Capitolo 28

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Apro gli occhi quando la luce inizia a farsi insopportabile per dormire.

Indosso una maglia bianca che sono certa non sia mia, e niente di quello che mi circonda ha il mio odore, oppure il profumo di ammorbidente che mia madre mette sempre sulle lenzuola appena lavate.

Abbasso lo sguardo sul mio corpo, e vedo che oltre alla maglietta indosso solo gli slip, e che qualcuno - posso soltanto immaginare chi - mi sta circondando la vita con il braccio.

Non credo di ricordare come sono finita a casa di Jacob, ma spero vivamente che le cose non siano andate come temo.

Insomma, penso che nutrisse abbastanza rispetto nei miei confronti da non approfittarsi di me mentre ero ubriaca, perché questa è l'unica spiegazione alla confusione che c'è nella mia mentre sugli avvenimenti di ieri.

Cerco di muovermi, ma Jacob stringe di più la presa intorno alla mia vita e mi avvicina il suo corpo, facendo aderire completamente il suo petto alla mia schiena.

"Perché sei già sveglia?" Lo sento mugugnare, con la voce impastata dal sonno.

Mi trattengo dallo scoppiare a ridere, perché in questo momento è veramente adorabile, e approfitto della sua debolezza per voltarmi a guardarlo, mentre lui tiene il braccio posato distrattamente sul mio fianco.

"C'era troppa luce e mi sono svegliata." Gli spiego, guardandolo negli occhi piccoli e assonnati, che in questo momento sembrano blu piuttosto che azzurri.

Senza darmi ulteriori risposte, incomincia ad accarezzarmi i capelli e a mettermi alcune ciocche dietro le orecchie, mentre io osservo ammirata ogni suo singolo movimento, sperando che non smetta.

Soltanto dopo un po' faccio caso al fatto che ho i capelli sciolti, nonostante ieri li avessi raccolti prima di uscire di casa.

"Ricordi qualcosa di ieri sera?" Chiede, e dal suo tono temo che ci sia qualcosa che ha paura di dirmi, e che onestamente anche io ho davvero paura di sentire.

Ricordo la festa, ricordo il drink che mi ha fatto assaggiare Isaac e tutti quelli che sono venuti dopo; ricordo le storie su Jacob e Violet, il modo in cui continuavo a muovermi su Jacob per ottenere una sua reazione.

Oh, si, ricordo benissimo quello che abbiamo fatto dentro a quella cabina armadio.

Poi, da quando eravamo in macchina e ho chiamato mia madre per dirle che avrei dormito a casa sua - cioè, in teoria a casa di Violet - ho il vuoto.

"Non so cosa sia successo dopo che ho chiamato mia madre per dirle che sarei andata da Violet, il resto me lo ricordo." Gli spiego, senza accennare esattamente a che cosa io ricordi, perché onestamente non ho voglia di tornare sull'argomento.

Non è che io sia pentita di quello che è successo, ma da lucida mi rendo conto che facendo quello che abbiamo fatto, ho dichiarato almeno in parte la sua vittoria, e sinceramente non me la sento di vedergli la soddisfazione negli occhi mentre, senza motivo, ricordiamo i dettagli di ieri sera come se fossero quelli di un film.

Accenna un sorriso e si stropiccia il volto con una mano, mentre io non posso fare a meno di notare quanto sia bello.

"Il mio non è il primo che hai succhiato, vero?" Mi domanda in modo schietto, e io spalanco gli occhi per il tatto che ha avuto.

"Con che delicatezza..." commento infatti, e lui si scusa con un cenno della mano.

Vedo che attende una mia risposta, mentre io rifletto per diverso tempo su che cosa è meglio dire: dargli ragione non vuol dire smentire il fatto che io sia vergine, ma comunque sarebbe sempre più vicino alla verità.

Innamorata di uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora