Ventottesima notte

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La smaterializzazione non era stata traumatica. Alla fine era stato un processo tranquillo e privo di qualsiasi danno fisico. Astra si sentiva soltanto stanca, ma nulla di particolarmente debilitante che non le permettesse di adempiere ai suoi incarichi. Nott al suo fianco sembrava provare la stessa sensazione, forse era un po' meno affaticato, il volto era disteso e le occhiaie grigiastre e poco marcate. Lui si passò le mani sui pantaloni scuri per poi controllare nei piccoli foderi degli stivali e nelle tasche se i pugnali, le fiale curative e la bacchetta fossero rimasti intatti. Non le aveva nemmeno chiesto come stesse, lei avrebbe voluto farlo a sua volta ma nel momento in cui le parole stavano per uscirle dalle labbra si morse la lingua e optò per il silenzio.

Erano capitati in una stanza piuttosto contenuta all'interno di un motel. Lo spazio era piccolo, due letti singoli e un bagno, ma non angusto e perfettamente adatto per trascorrervi tre giorni. A terra c'era una polverosa moquette rossa e un pesante tendaggio ocra oscurava l'unica finestra della stanza. Astra si avvicinò, spostò le tende e spalancò le imposte. Il cielo era plumbeo e nonostante la bella stagione, uno spiffero gelido le colpì le guance. Respirò profondamente prima di girarsi verso Theodore.

"Allora?- domandò ruotando gli occhi- Trovi che ignorarmi sia divertente? Perché sai, ora condividiamo una missione e la comunicazione è parte integrante del piano, non puoi farne a meno".

Lui alzò un sopracciglio facendo schioccare la lingua sul palato. "Buono a sapersi" mormorò facendo uscire la maglia dai pantaloni per poi sfilarla dalla testa. Astra guardò la sua pelle dorata per qualche secondo di troppo, poi scosse la testa.

"Ce l'hai ancora per quella storia con Draco, non è vero? È per questo che mi eviti in ogni modo?"

Lui sorrise, ruotò la testa facendo scricchiolare le ossa del collo. "All'inizio si, devo ammetterlo e— oh— sarei un ipocrita se dicessi di non trovarti ancora particolarmente attraente. Ma non sono uno di quegli stronzi psicotici che pretendono di decidere chi tu debba scopare o meno. La vita è tua e, tutto sommato, non odio Draco. Siamo stati avversari spesso, ma la competitività— quella sana— nasce sempre perché si prova profonda stima dell'altro. E io Draco lo stimo, lo stimo sul serio".

Astra si morse l'interno della guancia perché la sua espressione facciale non la tradisse, ma le era scoppiata nel cuore una tristezza indicibile, un dolore asfissiante che le premeva contro il petto e affaticava i polmoni.

Respira, Astra. Respira.

"E allora perché, Theo? Perché hai smesso di starmi vicino nel momento in cui io-" inspirò profondamente. Non avrebbe voluto farsi vedere vulnerabile, ma le parole rotolarono fuori dalle sue labbra da sole. "- io avevo bisogno di te".

Theodore strinse la mascella e si accarezzò le spalle camminando su e giù per la stanza. "Cazzo, Moore. Cazzo, cazzo, cazzo" affondò le mani tra i capelli. Lei lo guardava muoversi, il petto leggermente bagnato di sudore, le guance arrossate. Avrebbe voluto mettergli una mano sulla spalla per consolarlo, ma in quel momento, forse, non era opportuno.

"Il modo in cui mi sono comportato, il silenzio, tutto... io— io credevo di farlo per il tuo bene!" sputò fermandosi a qualche metro di distanza da lei con gli occhi fissi sui suoi. "Tu non dovresti stare qui. Non dovresti vivere questa vita, Astra. E pensavo che senza aiuto un giorno avresti perso le speranze, ma tu— tu sei una delle donne più forti che abbia mai incontrato, e lo dico sul serio. Non ti sei mai lasciata abbattere, neanche quando Voldemort ti sottoponeva a quelle cose terribili. E io sono rimasto immobile perché credevo fosse il miglior modo per dissuaderti da ciò a cui stavi andando incontro. Perché— Astra— la mia vita è una merda, ma la tua ha ancora del potenziale e chi ci tiene a te lo sa; io, ad esempio, ma sono sicuro che Draco pensi lo stesso"

Under Control (DRACO MALFOY)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora