Quarantesima notte

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Ci sono dei traumi di cui è impossibile liberarsi. Così il cervello, per alleviarne gli effetti, li trasforma in psicosi più o meno invasive. Quella di Draco lo era in parte: consisteva in lunghe passeggiate sulla spiaggia, tra i boschi, in diversi momenti della giornata. Aveva paura che ci fosse sempre qualcuno in agguato pronto a distruggere la sua serenità, qualcuno che potesse fare del male ad Astra o al piccolo Theo.

Erano tutte paure infondate, ormai il mondo magico si era arreso e non lo ricercava più. I processi, le cause intentate contro di lui erano tutte naufragate nel mare burocratico degli anni seguiti alla guerra. Ma lui non si arrendeva, non riusciva a lasciarsi alle spalle tutto quello che c'era stato, i colpi e il maledetto incantesimo che aveva segnato così in profondità la vita di Astra.

Astra. Ultimamente amava chiamarla per nome, gli piaceva il mondo in cui la s si allungava sulla t, rotolava sulla r e poi tutto si richiudeva esattamente come era iniziato. Ascoltare il suo nome gli dava pace, era uno scoglio, un cerchio che si richiudeva perfettamente su se stesso. Avrebbe voluto dirglielo esplicitamente, ma pensava che comunque lei se ne fosse accorta dal fatto che quei brevi biglietti che le scriveva per avvisarla delle sue uscite iniziavano sempre con il suo nome seguito da una M puntata.

"Astra M.,
sono uscito, credo di aver sentito un rumore nei pressi della scogliera. Theodore sta ancora dormendo.
Ti amo, nel caso te lo fossi dimenticata o volessi sentirtelo ripetere"

Era una strana coincidenza che i loro cognomi si abbreviassero allo stesso modo. Strana e particolarmente piacevole per Draco. Gli permetteva di illudersi che dietro quella M potesse nascondersi il suo stesso cognome, ma questo ad Astra non lo aveva mai rivelato perché se da un lato avrebbe voluto con tutto se stesso renderla la nuova signora Malfoy, dall'altro credeva che quell'indipendenza anche formale le si addicesse meglio.

Tornava a casa sempre terribilmente stanco dai suoi giri di ricognizione. Era una stanchezza più psichica che fisica, odiava riconoscere di essersi fatto prendere da paure infondate ancora una volta. Entrava in casa e trovava Astra con il bambino in braccio ad aspettarlo. Si chinava su di lui, lasciava un bacio tra i capelli biondi e sottili e si gettava sul ripiano degli alcolici.

"Draco..." mormorava Astra ed era l'unica cosa che poteva fare. Sospirava il suo nome perché la gamba non le permetteva di alzarsi e pararglisi davanti, bloccargli le mani che indugiavano tra le bottiglie di vetro e baciarlo.

"Oh, andiamo- lamentava lui- lo sapevi che sarebbe andata così, non rendere le cose difficili". Prese una bottiglia di whisky, la stappò con i denti e ne trangugiò un abbondante sorso. Si pulì le labbra con il dorso della mano e guardò Astra con gli occhi simili a due spilli.

Theodore, seduto in grembo ad Astra, si dondolava vistosamente agitando i pugni in aria. Da poco aveva imparato a camminare e non ne voleva sapere dell'immobilità. Era un bambino intelligente però (Draco si vantava che fosse un tratto ereditato dai suoi geni). A volte sopportava di restare accoccolato sul petto di Astra consapevole che non avrebbe potuto correre con lui.

"Hai preso la pozione?" domandò Draco avvicinandosi per aiutare Theodore a toccare terra.

"Sì, pochi minuti fa. È una formula nuova? Mi stanno esplodendo le tempie"

Astra non sapeva perché continuasse ancora a prendere le medicine sperimentali di Draco, nessuna formula aveva ancora avuto effetto. Anzi, forse lo sapeva. Prendeva quegli intrugli terribili per vedere un sorriso sul volto dell'uomo che amava. Concentrarsi sulle ricerche e sugli ingredienti per guarire la sua gamba dalla morsa del male gli dava uno scopo nella vita e lo aiutava a restare pulito per qualche ora durante il giorno.

Under Control (DRACO MALFOY)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora