Capitolo 10

1.5K 68 27
                                    

Fortunatamente, durante la giornata io e Jacob non abbiamo avuto incontri ravvicinati, o probabilmente non avrei saputo minimamente come comportarmi.

Questo ovviamente non durerà per molto, dal momento che pomeriggio andrò a casa sua per una nuova sessione di ripetizioni.

Incomincio già ad odiare il latino.

Non so se dovrei informare mia madre di tutto questo, ma sono certa che se lo facessi inizierebbe con le solite domande, e in questo momento non mi sento psicologicamente pronta per subirle.

Chiederò a mio fratello di coprirmi, proprio come ai vecchi tempi.

Appena suona la campanella, ripongo le mie cose nello zaino alla rinfusa e poi me lo carico in spalla, sapendo che più tempo ci metto, e più tempo dovrò conversare con Jacob.

Mi raggiunge quando sono ormai alla porta d'ingresso della classe, e mi circonda saldamente le spalle con un braccio.

"Aspettami, piccola: non conosci la strada." Mi ricorda, e io non riesco a trattenermi dall'alzare gli occhi al cielo quando - per l'ennesima volta - mi ha chiamata piccola.

Dovrei farglielo notare, lo so, ma effettivamente un po' inizia a piacermi.

Il nomignolo! Non pensiamo male.

"Devo chiamare mio fratello." Gli spiego timidamente, sperando che sia una scusa plausibile per farmi allontanare.

Lui accenna una risatina, mentre continuiamo a camminare verso l'uscita della scuola, sotto gli occhi perplessi di chiunque sappia che - tecnicamente - io lo detesto.

"Devi dirgli qualcosa tipo 'ehi, sto andando a casa di un figo e non voglio che mamma lo sappia'? Perché puoi farlo anche davanti a me." Esclama lui, con il suo solito ego smisurato e del tutto ingiustificato. Circa.

Mi piacciono le persone sicure di loro stesse, quelle che non necessitano di sentirsi dire quando fanno le cose giuste, perché lo sanno già, ma lui alle volte esagera.

Sembra che pensi di essere l'unico ragazzo al mondo con gli addominali scolpiti, gli occhi azzurri e un bel sorriso.

"Smettila, Wilson, o non andrò a casa di nessun figo." Minaccio, pur sapendo che non sarei capace di rinunciare.

Ed ecco qui, che fingo di non cadere ai suoi piedi e poi ci muoio direttamente.

"E prenderai il primo 3 nella tua storia di studentessa modello. Non ci credo neanche se lo vedo, Scott." Mi sfotte, e io alzo gli occhi al cielo per la millesima volta.

Riesco ad allontanarmi da lui quando si ferma davanti al cancello per salutare i suoi amici, e ne approfitto per chiamare Chris.

Per la prima volta in ventuno anni, risponde al primo squillo.

"Pronto, sorellina?" Il suo tono è dolce, segno che sicuramente non si aspetta che io stia per approfittarmi di lui per coprirmi con i nostri genitori. Povero ingenuo.

"Chris, come stai?" Chiedo con il suo stesso tono, cercando di non arrivare subito al punto e risultare scortese.

"Tutto okay. Ho già incominciato a guardare il programma di due corsi per l'università. Tu tutto bene? Hai bisogno di qualcosa?" Mi ritrovo a sorridere per la sua gentilezza inaspettata, e ne approfitto.

"Anche io tutto bene. Volevo chiederti di coprirmi con mamma e papà, sto... ehm... sto andando da un'amica, ma avevo promesso che avrei studiato tutto il pomeriggio. Riesci ad inventarti qualcosa?" Stringo gli occhi, sperando che la risposta sia positiva.

Innamorata di uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora