Capitolo 25

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Sono sempre stata una di quelle persone che si fida ciecamente degli altri, che cerca in tutti coloro che ha intorno soltanto il buono, cercando di ignorare i difetti e talvolta di imparare a trovare il modo di valorizzarli.

Non ho mai amato giudicare.

Non ho mai amato evitare le persone semplicemente perche diverse da me, o magari per delle opinioni discordanti.

Insomma, siamo degli esseri umani liberi e ognuno ha il diritto di pensarla come vuole su tutto, nei limiti della decenza e del rispetto, perciò non ho mai posto fine ad una conoscenza per un motivo del genere.

Tuttavia, trovarsi davanti il ragazzo a cui hai dato più di quanto avresti mai pensato di concedergli, e capire che vuole che quello che avete fatto rimanga segreto, semplicemente perché, da quello che sa, sei vergine, fa riflettere sul serio.

Ho imparato a conoscere Jacob in queste settimane, e nonostante tutte le cose che sono successe tra di noi, non mi sembrava che per lui fosse un problema il fatto che, stando a quanto gli ho detto, io fossi vergine.

Anzi, non ha mai tardato a ripetere e a farmi capire quanto fosse elevato il suo desiderio di venire a letto con me.

Quindi adesso qual è il problema?

Ripenso al modo in cui mi ha fatta sentire, ormai una settimana fa.

Ripenso al modo in cui mi toccava, al modo in cui teneva gli occhi fissi nei miei, cercando di comprendere se quello che stava succedendo mi stesse bene, se fossi scettica.

Ricordo la sensazione della sua lingua sulla mia pelle, delle sue labbra sulle mie che contenevano il mio sapore.

Ancora non riesco a credere che non lo potrò rivivere, che non potrò godermi di nuovo quelle incredibili sensazioni per via della personalità ottusa e incoerente di Jacob.

La campanella del cambio dell'ora mi riscuote dai miei pensieri, e in silenzio mi alzo dalla mia sedia per dirigermi in palestra.

In questi tre giorni e mezzo di scuola, ho preferito mantenere le distanze dai ragazzi della mia classe, sapendo che comunque tutti quanti avrebbero sostenuto Jacob.

Non parlo neanche con Noah, nonostante diverse volte lui abbia provato ad attaccare conversazione con qualche scusa.

Essendo la prima arrivata, mi dirigo immediatamente verso lo spogliatoio, sperando di potermi cambiare in santa pace prima che arrivino i bufali a disturbarmi.

Sfortunatamente, non appena appoggio la borsa con il cambio sulla panchina, sento dei rumori provenire dalla porta.

Onestamente senza che me lo aspettassi, mi ritrovo davanti Jacob, da solo, che chiude la porta alle sue spalle e si dirige silenziosamente nella mia direzione, come se fossi una bestia pericolosa e assetata del suo sangue.

"Che ne dici di smetterla di giocare a fare i bambini, Allie?" Dice improvvisamente, sedendosi sulla panchina.

Io mantengo le distanze e appoggio la schiena agli armadietti, mentre cerco di assumere un atteggiamento difensivo incrociando le braccia al petto e guardandolo con superiorità.

"Non ho mai giocato a fare la bambina, Wilson. I bambini giocano tutti insieme, quando crescono invece iniziano a selezionare le persone con cui è meglio stare." Gli rinfaccio, sperando che sia qui con l'intenzione di scusarsi e non di rompere le palle.

Lo vedo alzare gli occhi al cielo, dopodiché allunga una mano nella mia direzione e infila due dita nella tasca della mia tuta, tirandomi perché mi avvicini a lui.

Innamorata di uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora