Capitolo 42

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Il cortile della scuola è gremito di gente, nonostante io sia nettamente in anticipo stamattina, molto stranamente.

La mia intenzione era proprio quella di evitare le persone e andare direttamente in classe prima che iniziassero ad arrivare tutti quanti e ad accalcarsi davanti all'ingresso, ma a quanto pare il mio piano è fallito.

Miseramente, oserei dire.

Salgo le scale in fretta, cercando di arrivare in classe senza incrociare lo sguardo di nessuno che conosco, ma sfortunatamente dopo pochi istanti sento qualcuno stringermi un polso.

Non appena mi volto, mi ritrovo davanti Violet, con i capelli perfettamente lisci e un trucco leggero ma azzeccato.

"Vi, tutto okay?" Le chiedo con un sorriso, continuando a salire le scale stando al passo con lei.

Lei annuisce sorridendo appena, sbrigativa.

È evidente che qualcosa non va, ma non so se sono nella posizione di poterle fare delle domande.

Insomma, è un'amica, e in ogni caso anche io ritengo di essere una delle sue poche amiche considerando la scuola che frequenta, ma allo stesso tempo ci sono talmente tante cose che non sappiamo l'una dell'altra, che alle volte non so come comportarmi.

Vorrei poter essere spontanea, raccontarle per filo e per segno tutte le mie sensazioni e i miei pensieri su Jacob, e invece (per scelta), non posso permettermi di farlo.

"Ti va di venire a casa mia dopo la scuola? Ho sul serio bisogno di parlarti." Dice seria, allarmandomi immediatamente.

Anche io ho un disperato bisogno di parlare con qualcuno, perciò avrò tutto il giorno per decidere se raccontarle tutto o se lasciar perdere: si sa che le cose in segreto durano più tempo di quelle pubbliche.

"Certo. È successo qualcosa?" Chiedo, scontata.

Lei mi accarezza una spalla e stringe le labbra guardando qualcuno dietro di me.

Decido di non voltarmi, poiché comunque immagino che qualsiasi cosa la turbi, me la racconterà oggi pomeriggio.

"Poi ne parliamo. Ti aspetto in macchina." Dice, questa volta sorridendo più genuinamente e sporgendosi a lasciarmi un bacio dolce sulla guancia.

Mentre si allontana rimango per qualche istante a guardarla, chiedendomi cosa possa esserle successo.

Insomma, lei ha sempre l'aria di quella ragazza forte e imperturbabile, che si lascia scorrere addosso qualsiasi cosa, e invece, qualsiasi cosa sia successa, questa volta le è rimasta sulle spalle come un sacco di sabbia: pesante, scomodo, e con le corde che le rigano pian piano i palmi delle mani.

Rimando a dopo le riflessioni e mi dirigo verso la mia classe, pur essendo sicura che sarà ancora completamente vuota.

Di solito la maggior parte dei ragazzi si fermano nel cortile a fumare, ed entrano a scuola soltanto quando suona la campanella o addirittura qualche minuto dopo.

Per oggi penso sia meglio così: ho tanti pensieri per la testa e non voglio che vengano deviati da altre persone.

Varco la soglia e trovo, come previsto, la classe deserta, se non per la Collins, che siede già dietro la cattedra in maniera eccessivamente composta considerando che ancora non si è accorta della mia presenza.

Appena solleva lo sguardo dal suo portatile, le sorge un sorriso sulle labbra.

"Allison, come mai così presto?" Mi chiede, mentre io incomincio a dirigermi verso il mio banco per appoggiare lo zaino.

Ha l'aria leggermente più trasandata del solito: il trucco è quasi inesistente, i capelli sono semi raccolti in qualche maniera, come se l'importante sia solo che non le vadano sul viso, ed è vestita in maniera estremamente semplice per i suoi standard: indossa un paio di jeans morbidi e una maglia larga.

Innamorata di uno stronzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora