Capitolo 3

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Fortunatamente, alla fine dell'ora successiva è già finita la giornata. Dopotutto non si è rivelata un completo inferno, ma di certo non è neanche stata facile.

Anche se quello che mi ha detto Violet mi preoccupa parecchio, il mio vicino di banco, Noah, sembra davvero essere gentile con me. Certo, devo stare attenta a quello che succede, ma onestamente non me la sento di chiudere le porte davanti all'unico ragazzo cordiale.

Non appena suona la campanella ripongo ordinatamente le mie cose nello zaino, nonostante non fossero poi tante essendo soltanto il mio primo giorno.

Sento una mano posarmisi sulla spalla e alzo lo sguardo dalle mie cose, per posarlo sul ragazzo alle mie spalle, Jacob Stronzo Wilson. So che lo conosco soltanto da qualche ora e che non dovrei affrettarmi a giudicarlo, ma da come si è comportato e da quello che mi suggerisce il mio sesto senso, si tratta realmente di uno stronzo.

Insomma, non mi aveva mai vista prima d'ora e si è già permesso - senza alcuno scrupolo - di dire che gli piacerebbe vedermi in minigonna e che crede che io sia una di quelle ragazze che si finge 'santarellina' per poi rivelarsi il contrario.

Di certo non è quello che definisco il prototipo di un ragazzo gentile ed educato.

"Allison Scott, facciamo la strada di ritorno insieme?" Domanda con un gran sorriso sulle labbra, probabilmente convinto che non ci metterò più di due secondi ad accettare.

"Ehm, no. Non sai dove abito e in ogni caso non voglio fare la strada con te." Gli rivolgo un sorriso falso, prima di chiudere frettolosamente lo zaino e allontanarmi da lui.

So che probabilmente sono anche fin troppo dura nei suoi confronti, ma se in quello che ha detto Violet c'è un filo di verità, è meglio stargli alla larga come posso.

"Non fare la preziosa, Allison! E comunque se è questo quello che ti preoccupa, non mangio mica, eh." Odio alla follia quando i ragazzi - con l'intento di fare colpo su di te o per convincerti a fare il loro volere - ti trattano come una bambina.

Voglio dire, soltanto quando avevo quattro anni e conoscevo persone nuove erano costrette a dirmi che non mordevano.
Adesso è infantile e onestamente, non so nemmeno quanto sia vero.

"Non faccio la preziosa, Wilson. Semplicemente preferisco passare il tempo del mio viaggio di ritorno al telefono con la mia migliore amica, piuttosto che parlando con te di inutili cose che includono i tuoi metodi di seduzione. Grazie, ma no grazie, ho le gambe e torno a casa da sola." Vedo che si morde le labbra, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa nei miei confronti.

Fa un cenno di assenso con la testa, mentre si passa lentamente la lingua sul labbro inferiore e poi su quello superiore, con tanta delicatezza da imporre ai miei occhi di guardare.

Giuro che non vorrei farlo, perché guardargli le labbra sarebbe come fargli sapere che cado ai suoi piedi non appena mette in atto le sue doti da gran puttaniere, ma non posso non farlo.

È come se fosse più forte di me, i miei occhi non sono guidati da quello che di razionale mi suggerisce il mio cervello, ma da quegli ormoni che mi ripetono di guardare quelle labbra carnose e tanto rosee da volerle baciare.

Okay, Allison, adesso stai esagerando.
Cerco di distogliere lo sguardo il prima possibile, ma ovviamente lui ha già notato perfettamente che lo stavo praticamente mangiando con gli occhi, e io non potrei essere più arrabbiata con me stessa in questo istante.

"Vorrà dire che ci vedremo domani a scuola." Sono certa che il suo non sia una specie di abbandono, semplicemente per ora ha deciso di incassare il rifiuto e pensare a metodi migliori, quantomeno secondo me.

Innamorata di uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora