Capitolo 43

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Siamo rimaste nella stessa posizione per quella che mi è parsa almeno mezz'ora, prima che Violet, di sua spontanea volontà, si allontanasse di poco da me, con gli occhi gonfi di lacrime e le labbra gonfie per i morsi.

Dopo averle sorriso, le avevo detto di andare a sdraiarsi un attimo, sperando che servisse a tranquillizzarla, e quando l'ho raggiunta con la frittata nel piatto ormai pronta, lei si era addormentata sul divano, rannicchiata come una bambina, ma finalmente con l'espressione rilassata e tranquilla.

Sento il telefono vibrare nella tasca dei miei jeans, e di scatto mi volto verso Violet, sperando che il rumore non l'abbia svegliata.

Fortunatamente dorme ancora come un sasso.

Sfilo il cellulare dalla tasca e per un momento rimango interdetta da ciò che vedo sullo schermo: un messaggio di Jacob.

Jacob: dobbiamo parlare

Ah, è così che funziona dopo che senza alcun motivo mi ha ignorata per tutta la giornata?

Lancio un'occhiata alla ragazza sdraiata poco distante da me, e alla sola idea di lasciarla qui da sola, il senso di colpa mi innonda tutto il corpo, facendomi rabbrividire.

Mentre mangiavo la frittata da sola, ho avuto tempo per riflettere su come si possa essere sentita l'altra sera, mentre dei ragazzi di cui si fidava ciecamente sembravano non essere nemmeno loro, e cercavano di farle del male. Di violarla.

Non ho capito se ci siano riusciti, ma non ho osato chiedere: immagino che il trauma sia già sufficiente così com'è, perciò non voglio mettere il dito nella piaga.

Allie: non posso

Rispondo semplicemente, con la stessa freddezza che ha usato lui da quando è uscito da casa mia, con quella stupida frase che neanche ho il coraggio di ripetere ancora. Mi viene ribrezzo soltanto a pensarla.

Mi odio se penso al fatto che io ero a casa mia, a passare una delle serate più intense e belle della mia vita con Jacob, mentre una delle mie migliori amiche stava passando la sua peggiore, circondata da persone, ritenute da lei insospettabili, che cercavano di violentarla.

Mi odio perché lei voleva che andassi a quella festa, e se ci fossi andata, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.

Probabilmente lei sarebbe salva, felice e contenta come al solito.

E invece, per il mio solito egoismo ingiustificato, ho finito per rovinare tutto. Ho finito per rovinare, probabilmente per sempre, la vita dell'unica ragazza che sembra volermi bene per quella che sono, in questa città.

Il cellulare vibra di nuovo.

Jacob: non mi importa, Scott. È una cosa seria. Dove sei?

Jacob non può sapere di ciò che è successo, a meno che non siano stati i ragazzi a raccontarglielo, perciò non vedo come, qualsiasi cosa abbia da dirmi, possa essere più importante di ciò che mi ha detto Violet meno di un'ora fa. Non lo sarà mai.

Allie: ho detto che non posso, Wilson.

Lascio cadere il telefono sul tavolino, forse con troppa violenza, e non riuscendo a ragionare lucidamente mi alzo dal divano, dirigendomi al piano superiore della casa, dove so di trovare il bagno di camera di Violet.

Sono certa che ce ne siano altri, ma non saprei dove cercarli, e non ne ho voglia.

Appena varco la soglia, individuo sul pavimento dei vestiti coperti di brillantini, che probabilmente dovevamo essere quelli che indossava Violet alla festa.

Innamorata di uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora