai quel giorno è arrivato, dovrò lasciare questa casa dopo diciotto lunghi anni. Ne ho combinate di tutti i colori qui dentro: ho compiuto i miei primi passi, ho trascorso dei giorni natalizi indimenticabili; sono caduta mille volte da quelle scale che mi hanno insegnato che nella vita quando si cade bisogna alzarsi e andare avanti anche se, a volte, potresti perdere subito l'equilibrio. Mi mancherà molto questo posto, come mi mancherà Hanna che ha deciso di tornare nella sua città natale per recuperare il tempo perso; mi mancherà l'immenso giardino all'entrata, dove passavo le giornate più belle delle estati; mi mancherà sicuramente la maestosa libreria che si impone all'entrata con tutti i suoi libri. Adesso che ci penso, devo restituire il libro che ho preso in biblioteca. Fra poco devo andare all'aeroporto dove mi aspetta una certa Amalia. Spero che almeno lei non abbia l'umorismo sotterrato come la testa di un struzzo.
Controllo l'orario sull'orologio da parete del soggiorno, capendo di aver giusto il tempo necessario per prepararmi per bene e arrivare in aeroporto in tempo, visto che è abbastanza distante da qui.
Corro in camera e opto per una camicetta bianca con dei piccoli fiorellini rosa, dei jeans blu chiaro e le mie amatissime converse bianche. Dopo aver fatto una treccia ai miei capelli e aver messo un po' di mascara, avviso Hanna della mia uscita e corro verso la mia auto. Spero che me la facciano arrivare il prima possibile a Londra. Sono le 11:50, sto per infilare le chiavi con la sensazione di aver dimenticato qualcosa.
-Ma certo, il libro!
Ritorno davanti la porta di casa e dopo aver visto un'espressione confusa sul viso di Hanna, afferro il libro e rientro in macchina, dove ho lasciato lo sportello aperto.
Ce la posso fare, per una volta posso arrivare da qualche parte in orario.
Quando arrivo all'aeroporto lo schermo della mia auto segna le 12:09. Non ci credo, sono arrivata a destinazione in orario. Penso che questa giornata dovrò segnarla sul calendario. Dopo aver trovato parcheggio, ancora con il sorriso a trentadue denti stampato in volto, entro finalmente in quel dannato aeroporto ma, tutta quella felicità svanisce alla vista di più trecento persone correre a destra e a sinistra con la propria valigia. Non troverò mai Amalia.
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Fly away // h.s.
RomanceNella vita di ognuno di noi, a volte, capita di incontrare delle persone che non avremmo mai voluto conoscere e senza delle quali avremmo voluto fare volentieri a meno. È quello che capita ad Elizabeth in una calda giornata di settembre. Americana e...