Capitolo 9

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Non ho idea di cosa mi prenda in questo momento, ma l'unica cosa che so per certo è che questa non è la vera me.

Non gli permetterei di toccarmi, di dirmi le cose che mi sta dicendo.

Dopo quello che mi è successo, ho imparato a mantenere le distanze dai ragazzi, e non vedo perché stavolta dovrebbe essere diverso.

"Allora, Allie, capito tutto?" Mi chiede, alzandosi lentamente dalla sedia per avvicinarsi a me, mettendosi in piedi tra le mie cosce leggermente divaricate.

"Ehm... si. Tutto chiaro." Non so neanche a che cosa si riferisca, ma è meglio non indagare oltre.

Ah si, forse parla di Latino.

Non ho ascoltato neanche una singola parola tra quelle che ha detto: ero ipnotizzata a guardarlo come se fosse un angelo.

"Okay, ripeti." Ribatte lui tranquillo, mentre incomincia a far scorrere senza ritegno le sue mani sulle mie cosce, e io non so se considerare tutto il paradiso o l'inferno.

Lui che mi tocca, o lui che constata finalmente che, come tutte, cado ai suoi piedi.

"Ehm..." ed ecco qua, l'inizio della fine.

Non c'era una canzone che faceva così? Okay, forse sto soltanto impazzendo.

"Mi hai ascoltato o no?" Chiede lui con un sorrisetto sul volto, quando ormai ha capito benissimo l'antifona.

"S-si, è solo che..." sento il suo fiato sul mio collo, e i miei ormoni non hanno più alcun riparo in cui correre, come avrebbero fatto solitamente, con altri ragazzi.

Lui è come una calamita, come se una forza mi attraesse a lui irreversibilmente.

"Non hai ascoltato." Constata alla fine, mentre le sue mani mi scorrono fino ai fianchi.

Non so da quanto tempo non provavo questa sensazione: le mani salde di qualcuno sui miei fianchi, come se non avessi più la possibilità di scappare, come fossi protetta.

"Scusa." Non so cos'altro dire, ma sono certa che non abbia bisogno di giustificazioni.

Se lo conosco bene - e lo conosco - avrà già fatto i suoi calcoli, e saprà già benissimo il motivo per cui non l'ho ascoltato.

"Cosa mi combini, Allie?" Domanda lui in tono seducente, mentre mi ritrovo con le labbra socchiuse, a soli pochi centimetri dalle sue, carnose e rosee più del solito.

"Cosa mi combini, Allie? La sveglia è suonata quindici minuti fa, e tu sei ancora qui a dormire con tutta la calma del mondo!" La voce di mia madre mi fa svegliare di soprassalto, e mi ci vuole qualche istante per riprendermi del tutto dal mio stato di trance.

Non so se sia per via della mia pressione bassa che ogni tanto gioca brutti scherzi, ma al momento vedo tutto nero.

Quando finalmente riacquisto il senso della vista, cerco di realizzare con calma dove mi trovo, che cosa io stia facendo, perché mia madre stia urlando e dove sia Jacob.

"Mi stai ascoltando? Devi alzarti, non puoi incominciare a fare tardi già durante la prima settimana, Allison, o farai una pessima impressione ai tuoi professori!" Grida mia madre, andando a scostare le tende dalle finestre, per far entrare la luce.

Chissà perché da sempre ha questo brutto vizio di accecarmi alle sei di mattina.

Cioè un momento: tutto questo era un sogno?

Il suo tocco, le sue parole, il fatto che avesse capito che non lo avevo ascoltato, ma che lo avevo guardato per tutto il tempo.

"Allison è l'ultima volta che ti chiamo. Alla prossima, ti spingo giù dal letto." Minaccia mia madre, pur sapendo che non lo farebbe mai. O almeno lo spero.

Innamorata di uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora