Capitolo 44

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Anche se non me lo aspettavo, il tragitto verso casa di Jacob è stato stranamente silenzioso, quasi imbarazzante, considerando tutte le cose di cui parliamo normalmente.

Pensavo che lui avrebbe fatto finta di niente, che si sarebbe comportato come se quella nel torto fossi io, e invece forse si è accorto che qualcosa non va, e ha capito che non era il caso di sdrammatizzare, o di incominciare con i suoi commenti e le battute a sfondo sessuale.

Io, dalla mia parte, non ho osato aprire bocca, se non per un semplice "ciao" appena sono salita in macchina.

Non voglio che la passi liscia, anche se ho lasciato che fosse così migliaia di altre volte, in cui aveva combinato cose ben peggiori del salutarmi con un ci vediamo, ma quando sono piena, ad un certo punto esplodo.

Entriamo in casa sua ancora in silenzio, guardandoci negli occhi come se questo bastasse per comunicare.

Posa le chiavi nello svuota tasche e si sfila la giacca leggera, appendendola all'attaccapanni posto all'ingresso, subito dietro la porta, poi si volta di nuovo verso di me, spalancando gli occhi azzurri, e con una mano mi fa cenno di consegnargli anche la mia giacca.

Lo guardo forse per troppo tempo, non riuscendo a fare a meno di chiedermi quanto sia bello, e di come abbia fatto a non accorgermene questa mattina.

Poi finalmente mi decido, e gli passo il mio giubbotto primaverile così che possa appenderlo.

"Andiamo." Dice poi, scandendo ufficialmente la prima parola da quando sono salita sulla sua auto e siamo arrivati qui, e con un cenno del capo indica la scalinata in legno bianco, che risalta con lo scuro dei mattoni a vista della parete retrostante.

Prendo un respiro profondo e mi incammino al piano di sopra prima di lui, sapendo perfettamente dove andare.

Camera sua come al solito è incredibilmente pulita e ordinata.

Emana odore di casa, di calore, e ogni cosa è esattamente al suo posto, così come dovrebbe essere. Non che in camera mia sia così.

Mi incammino verso la scrivania, sperando che da questo semplice gesto capisca che non ho intenzione di fare finta di niente e finire di nuovo a letto con lui. Siamo esseri umani, e per quanto io e lui siamo bravi a comunicare con gli occhi, ogni tanto le parole servono.

Prima che possa raggiungerla, sento le sue mani posarmisi con leggerezza sui fianchi, facendomi voltare verso di lui.

Lo guardo, così vicino a me che se soltanto lo volessi potrei baciarlo, e cerco di farmi forza sotto quegli occhi paradisiaci per dirgli quello che penso, senza lasciare che ogni volta vinca lui senza il minimo sforzo.

Notando il mio sguardo contrariato, allenta ulteriormente la presa sui miei fianchi, ma lascia le mani nella stessa posizione.

"Che ho fatto?" Chiede, quasi infastidito.

Cristo, quanto non lo sopporto quando è così convinto di avere sempre ragione.

Questo ragazzo vive nella certezza che lui sia sempre nel giusto, che siano gli altri a crearsi dei problemi inutili. Forse, se la cosa succede con tutti quanti, dovrebbe incominciare a farsi qualche domanda di autocritica.

È invece no: rimane orgoglioso e coperto di ego dalla testa ai piedi, così com'è previsto per il suo personaggio.

"Ci vediamo." Lo scimmiotto, e lui alza immediatamente gli occhi al cielo, staccando le mani dai miei fianchi e allontanandosi da me di qualche passo, senza guardarmi.

Io invece rimango immobile, a guardarlo mentre prende respiri profondi e cerca con tutto se stesso di rivolgermi una delle sue solite frasi strafottenti, come se sul serio questo fosse tutto parte di una recita, e si fosse improvvisamente dimenticato la battuta successiva, una delle più importanti.

Innamorata di uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora