Capitolo 31

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Niente. Nessuna risposta. Ancora.

Penso sia la decima volta che provo a chiamare Jacob, escludendo le cinque di ieri sera, e ancora non si è degnato di rispondermi neanche mezza volta.

Capisco che ciò che ha visto lo può portare ad una sola conclusione, ma visto che è quella sbagliata, vorrei disperatamente che mi lasciasse spiegare come sono andate realmente le cose ieri sera.

Fortunatamente, stamattina i miei e mio fratello avevano qualche altra cosa da sistemare per l'università, quindi sono di nuovo sola in casa e immersa pienamente nei miei pensieri, cosa che a dire la verità non è poi così tanto positiva.

Clicco per l'undicesima volta sul contatto di Jacob, sperando che sia quella buona, anche se dentro di me so bene come andrà.

"Ti prego, rispondi..." sussurro tra me e me, mentre punto gli occhi al cielo come se pregare potesse servire a far rispondere Jacob al cellulare. Dio, impazzirò.

Per l'ennesima volta, entra la segreteria prima che a parlare possa essere quella voce che tanto mi piace sentire, così prendo il telefono e lo lancio letteralmente sul mio letto, sperando soltanto che non finisca rovinosamente per terra, aggravando la situazione.

Nel bel mezzo di una completa crisi isterica, sento il campanello suonare, così scendo le scale in fretta e mi dirigo verso la porta, pronta ad insultare l'ipotetica vicina che è qui per un caffè con mia madre.

Sorprendentemente, quando apro la porta mi ritrovo davanti la persona che meno in questo momento vorrei vedere: Isaac.

Non so se riuscirò mai a perdonarlo per quello che è successo ieri, soprattutto dal momento che sapeva benissimo che tra me e Jacob c'era un rapporto che andava oltre a quello che c'è tra due compagni di classe.

Non solo ha mancato di rispetto a me, che è forse l'aspetto meno grave della questione, ma ha voltato le spalle al suo amico, e si è comportato come se fosse la cosa più normale di questo mondo.

Senza lasciargli il tempo di parlare, faccio per chiudere di nuovo la porta, ma lui la blocca prontamente con un braccio.

"Ti prego, Allie." Lo sento dire, con tono sofferente, anche se probabilmente sta fingendo affinché io gli presti ascolto.

Apro la porta, frustrata, e lo guardo negli occhi con supponenza, aspettando che mi dica qualsiasi altra stronzata abbia da dirmi e che poi se ne torni il più in fretta possibile da dove è arrivato.

"Vorresti che lui ti lasciasse spiegare, e anche io voglio che tu mi lasci spiegare." Dice con uno sguardo di supplica.

Effettivamente ha ragione: è ingiusto che io pretenda che Jacob mi lasci spiegare, se sono io la prima a non lasciarlo fare agli altri. Magari potrebbe essere un primo passo.

"Hai cinque minuti." Lo avviso, e mi sposto di lato per lasciarlo entrare in casa.

Senza chiedere nessuna autorizzazione, va a sedersi sul divano e si volta per controllare che io lo stia seguendo, cosa che ovviamente faccio: non voglio che i cinque minuti aumentino neanche di un istante.

Mi siedo di fianco a lui e lo osservo con sguardo interrogativo, aspettando che sia lui il primo a parlare, anche perché io non ho proprio niente da dirgli.

"Mi dispiace per quello che ho fatto ieri, okay? Ma è stato Jacob a mancarmi di rispetto fin dall'inizio con te." Spiega, passandosi le mani tra i capelli e alzando, seppur inutilmente, il tono della voce per il nervosismo.

Spalanco gli occhi, incredula, e soprattutto non capendo dove voglia arrivare.

"E questo cosa dovrebbe significare?" Gli domando, ovvia, appoggiando il mento alle mano per mostrargli curiosità.

Innamorata di uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora